L’accordo sul nucleare iraniano, in breve
Entrerà in vigore il 20 gennaio, ma solo per sei mesi: l'Iran fermerà parte del suo programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni
Domenica 12 gennaio l’Iran e i paesi del “5+1” – cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU col potere di veto (Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia, Russia) più la Germania – hanno completato l’accordo sul nucleare iraniano, definendo i dettagli di un’intesa di massima raggiunta lo scorso 24 novembre. L’accordo, che entrerà in vigore il 20 gennaio, prevede l’interruzione da parte del governo iraniano di parte del suo programma per lo sviluppo del nucleare, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni imposte dall’Occidente negli ultimi anni.
In particolare, l’Iran ha accettato di interrompere l’arricchimento dell’uranio oltre il 5 per cento, un livello sufficiente per produrre energia ma troppo basso per creare una bomba nucleare. Inoltre l’accordo prevede che l’uranio arricchito al 20 per cento posseduto dall’Iran sarà diluito per rendere più difficile il suo eventuale utilizzo nella costruzione dell’arma nucleare, e che il governo iraniano non installi nuove centrifughe e non ne attivi altre oltre a quelle che sono già funzionanti. Se l’Iran rispetterà gli accordi, ha stabilito l’amministrazione americana, potrà beneficiare di un alleggerimento delle sanzioni pari a circa 6-7 miliardi di dollari: di questi, 4,2 miliardi di dollari sono i profitti che l’Iran ha fatto grazie alla vendita del petrolio ma che sono congelati in conti di banche straniere.
L’accordo è solo temporaneo: avrà una durata di sei mesi, che dovrà servire ai negoziatori iraniani e statunitensi per trovare un’intesa più ampia e definitiva che riguardi tutto il programma nucleare iraniano e assicurarsi che venga portato avanti solo per scopi civili, come sostenuto dal governo iraniano da decenni. Secondo il presidente americano Barack Obama e il segretario di stato John Kerry, comunque, raggiungere un accordo definitivo non sarà facile.
L’accordo è stato molto criticato dai politici con posizioni più intransigenti sia negli Stati Uniti che in Iran. Alcuni politici conservatori americani credono che un accordo di questo tipo potrebbe indebolire la posizione degli Stati Uniti in Medio Oriente, in particolare con gli alleati degli americani come Arabia Saudita e Israele, e potrebbe allo stesso tempo non essere sufficiente per fermare il programma nucleare militare dell’Iran. In Iran invece gli oppositori dell’accordo sono quelli che non condividono la linea più morbida introdotta dal presidente Hassan Rouhani nei confronti dell’Occidente.
Il New York Times ha scritto che i colloqui tra i rappresentanti iraniani e statunitensi si sono concentrati solo sul tema del nucleare, senza toccare tutto il dibattito che c’è intorno alla politica regionale del governo di Teheran. Secondo diversi funzionari del governo statunitense citati dal New York Times, l’Iran sta cercando di espandere la sua influenza in Medio Oriente fornendo armi e uomini alle forze Quds, un corpo speciale delle Guardie Rivoluzionarie che si occupa di esportare la rivoluzione islamica iraniana fuori dai confini nazionali. La politica regionale dell’Iran potrebbe però essere un problema per il raggiungimento di un accordo definitivo. I due paesi rimangono ancora molto distanti su diverse questioni, tra cui la guerra in Siria, in cui l’Iran, a differenza degli Stati Uniti, sostiene il presidente Bashar al Assad.
Foto: il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani (AP Photo/Presidency Office, Rouzbeh Jadidoleslam)