La città degli ultras
Attilio Bolzoni è stato a Nocera Inferiore, dopo l'assurda partita di calcio in cui i giocatori si finsero infortunati per non giocare e l'arresto dell'amministratore delegato della squadra
L’inviato di Repubblica Attilio Bolzoni è stato a Nocera Inferiore due mesi dopo l’assurda partita di calcio Salernitana-Nocerina, sospesa dopo circa 20 minuti quando alcuni giocatori della Nocerina finsero di infortunarsi e la squadra si ritrovò in campo con solo sei calciatori. Ieri, giovedì 9 gennaio, l’amministratore delegato della stessa squadra, Giovanni Citarella, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Salerno con il fratello e un terzo componente della famiglia, con l’accusa di associazione a delinquere. Nel corso dell’indagine sarebbero stati «accertati pagamenti in nero di ingenti somme a calciatori professionisti» della Nocerina, ad altri tesserati e dipendenti tra cui allenatori e magazzinieri.
Si sentono morti, dicono che hanno appena celebrato il funerale di loro stessi. Non hanno più squadra e quindi non hanno più niente. Dopo tre giorni passati in questo posto abbiamo capito che vincere o perdere qui non conta. E il pallone c’entra e non c’entra.
Sarebbe troppo facile scrivere che tutti, tutti quei diecimila o quindicimila uomini, vecchi, ragazzi, bambini, nonni, nipoti, cognati, cugini, padri, figli, pasticceri, operai, consiglieri comunali, fornai, autisti, avvocati, medici, disoccupati, imprenditori, incensurati e pregiudicati ci sono sembrati – tutti – completamente pazzi. Meglio farglielo confessare a loro chi sono e come stanno di testa in quest’inizio di anno nuovo. “Siamo malati, malatissimi, incurabili”, riconosce Salvatore Bove, proprietario del bar dello Stadio in una città che non ha un solo stadio ma che è tutta uno stadio. Salvatore, cos’è la tua squadra per te? “Sangue, la mia squadra è il mio sangue, sono i miei globuli rossi”.
Dove siamo finiti, salendo sulla cima di una collina che da una parte ha per vista il Vesuvio e dall’altra la costiera amalfitana che si allunga fra la nebbia? Siamo finiti a Nocera Inferiore. “Inferiore per colpa vostra”, è la battuta risentita del professore Palumbo, Stefano Satta Flores nel C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, rivolta ai notabili di questa capitale campana che già batteva moneta quando l’odiato capoluogo di provincia Salerno era ancora un borgo marinaro sconosciuto alle mappe.
Proviamo a scoprirla Nocera Inferiore – e non soltanto per colpa loro – cominciando dalla sua edilizia grossolana, palazzotti, castelletti, torri, merli, il cemento dei costruttori amici della camorra, un’estensione grigiastra che ogni tanto è spezzata da caserme borboniche, qualche villa liberty, chiese e conventi segno del passato distinto di una comunità che oggi è stata trascinata nella vergogna dal calcio.