La versione delle Iene su Stamina
Davide Parenti si difende dalle critiche degli scienziati ma aggiunge: «se uno solo dei nostri spettatori si è convinto che il metodo funzioni scientificamente gli chiediamo scusa»
Davide Parenti, autore e ideatore del programma televisivo “Le Iene”, ha replicato sulla Stampa di oggi all’editoriale pubblicato sul quotidiano domenica 19 gennaio e firmato da tre importanti scienziati italiani – Elena Cattaneo, senatrice a vita, Michele De Luca e Gilberto Corbellini – che accusava il suo programma di aver promosso ingannevolmente e usato la vicenda Stamina con “furbate”, “inganni”, “sapienti taglia e cuci”. Parenti, in una lunga lettera inviata al direttore, scrive che a leggere il pezzo dei tre scienziati si potrebbe concludere “che è tutta colpa delle Iene”, e invece non è così.
Caro Direttore,
sul caso Stamina, da ieri, da una piccola parte del mondo scientifico italiano, da tre scienziati, è finalmente arrivata un’inconfutabile certezza: è tutta colpa de Le Iene. Da intimidire, processare e condannare, mandare al rogo, e a cui togliere, con buona pace delle regole dello Stato di Diritto, qualsiasi libertà di stampa.
Domanda. Esiste una legge dello Stato che consente di somministrare terapie non sperimentate scientificamente (c.d. volgarmente cure compassionevoli) a chi soffre di spietate malattie e a cui non è offerta dalla medicina alcuna cura sperimentata come si deve? Esiste, ma a leggere i tre scienziati, ed essendosi persi qualche puntata precedente, si potrebbe concludere che è tutta colpa de Le Iene. Esiste un eccellente ospedale pubblico dove le istituzioni pubbliche competenti (la dirigenza dell’ospedale di Brescia, la Regione Lombardia, l’Agenzia del Farmaco, il ministero della Salute) hanno deciso e, sapendolo, non hanno impedito, che entrasse il tanto discusso metodo Stamina, del già pluriindagato Davide Vannoni? Non c’è dubbio è proprio andata così, ma, sorvoliamo, comunque è tutta colpa de Le Iene. Dopo il blocco dei trattamenti avvenuto a maggio 2012 a seguito dell’ispezione dei Nas e dell’Aifa, i giudici del lavoro di diverse città d’Italia hanno deciso di superare tale blocco ordinando all’ospedale di Brescia di somministrare le infusioni con il metodo Stamina. È vero? Sì, è proprio così. Ma non ci distraiamo, è tutta colpa de Le Iene.
Di fronte alle violente accuse della scienziata Elena Cattaneo, qualcuno potrebbe provare ad osservare timidamente che fino a quel momento (e in realtà ancora molto dopo, fino a metà di febbraio 2013, meno di un anno fa) Le Iene non si erano ancora mai occupate di questa pasticciata storia della sanità pubblica, iniziata in un ospedale pubblico a Brescia nel 2011. Ma non importa, non è il caso di essere troppo scientifici: ribadiamo e andiamo avanti, è tutta colpa de Le Iene. In totale circa 600 giudici, tra prima fase (decisa da un giudice) e fase di reclamo (decisa da tre giudici), ordinano di procedere con le infusioni Stamina all’ospedale. È mai possibile? Sì è proprio così. La magistratura giudicante è un organo indipendente dello Stato, ma non importa: sicuramente è colpa de Le Iene. Il Consiglio dei ministri e il ministro della Salute Renato Balduzzi, a marzo 2013 fissano in un decreto il principio etico della continuità terapeutica, per cui chi ha iniziato un trattamento sanitario in un ospedale pubblico, non avendo avuto alcun effetto collaterale, può continuare. È accaduto anche questo? Sì, pazienza: ma non scherziamo, è tutta colpa de Le Iene. Il Parlamento sovrano, essendo 36 le famiglie trattate e altre circa 170 in lista d’attesa, vota una legge che prevede di sperimentare il tanto denigrato metodo Stamina. È successo? Senza dubbio. Ma naturalmente è tutta colpa de Le Iene.