In Egitto ha vinto il sì alla nuova Costituzione
A larghissima maggioranza, secondo i primi dati ufficiali: che cosa cambierà, in breve
Stando ai primi dati ufficiali sui risultati del referendum per la nuova costituzione – riferiti all’agenzia di stampa Associated Press da un alto funzionario governativo – risulta che più del 90 per cento degli egiziani ha votato per il “si” e si è dunque dichiarato favorevole alla bozza. Il quotidiano governativo Al-Ahram, che riporta ancora i dati non ufficiali dei risultati, ha detto che gli scrutini sono terminati in 25 governatorati del paese su 27: mancano ancora i conteggi del governatorato del Cairo (che è anche quello più popolato) e di quello del Sinai del Nord. Secondo il quotidiano, l’affluenza calcolata su 25 governatorati è di circa 17 milioni di persone e ha superato di un milione quella per il precedente referendum costituzionale (nel 2012). Tutti gli esperti e gli analisti avevano previsto una larghissima vittoria dei sì. La nuova costituzione sostituirà quella fatta approvare dall’ex presidente Mohamed Morsi, legato ai Fratelli Musulmani, che avevano invitato a boicottare il voto – e la cui organizzazione è stata dichiarata fuori legge dall’attuale governo sostenuto dall’esercito e salito al potere con un colpo di stato nel luglio 2013.
Il ministero degli Interni ha fatto sapere che durante i due giorni di apertura dei seggi (martedì 14 e mercoledì 15 gennaio), più di 350 persone sono state arrestate per aver disturbato o cercato di interrompere le votazioni. Inoltre, almeno cinque persone sono morte durante varie manifestazioni che si sono svolte in questi ultimi giorni a sostegno dell’ex presidente Morsi e una bomba è esplosa nei pressi di un tribunale nel distretto di Imbaba, al Cairo, prima dell’apertura delle urne. Per garantire la sicurezza del voto, il governo aveva messo a disposizione circa 160 mila soldati e 200 mila poliziotti. Alcune organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno denunciato il clima di paura e di repressione che circondava il referendum.
Il governo – che nei giorni scorsi aveva fatto grande propaganda sulla nuova costituzione dando molto poco spazio sui media ai sostenitori del “no” – intende sfruttare il grande successo del referendum per rafforzare la propria posizione “legittimandola” democraticamente, dopo il traumatico colpo di stato dell’estate scorsa. Prima di conoscere l’esito del referendum il generale Abdel Fattah al-Sisi – figura centrale del colpo di stato di luglio che ha portato alla deposizione di Morsi e all’insediamento provvisorio di Adli Mansur – aveva annunciato l’intenzione di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali del paese, se sarà «il popolo a chiederlo».
(Il culto della personalità di al-Sisi)
La nuova costituzione prevede che il presidente in Egitto possa restare in carica per due soli mandati, lunghi quattro anni ciascuno. Il parlamento avrà il potere di incriminarlo (“impeachment”) e di metterne in discussione la legittimità. L’Islam continua a essere la religione di stato, ma sono previste maggiori garanzie per le altre minoranze così come è garantita la parità di genere. I partiti possono essere fondati liberamente a patto che non siano basati esclusivamente sulla religione, la razza o il genere. L’esercito avrà la facoltà di indicare il ministro della Difesa per i prossimi otto anni, ufficialmente per garantire la transizione democratica, ma nella pratica per mantenere un forte potere rispetto al resto del governo.