La caccia agli squali in Australia
Una lunga linea di ami ed esche sarà installata vicino alle spiagge a causa di un aumento degli attacchi mortali ai bagnanti, ma ci sono proteste
Il Western Australia – lo stato federato australiano che comprende un terzo dell’Australia, tutta la parte a ovest – ha deciso l’eliminazione programmata di tutti gli squali di lunghezza superiore ai tre metri che si avvicinino alle spiagge più frequentate della costa occidentale del paese. La misura prevede l’utilizzo di linee di grandi ami ed esche sospese a barili galleggianti, che saranno poste a circa un chilometro dalle spiagge. La decisione di un abbattimento programmato è stata presa a causa di una frequenza insolitamente alta di attacchi mortali da parte di squali: sette casi negli ultimi tre anni, l’ultimo dei quali è avvenuto il 23 novembre e ha causato la morte di un surfista a Gracetown, a sud di Perth.
La decisione è stata molto criticata dagli ecologisti e anche dagli scienziati marini. Gli ami e le esche colpirebbero anche gli squali bianchi, animali migratori costieri e ad alto rischio di estinzione: oggi nel mondo ne restano tra i 3000 ed i 3500 esemplari. Gli ambientalisti dicono che ci saranno poi altri animali marini catturati dagli ami, anche squali lunghi meno di tre metri, e che ucciderli non è un buon metodo per prevenire gli attacchi, mentre mette a rischio l’intero ecosistema marino: gli squali sono ai vertici della catena alimentare nel mare, arrivano alla maturità sessuale intorno ai 3,8 metri nei maschi e tra 4,5 e 5 metri nelle femmine, e hanno una capacità riproduttiva piuttosto bassa. Invece di una eliminazione preventiva, propongono di intensificare i pattugliamenti in elicottero o altre misure deterrenti, come i suoni sottomarini per tenerli lontani dalle coste.
Il primo ministro del Western Australia, il conservatore Colin Barnett, uno dei promotori della decisione, ha risposto che «come governo dobbiamo trovare un punto di equilibrio e sette attacchi mortali in tre anni ci dicono che dobbiamo agire», anche per evitare che si diffonda l’idea che il Western Australia sia il posto più pericoloso al mondo per fare il bagno nell’oceano. Nonostante qualche preoccupazione sul numero di squali che verranno uccisi, si è detto favorevole anche il ministro dell’Ambiente australiano Greg Hunt, dicendo che l’abbattimento è di «interesse nazionale» e che la priorità deve essere la salvaguardia della vita umana e il contrasto ai danni economici che possono derivare da una diminuzione del flusso dei turisti.