Renzi: «Proporremo che il patto di coalizione sia un file Excel»
«Che non sia un documento scritto in democristianese», ha detto il segretario del PD rimproverando il governo
In un’intervista pubblicata domenica 12 gennaio sul Corriere della Sera, il nuovo segretario del PD Matteo Renzi ha parlato, tra le altre cose, del suo rapporto con il presidente del Consiglio Enrico Letta e ha detto di essere “in squadra” con il governo a patto che il governo soddisfi le aspettative degli elettori del Partito Democratico. Renzi si è detto piuttosto insoddisfatto delle indecisioni e della lentezza dimostrate finora del governo, e anche della mancanza di chiarezza: per questo motivo ha detto che il PD proporrà un patto di coalizione per il 2014 che «non sia un documento scritto in democristianese, con il preambolo e frasi arzigogolate», ma piuttosto un file Excel.
Allora il governo andrà avanti per tutto il 2014?
«Andare avanti significa non stare fermi. Quindi, sì, certo, il governo proseguirà per tutto il 2014. Ma non può andare avanti così. Più decisi, più concreti, più rapidi nelle scelte. Anche per questo il Pd proporrà che il contratto di coalizione, Impegno 2014, non sia un documento scritto in democristianese, con il preambolo e frasi arzigogolate. No, noi in direzione proporremo che il patto di coalizione sia un file Excel».
Spiega anche a noi over 39 cos’è un file Excel?
«Nella prima casella si indica la cosa da fare, nella seconda i tempi in cui la si fa, nella terza il responsabile che la fa. Un esempio? Tagliamo del 10% il costo dell’energia per le piccole e medie imprese: chi lo fa, entro quando; poi si comunica. Le rendite finanziarie sono tassate al 20%, il lavoro praticamente al 50: riequilibriamo? Bene: quando, come e chi. Cose concrete. Il primo che mi parla di “semplificare la pubblica amministrazione” lo rincorro; noi dobbiamo mettere on line in qualche settimana tutte le spese della pubblica amministrazione. Vivo l’urgenza come un dramma e mi stupisco che a Roma non si rendano conto della necessità di correre. Saranno quindici giorni decisivi. Dobbiamo votare la legge elettorale. Trasformare il Senato nella Camera delle autonomie, senza elezione e senza indennità. Abolire le province. Tagliare un miliardo di costi della politica: un tema su cui sto ancora aspettando la risposta di Grillo. Se avviamo queste riforme, la politica italiana darà il buon esempio. Allora si potrà anche pensare di andare oltre il vincolo del 3%, per far ripartire l’economia o modificare il lavoro. E si può allentare il patto di stabilità interno: perché i Comuni virtuosi non possono spendere per l’edilizia scolastica? Mi interessa di più la stabilità di una scuola che la stabilità burocratica».
Nell’intervista Renzi torna anche sulle dimissioni di Fassina, ammettendo che il suo «chi?» era una battuta:
«Potevo risparmiarmi la battuta, certo. Ma un viceministro dell’economia si dimette per i dati della disoccupazione, o per il pasticcio dei 150 euro dati, tolti e ridati agli insegnanti; non per una Chi? Non siamo all’asilo. Io non rinuncio a essere me stesso, alla mia bicicletta, e anche alle battute. Ma chiedo di essere giudicato sui fatti. Se mi fossi dimesso tutte le volte che Fassina mi ha insultato…»
Foto: Andreoli Emilio/LaPresse