La caccia annuale dei delfini di Taiji
Un piccolo paese giapponese ogni anno uccide e cattura in modo violento decine di delfini, «per tradizione», ogni volta tra grandi contestazioni
Martedì 21 gennaio almeno 30 delfini sono stati uccisi a Taiji, un paese a circa 190 chilometri a sud di Osaka, in Giappone. Secondo Reuters, una tradizione del paese prevede che una volta all’anno molti delfini vengano intrappolati in una baia, per essere poi uccisi a gruppi oppure catturati e rivenduti a parchi marini. Da circa sei giorni almeno duecento delfini sono intrappolati nella baia di Taiji. La pesca annuale di Taiji è stata raccontata nel documentario “The Cove”, diretto da Louie Psihoyos, che nel 2010 vinse l’Oscar per il miglior documentario.
I delfini selezionati per essere uccisi vengono immobilizzati e legati a una corda, per impedirgli di scappare. In seguito, secondo un’attivista dell’associazione animalista Sea Shepherd, «vengono infilzati con una barra di metallo affinché sia danneggiato il loro midollo spinale: perdono molto sangue, soffocano e quindi muoiono». A causa di questa pratica negli ultimi giorni gli ambasciatori del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno criticato il governo giapponese, che si è difeso spiegando che si tratta di «una forma di pesca tradizionale».
Yoko Ono, celebre artista e musicista giapponese, ha scritto una lettera agli abitanti di Taiji per chiedergli di interrompere la pesca annuale dei delfini. Ono spiega che «il Giappone è circondato da molte nazioni che sono sempre in cerca di occasioni per indebolire il nostro potere […], e quello che fate con i delfini può causare una pessima relazione del Giappone col mondo intero».