Il primo giorno dei colloqui di pace sulla Siria
Non è andato per niente bene, Stati Uniti e ONU hanno litigato praticamente su tutto con la delegazione del governo siriano
Oggi, mercoledì 22 gennaio, si è concluso in Svizzera il primo giorno dei colloqui preliminari di pace sulla Siria, che precedono la vera e propria conferenza di pace a Ginevra a cui parteciperanno i rappresentanti del governo siriano e della parte più moderata dell’opposizione al presidente Bashar al Assad. L’esito dei primi incontri non è stato per niente positivo, secondo diversi osservatori ancora più deludente delle già basse aspettative iniziali. In particolare ha stupito la perentorietà delle dichiarazioni del segretario di stato statunitense John Kerry, che ha detto che non c’è alcuna possibilità che Assad faccia parte del futuro governo siriano di transizione, specialmente dopo le ultime prove emerse di torture e massacri compiuti in Siria durante i quasi 3 anni di guerra civile.
Le dichiarazioni di Kerry sono state riprese oggi dai giornali di tutto il mondo: la creazione di un governo di transizione – istituito con il comune accordo tra regime e ribelli (moderati) – è l’obiettivo più importante della conferenza di pace di Ginevra, e anche quello più ambizioso e complicato da raggiungere. Prima dei colloqui in Svizzera, Assad aveva detto che non avrebbe nemmeno discusso la possibilità di un suo passo indietro, ma che anzi la sua intenzione rimane quella di ricandidarsi per le prossime elezioni presidenziali. I ribelli considerano al contrario la rinuncia di Assad al potere una precondizione per il raggiungimento di un accordo (poi ci sono innumerevoli altri problemi, che abbiamo spiegato qui).
L’ambasciatore siriano all’ONU, Bashar Jaafari, ha risposto duramente alla dichiarazione di Kerry e ha condannato gli interventi dei ministri degli Esteri di circa 30 paesi per avere «fatto affermazioni provocatorie e ripetitive basate sull’odio nei confronti del governo siriano». Il governo siriano ha anche espresso il suo disappunto per la decisione dell’ONU di ritirare l’invito che il segretario generale Ban Ki-moon aveva in un primo momento rivolto all’Iran per permettergli di partecipare alla conferenza di Ginevra (l’invito è stato ritirato per il rifiuto dell’Iran di accettare alcune delle condizioni ritenute indispensabili per la partecipazione). Inoltre, il capo delegazione del governo siriano, il ministro degli Esteri Walid Muallem, ha accusato alcuni degli stati che partecipano ai colloqui di avere «sangue siriano sulle loro mani», riferendosi probabilmente, tra gli altri, ad alcuni stati del Golfo Persico (come l’Arabia Saudita) che stanno aiutando e finanziando le diverse fazioni di ribelli siriani.
Alla fine della prima giornata di colloqui il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha riconosciuto le difficoltà dei negoziati, ma ha aggiunto che «non ci aspettavamo una svolta improvvisa. Nessuno sta sottostimando le difficoltà. Abbiamo un cammino difficile davanti, ma può e deve essere fatto».Il mediatore dell’ONU, Lakhdar Brahimi, ha detto che parlerà separatamente con i rappresentanti del governo e dell’opposizione siriana giovedì, e che spera che le due delegazioni si possano poi incontrare nella stessa stanza il giorno successivo, quando i colloqui da Montreux si sposteranno a Ginevra. L’inviato di BBC a Montreux, Paul Wood, ha detto che c’è la possibilità che una volta che i colloqui inizieranno a tenersi “a porte chiuse”, potranno forse esserci toni più costruttivi e qualche risultato positivo.