Le indagini per peculato in Liguria
Un'altra storia sui rimborsi dei consiglieri regionali, stavolta usati per "slip, gratta e vinci, vini della Borgogna, penne Montblanc o cibo per gatti, collant di cachemire", eccetera
I rimborsi dei consiglieri regionali – negli ultimi anni più volte al centro di indagini giudiziarie e giornalistiche – sono tornati in questi giorni sulle prime pagine: non solo per l’inchiesta in corso in Sicilia su 97 persone – tra questi c’è Davide Faraone, parlamentare e responsabile welfare e scuola della nuova segreteria del PD – ma anche per quella analoga in Liguria, dove c’è stato anche un arresto: Nicolò Scialfa, consigliere regionale, ex vicepresidente della giunta regionale e capogruppo dell’Italia dei Valori. Stando a quel che si legge sui giornali, i rimborsi destinati a finanziare l’attività politica sono stati utilizzati per pagare “slip, gratta e vinci, vini della Borgogna, penne Montblanc o cibo per gatti, collant di cachemire, fiori, biglietti da visita per 650 euro, libri di Leopardi e Grisham”.
Nell’aprile del 2011 il gruppo in Regione dell’Italia dei Valori era unito e felice, e infatti tre consiglieri regalarono una penna Montblanc da 310 euro alla collega Marylin Fusco che festeggiava il compleanno. Un presente gradito, pagato però dai contribuenti. Anche la penna griffata è finita nel calderone delle spese pazze contestate ai consiglieri della Regione Liguria nell’inchiesta che ieri ha fatto registrare il primo arresto: Nicolò Scialfa, oggi consigliere indipendente, ma ex vicepresidente della giunta ed ex capogruppo Idv. A Scialfa, docente di filosofia alle superiori, il procuratore aggiunto Nicola Piacente contesta i reati di peculato e falso e il gip Roberta Bossi ha concesso i domiciliari ma con considerazioni pesantissime: “Utilizzo disinvolto ed abnorme di pecunia publica, negativa personalità… totale indifferenza e spregio per gli interessi economici della collettività”.
Le indagini dei finanzieri della tributaria coordinati dal colonnello Carlo Vita hanno scoperto che dai fondi del gruppo tra il 2010 e il 2011 sono usciti 70 mila euro non rendicontati né giustificati. Scialfa e il tesoriere commercialista Giorgio Delucchi sono anche accusati di aver falsificato atti e documenti per coprire i buchi, e poi c’è il capitolo delle migliaia di euro in spese ritenute illegittime perché prive del requisito della rappresentanza. Con Scialfa sono indagati Maruska Piredda, attuale capogruppo dell’Idv, e gli ex dipietristi Marylin Fusco e Stefano Quaini. Oltreché sull’esame delle carte e sull’analisi di migliaia di scontrini e fatture, l’indagine si fonda sulle dichiarazioni di Giovanni Dettoni, precedente tesoriere sostituito con il più malleabile Delucchi. Ma alcune delle imputazioni sono anche frutto delle dichiarazioni di Fusco, Piredda e Quaini, che di fronte al pm e nelle loro chiacchierate intercettate hanno accusato Scialfa di essere il responsabile della situazione.
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foto: Getty Images