Continuano gli scontri a Kiev
E domani entrano in vigore le nuove leggi che prevedono il carcere per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate, definite repressive da Unione Europea e Stati Uniti
Dalla mezzanotte di mercoledì 22 gennaio entreranno in vigore in Ucraina una serie di norme in materia di libertà di associazione e di manifestazione che hanno l’obiettivo di limitare le proteste e introdurre sanzioni molto severe nei confronti dei dimostranti. I testi che erano stati adottati per alzata di mano e senza dibattito dalla maggioranza del Parlamento lo scorso 16 gennaio sono stati pubblicati oggi sul giornale ufficiale del governo Golos Ukrainy. Contro le nuove leggi proseguono da domenica 19 gennaio le proteste e gli scontri molto violenti con la polizia nel centro di Kiev: finora sono state arrestate 32 persone e circa in 200 sono rimaste ferite. I leader dell’opposizione a sostegno delle proteste hanno detto che le nuove norme sono “incostituzionali” e porteranno l’Ucraina a diventare uno “stato di polizia”.
Le nuove leggi prevedono fino a cinque anni di carcere per chi decida di partecipare a manifestazioni non autorizzate; vietano di protestare a volto coperto o indossando un casco, di utilizzare un megafono in un luogo pubblico o di partecipare a cortei con più di cinque auto; vietano inoltre gli accampamenti e sono esplicitamente rivolte contro i manifestanti che da circa due mesi hanno montato tende e barricate nel centro di Kiev e hanno occupato diversi edifici pubblici. Le nuove norme prevedono anche una serie di provvedimenti restrittivi verso le Ong che ricevono finanziamenti esteri, introducono il reato di diffamazione, e limitano la libertà di espressione obbligando alla registrazione tutti i siti web che pubblicano notizie e imponendo ai fornitori di servizi Internet di bloccare l’accesso alla rete a gruppi o singole persone su richiesta diretta del governo.
Giovedì 16 gennaio, dopo l’approvazione delle nuove leggi, gli Stati Uniti e l’Unione Europea ne avevano chiesto l’immediata abrogazione perché ritenute «repressive»: «Il popolo ucraino vuole la partnership con l’Europa e vuole proseguire in quella direzione. La decisione presa giovedì è antidemocratica. Sbagliano. Stanno rubando al popolo ucraino la loro opportunità di futuro» aveva dichiarato il segretario di Stato americano John Kerry. Della stessa opinione sono diversi ministri degli Esteri e vari commissari europei. Štefan Füle, commissario europeo per l’allargamento e la politica europea, si è detto «profondamente preoccupato» e ha scritto su Twitter:
#Ukraine profoundly concerned by new legislation limiting freedoms,contradicting European aspirations & commitments from #AssocAgreeement
— Štefan Füle (@StefanFuleEU) 17 Gennaio 2014
Il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, ha detto di non tollerare più le proteste che si sono ormai trasformate in «disordini di massa»; dall’Ufficio del Procuratore Generale di Kiev hanno fatto sapere che i violenti scontri degli ultimi giorni sono di fatto un «crimine contro lo Stato». Le manifestazioni contro la nuova legge si inseriscono nel contesto più ampio del movimento che da molte settimane chiede le dimissioni del governo di Viktor Yanukovich e una maggiore vicinanza del paese all’Unione Europea. Vanno avanti da oltre due mesi e sono cominciate dopo che il presidente Yanukovych aveva interrotto una serie di colloqui con i leader europei, arrestando il percorso che avrebbe introdotto il paese nell’Unione Europea. Poi, a dicembre, Yanukovych e il presidente russo Vladimir Putin – provocando nuove proteste e manifestazioni – avevano firmato un accordo con cui il governo russo si era impegnato a tagliare il prezzo del gas che viene esportato in Ucraina e ad acquistare circa 10 miliardi di euro in titoli di stato ucraini.