Perché il sindaco dell’Aquila si è dimesso
Un'inchiesta sugli appalti per la ricostruzione ha fatto dimettere il vicesindaco e ha portato agli arresti domiciliari di un suo ex assessore
Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, eletto con il centrosinistra, ha annunciato le sue dimissioni sabato 11 gennaio nel corso di una conferenza stampa. Cialente si è dimesso in seguito a un’inchiesta della magistratura su presunte tangenti negli appalti per la messa in sicurezza e la ricostruzione dopo il terremoto del 2009 che ha colpito la sua giunta e che ha portato alle dimissioni il suo vice-sindaco, Roberto Riga. Cialente non è indagato ma ha detto di vivere «un attacco frontale dei mezzi di informazione. Per questo mi dimetto».
L’indagine si chiama “Do ut des” e riguarda un presunto giro di tangenti negli appalti legati alla ricostruzione dopo il terremoto dell’aprile 2009; mercoledì 8 gennaio ha portato agli arresti domiciliari di quattro persone. Tra questi c’è anche Vladimiro Placidi, che nel 2009 era assessore alla Ricostruzione dei beni culturali nella prima giunta di Cialente. Sempre mercoledì altre quattro persone sono risultate indagate: tra di loro il nome più importante è quello di Roberto Riga, vice-sindaco dell’Aquila, che si è dimesso giovedì.
Secondo i magistrati, tra il settembre 2009 e il luglio 2011 alcuni tecnici, assessori e consiglieri del comune dell’Aquila avrebbero preso tangenti da imprenditori edili in cambio della concessione di appalti per la ricostruzione e la messa in sicurezza di edifici pericolanti in seguito al terremoto del 2009. Tra i palazzi su cui sarebbero iniziati lavori grazie al pagamento di tangenti ci sarebbe Palazzo Carli, sede dell’università. Secondo i magistrati in tutto sono stati pagati circa 1,2 milioni di euro in tangenti. Alcuni degli indagati sarebbero stati corrotti con il regalo di alcuni “moduli abitativi provvisori” (MAP), case prefabbricate che poi sarebbero state rivendute.
In questi giorni si è parlato molto delle intercettazioni di un altro ex assessore, Ermanno Lisi, che al telefono con un architetto, Pio Ciccone, ha definito il terremoto del 2009 «un colpo di culo» per poi parlare a lungo delle possibilità economiche che avrebbe offerto la ricostruzione. Lisi e Ciccone non risultano attualmente indagati e, secondo il Fatto Quotidiano, tra i primi giornali a riportare le intercettazioni, la posizione di entrambi è stata archiviata.
Cialente, medico, 61 anni, è stato eletto sindaco dell’Aquila per la prima volta nell’aprile del 2007 ed è stato successivamente rieletto nel 2012. Per due mandati è stato deputato con il PD, tra il 2001 e il 2008. Tra le ragioni che lo hanno spinto alle dimissioni, Cialente ha citato anche una serie di accuse che la stampa ha rivolto a lui e alla sua famiglia. Secondo alcuni giornali locali i parenti di Cialente, tra cui la cognata, hanno ricevuto trattamenti di favore di vario tipo nell’assegnazione delle residenze dopo il terremoto e nei rimborsi per i danni agli immobili causati dal terremoto. Al momento nessun parente di Cialente risulta indagato, ma la notizia è stata comunque ripresa da alcuni giornali nazionali.
Cialente ha negato di essere a conoscenza delle tangenti che avrebbero preso i suoi collaboratori. Nella conferenza stampa ha accusato il governo Letta di disinteressarsi alla ricostruzione della città, situazione che alcuni mesi fa lo ha portato a riconsegnare la fascia tricolore di sindaco al presidente della Repubblica e a smettere di esporre le bandiere italiane agli edifici del comune. Cialente ha detto che il clima nei confronti dell’Aquila “è cambiato” e che lui sta pagando il suo gesto simbolico.