Capire Bitcoin
La moneta virtuale cambierà il modo in cui paghiamo e spostiamo denaro online? Lo pensa Marc Andreessen, ideatore dei primi browser, e spiega perché sul New York Times
Negli ultimi mesi sui media, soprattutto quelli statunitensi, si parla molto di Bitcoin, il sistema per produrre e scambiarsi moneta virtuale su Internet. L’interesse è principalmente dovuto alle caratteristiche della nuova valuta, che tra le altre cose non prevede l’esistenza di una banca centrale e che si basa su concetti come il peer-to-peer (noto soprattutto come protocollo per scaricare e condividere file online, in cui ogni computer diventa un nodo della rete alla pari con gli altri, senza nodi centrali) e la crittografia (messaggi “offuscati” che possono essere resi leggibili solo utilizzando una chiave).
Chi è Marc Andreessen, e cosa c’entra con Bitcoin
Alcune società in giro per il mondo hanno iniziato ad accettare i pagamenti con Bitcoin e, sebbene con grandi oscillazioni, la valuta continua ad aumentare sensibilmente il proprio valore: oggi per comprare un Bitcoin servono all’incirca 620 euro. Molti investitori confidano di sfruttare la nuova moneta per creare imprese che si basano sul nuovo sistema di pagamento e tra questi c’è anche Marc Andreessen, cofondatore di Mosaic, il primo programma largamente utilizzato per navigare online, e della società Netscape, che si mise a produrre un proprio browser. Andreessen è considerato uno dei principali artefici del successo iniziale di Internet: grazie al suo browser fu possibile dare una spinta fondamentale allo sviluppo del Web e renderlo familiare a milioni di persone in giro per il mondo.
Da anni Andreessen è uno dei più importanti investitori in nuove startup, attraverso la sua società di investimenti Andreessen Horowitz. Negli anni ha investito in società che poi hanno avuto un notevole successo, come Skype, Twitter, Facebook e Groupon. In un lungo articolo pubblicato sul New York Times, Andreessen ha di recente spiegato perché ha deciso di investire circa 50 milioni di dollari in una serie di startup che stanno sviluppando soluzioni legate a Bitcoin.
Generali bizantini
Andreessen scrive che il 2014 sarà l’anno di Bitcoin, come il 1975 fu quello dei personal computer e il 1993 quello di Internet. Il sistema è una “svolta fondamentale nell’informatica”, basata su 20 anni di ricerche nell’ambito della crittografia legata a una valuta e 40 anni di ricerca nella crittografia classica. Un processo che ha interessato, in tempi e modalità diversi, migliaia di ricercatori e appassionati in giro per il mondo.
Bitcoin è la prima soluzione pratica a un problema di lunga data dell’informatica chiamato il “problema dei generali bizantini” (PGB). Citando il documento che lo definisce: “Immaginate un gruppo di generali dell’esercito bizantino accampati con le loro truppe intorno a una città nemica. Potendo comunicare solamente con un messaggero, i generali devono concordare un piano di battaglia condiviso. Tuttavia, uno o più di loro potrebbe essere un traditore che vuole confondere gli altri. Il problema è quindi trovare un algoritmo che assicuri ai generali onesti di trovare un accordo”.
Semplificando e generalizzando il concetto, il PGB pone il problema di come stabilire fiducia tra parti estranee su una rete non fidata come può essere Internet. Bitcoin, scrive Andreessen, risponde a questa esigenza: il sistema è fatto in modo che un utente su Internet possa trasferire un pezzo unico di proprietà digitale a un altro utente, in modo tale che ci siano garanzie sulla sicurezza della transizione, che tutti sappiano che il trasferimento è avvenuto e che nessuno possa in alcun modo contestare la legittimità della transazione.
Libro mastro
Bitcoin può essere considerato un grande libro mastro, un registro delle transazioni, che esiste ed è diffuso su Internet. Ognuno può entrare a far parte del registro acquistandone una casella (il loro numero totale è limitato), comprandola con della moneta tradizionale oppure ottenendola in cambio per la vendita di un prodotto o un servizio. Tutti possono comprare e vendere nel registro, senza che siano necessarie autorizzazioni da terze parti e con commissioni molto basse o del tutto inesistenti. (Raccontammo in modo più esteso come funziona Bitcoin qui.)
Commissioni
Andreessen scrive che la mancanza di commissioni è “enormemente importante” e che è il primo caso del genere su Internet. Gli attuali sistemi di pagamento online, che nella maggior parte dei casi prevedono l’utilizzo di una carta di credito, hanno commissioni intorno al 2-3 per cento nei paesi economicamente più sviluppati, mentre prevedono commissioni molto più alte nei paesi con economie ancora deboli. Inoltre, chi manda soldi a qualcuno tramite Bitcoin non deve necessariamente conoscere o fidarsi del ricevente, e viceversa. Non sono previsti crediti e debiti: se hai moneta paghi, altrimenti niente.
Al crescere degli articoli e delle discussioni intorno a Bitcoin sono aumentati detrattori e critiche nei confronti della valuta digitale. Secondo i critici il sistema viene usato tuttora da poche persone e sono pochissime le società che accettano pagamenti di questo tipo. Andreessen ricorda che critiche simili furono sollevate a metà degli anni Settanta per i PC e nei primi Novanta per Internet. I numeri sono ancora bassi, ma è innegabile che c’è una costante crescita di nuovi proprietari di Bitcoin e di venditori che li accentano come pagamento.
Un incentivo per chi vende online potrebbe essere dato dalle commissioni molto basse o del tutto assenti per gestire transazioni con Bitcoin. Chi vende prodotti di elettronica su Internet ha spesso margini molto bassi, negli Stati Uniti intorno al 5 per cento, e su questi incidono le commissioni imposte dai gestori di carte di credito intorno al 2,5 per cento. Senza commissioni i margini già bassi non sarebbero ulteriormente intaccati, con benefici per chi vende e per l’intero sistema (maggiori reinvestimenti, sconti per i clienti, imposte).
Sicurezza
Bitcoin potrebbe aiutare a rimuovere uno dei principali ostacoli che impediscono a chi si trova in un paese di acquistare online in un altro. Il sistema basato sulla crittografia è inoltre molto affidabile e sicuro, perché non richiede al venditore di mantenere e trattare alcune informazioni dell’acquirente, come il suo numero di carta di credito. Le transazioni avvengono attraverso lo scambio di informazioni criptate, con messaggi e scambi che solo A e B possono leggere, utilizzando chiavi per decifrarli. Si risolverebbe quindi il ricorrente problema degli attacchi informatici verso i venditori, tesi a sottrarre loro decine di migliaia, a volte milioni, di dati legati alle carte di credito dei loro clienti.
Andreessen fa un esempio efficace, citando un recente fatto di cronaca negli Stati Uniti:
Con Bitcoin, l’enorme sottrazione di informazioni su 70 milioni di carte di credito avvenuta a discapito della catena di supermercati Target non sarebbe stata possibile. Ecco come sarebbero andate le cose:
Riempi il tuo carrello e vai alla cassa come fai già oggi. Ma invece di dare la tua carta di credito per pagare, tiri fuori il tuo smartphone e fai una foto al QR code mostrato dal registratore di cassa [semplificando, i QR code sono una versione evoluta dei codici a barre, ndr]. Il QR code contiene tutte le informazioni necessarie per fare in modo che tu possa mandare Bitcoin a Target, compreso l’ammontare della cifra. Fai clic su “conferma” sul tuo telefono e la transizione viene eseguita (compresa la conversione da dollari a Bitcoin, se non ne possedevi nessuno).
A questo punto Target può mantenere la cifra in Bitcoin o decidere di cambiarla in dollari. Il cliente è soddisfatto perché sa di avere fatto un acquisto sicuro, senza il rischio che un giorno qualcuno possa rubargli il numero della carta di credito.
Crimine
Tra le critiche più ricorrenti nei confronti di Bitcoin c’è quella secondo cui il sistema potrebbe essere usato da criminali e terroristi, sfruttando il fatto che i pagamenti sono effettuati in forma anonima. Andreessen spiega che si tratta in realtà di un mito, diffuso più che altro dai media per fare allarmismo: sotto molti punti di vista Bitcoin funziona come le email, quindi ciò che avviene sulla sua rete è tracciabile. Inoltre il registro delle transazioni diffuso su Internet mantiene traccia degli scambi avvenuti: è uno dei punti cardine del sistema, senza il quale non sarebbe possibile determinare se vengono effettuate transazioni con le stesse monete e che quindi devono essere respinte perché non valide.
Nel suo articolo, Andreessen dimostra di essere molto ottimista sul futuro di Bitcoin, e d’altra parte ha investito moltissimi soldi sul suo successo. Scrive che essendo basato su una rete di utenti riceve continui rinforzi positivi: più persone usano il sistema più il valore di questo percepito dalle persone aumenta, cosa che incentiva altre persone a utilizzarlo. “Bitcoin ha in comune questo effetto-rete con il telefono, il web e servizi di successo come eBay e Facebook”.
Diffusione
Secondo Andreessen i fattori che contribuiscono all’espansione di Bitcoin sono quattro:
– gli utenti che pagano usando Bitcoin;
– i venditori che accettano Bitcoin;
– i computer e le persone che si occupano di elaborare e convalidare le transazioni, consentendo a una rete fidata di esistere (i cosiddetti miners, “minatori”);
– gli sviluppatori e gli imprenditori che stanno costruendo nuovi prodotti e servizi che si basano o che utilizzano Bitcoin.
Per potersi affermare, Bitcoin ha bisogno di avere successo in alcuni settori diventando sostanzialmente insostituibile. Uno dei primi potrebbe essere quello dell’invio di denaro. Ogni giorno centinaia di milioni di persone emigrate in paesi dove si trova più facilmente lavoro inviano ai loro cari nei paesi di origine buona parte della loro busta paga, per mantenere la famiglia, utilizzando servizi di money transfer come Western Union. Secondo la Banca Mondiale, il fenomeno interessa ogni anno il trasferimento di circa 400 miliardi di dollari. Su questo denaro, banche e società che si occupano dei trasferimenti di denaro fanno un sacco di soldi grazie e commissioni che in molti casi arrivano al 10 per cento di ogni somma trasferita.
Convertire il denaro in Bitcoin e inviarlo ai propri familiari, tramite un computer e con commissioni assenti (o molto basse), potrebbe cambiare la vita a milioni di persone. La possibilità di essere usato da chiunque in qualsiasi posto del mondo, a patto ci sia una connessione online, potrebbe inoltre estendere a molti altri paesi i benefici di sistemi di pagamento per ora diffusi solo nei paesi economicamente più avanzati, scrive con malcelato entusiasmo Andreessen.
Micropagamenti
L’articolo si spinge a immaginare l’uso di Bitcoin anche per i micropagamenti, quelli da poche decine di centesimi di dollaro (o di euro) che per ora non sono convenienti online per via delle commissioni applicate dai gestori delle carte di credito. I Bitcoin possono essere divisi in unità molto più piccole rispetto al classico centesimo delle valute diffuse oggi al mondo. Il limite per ora sono otto decimali, ma si prevede che ne saranno aggiunti altri in futuro. Ogni utente può quindi decidere di inviare a un altro un infinitesimo di denaro senza preoccuparsi delle commissioni.
Questa possibilità si potrebbe rivelare molto utile per rilanciare l’economia delle cose “immateriali” su Internet. Un giornale online potrebbe per esempio mettere in vendita ogni suo singolo articolo per essere letto a pochissimi millesimi di Bitcoin, ottenendo ricavi più solidi e affidabili rispetto a quelli degli annunci pubblicitari che oscillano e richiedono spesso compromessi con gli inserzionisti. Andreessen scrive anche che il sistema dei pagamenti infinitesimi potrebbe essere applicato alle email per disincentivare lo spam: chi invia mail indesiderate manda milioni di messaggi al giorno a tappeto, se ci fosse da pagare una minuscola cifra per farlo spenderebbe comunque un capitale considerato l’alto numero di mail che deve inviare.
Infine, Bitcoin offre la possibilità di mandare immediatamente denaro a qualcuno senza preoccuparsi di connessioni o di avere i suoi estremi dettagliati. Un gruppo di attivisti durante una manifestazione potrebbe indossare pettorine con un QR code, utilizzando il quale chiunque con uno smartphone possa inviare denaro come farebbe mettendo loro in mano una banconota. Qualcosa di simile è del resto già avvenuto durante un evento sportivo alcuni mesi fa: un tizio aveva un cartello con un QR code e la scritta “Inviatemi Bitcoin!”. È stato ripreso da una telecamera in diretta e in poche ore ha ottenuto l’equivalente di quasi 25mila dollari in Bitcoin, da persone che non conosce e di cui ignora l’identità.
Andreessen conclude il suo articolo spiegando che i prossimi anni saranno un periodo “entusiasmante” legato a questa nuova tecnologia.
Se qualcosa potrà soppiantare Bitcoin ora, dovrà essere portatrice di ulteriori migliorie e dovrà accadere presto. Altrimenti, l’effetto-rete porterà Bitcoin a essere dominante.