Uno strano scandalo di scommesse agli Australian Open
È stato arrestato un ragazzo che trasmetteva i risultati delle partite dai campi più velocemente dei canali ufficiali
Giovedì 16 gennaio Daniel Dobson, un ragazzo britannico di 22 anni, è stato arrestato a Melbourne, in Australia, con l’accusa di aver nascosto nei pantaloncini un dispositivo elettronico collegato al suo telefono cellulare per inviare informazioni e risultati delle partite di tennis degli Australian Open alla società di cui è impiegato, Sporting Data Limited, che fornisce ai propri clienti – soprattutto agenzie di scommesse – risultati e statistiche sportive in tempo reale. Nel tennis, la pratica (illegale) di comunicare all’esterno i risultati in tempo reale dai campi si chiama “courtsiding”: la responsabilità di trasmettere i risultati all’esterno è solitamente affidata a un unico operatore (nel caso degli Australian Open, come in molti altri, è l’agenzia internazionale Enetpulse).
Le accuse mosse contro Dobson e la sua agenzia non sono state chiarite in modo univoco dalla stampa internazionale: la maggior parte sostiene che Dobson trasmettesse alla sua agenzia i punti delle partite molto prima – dieci secondi, scrive il New York Times – che fossero comunicati dai canali ufficiali. Secondo alcuni, questo vantaggio temporale avrebbe permesso a Dobson e all’agenzia per cui lavora di scommettere per sé o per i propri clienti prima che i bookmakers aggiustassero le quote adeguandole ai risultati, piazzando quindi scommesse prima che i bookmakers chiudessero la “finestra” a disposizione per scommettere in tempo reale (si tratta delle scommesse live, una delle tipologie più utilizzate nel tennis).
Dobson è la prima persona arrestata in Australia con l’accusa di “courtsiding”, prevista dall’Integrity in Sports Act, una legge contro le scommesse illegali e le partite truccate approvata lo scorso aprile nello stato australiano di Vittoria. La polizia ha detto che altre cinque persone sono accusate di aver inviato illegalmente i punteggi delle partite del torneo ad agenzie di scommesse.
Dobson è comparso in un tribunale australiano giovedì, dopo essere uscito dal carcere su cauzione, e ha ottenuto anche la possibilità di riavere indietro il passaporto e lasciare l’Australia in attesa del processo. Il suo avvocato ha detto che non ha violato la legge e che stava semplicemente raccogliendo dati e informazioni per l’agenzia. Sporting Data Limited ha difeso Dobson in un comunicato, spiegando di non aver mai cercato di truccare in qualche modo le partite o influenzare l’esito delle scommesse, ma di aver bisogno dei dati più accurati possibile per elaborare i modelli matematici e non potersi affidare semplicemente alle fotografie e alle immagini televisive (che peraltro, per ragioni tecniche di trasmissione, accumulano un ritardo ulteriore rispetto ai dati dei canali ufficiali). Per questo motivo Sporting Data ha inviato Dobson e altri dipendenti a seguire i tornei dal vivo. Dobson dovrà ricomparire in tribunale a marzo, nel frattempo dovrebbe far ritorno in Regno Unito la prossima settimana, dopo che il padre – un detective della polizia di Londra – ha pagato 10 mila dollari di cauzione per riottenere il passaporto del figlio.
Secondo molti scommettitori abituali del tennis, è improbabile che le informazioni trasmesse da Dobson siano state utilizzate per scommettere sui singoli punti. Così come gli scommettitori, anche i bookmakers sono tra quelli che potrebbero rimetterci (a seconda che siano o no a conoscenza dei risultati trasmessi in anticipo rispetto ai canali ufficiali) e pertanto, ricorda il New York Times, molti di loro adottano da tempo dei sistemi per prevenire eventualità del genere: alcuni per esempio permettono di piazzare scommesse soltanto tre punti avanti rispetto alla partita in corso, altri applicano un ritardo di cinque secondi dal momento in cui è stata effettuata la scommessa. È inoltre difficile stabilire – ed è un argomento da tempo dibattuto – se quello che Dobson ha fatto sia illegale o meno, dato che si trovava in un luogo pubblico a un evento pubblico e che le informazioni che ha comunicato erano disponibili a migliaia di persone attorno a lui.
Secondo alcuni commentatori il caso di Dobson non ha tanto a che fare con le scommesse illegali, ma con la questione di chi detenga i diritti dei risultati sportivi. Enetpulse, che fornisce risultati sportivi in tutto il mondo, è la società che ha i diritti esclusivi dei punteggi del torneo, che vengono comunicati direttamente dall’arbitro di gioco. La stessa Sporting Data ha sollevato il problema, dicendo nel comunicato che quello che ha fatto Dobson è esattamente quello che fa l’arbitro di gara con Enetpulse: cioè comunicare il punteggio permettendo alle agenzie e ai singoli di scommettere e lucrare sul risultato.
Il giro di scommesse attorno al tennis è aumentato negli ultimi cinque anni, scrive il New York Times, soprattutto in Europa: è lo sport in cui si scommette di più dopo il calcio e le corse dei cavalli. Questa tendenza è favorita dalla stessa natura dello sport e dal modo di tenere il punteggio delle partite – che sono suddivise in set, a loro volta suddivisi in game e quindi in punti – e dalla conseguente enorme quantità di scommesse che si possono piazzare a partita in corso (scommesse live, nel gergo). Secondo Enetpulse nel 2010 l’ATP e la WTA – le associazioni di tennis internazionali maschile e femminile – avevano programmato 19,000 partite, con più di 400 mila giochi e 2,5 milioni di punti. La maggior quantità di scommesse ha aumentato la probabilità che ci siano truffe e partite truccate: a giugno 2013 per esempio quattro giocatori sono stati multati, sospesi e indagati con l’accusa di aver truccato le partite.
Foto: Julian Finney/Getty Images