I modelli di legge elettorale proposti da Renzi funzionano?
Solo uno, secondo YouTrend, che ha applicato le 3 proposte del segretario PD ai risultati delle elezioni di febbraio
Il 2 gennaio il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ha scritto una lettera ai leader dei principali partiti italiani per fare tre proposte sulla legge elettorale che dovrebbe essere approvata nelle prossime settimane dal Parlamento (la riforma della legge elettorale inizierà a essere discussa alla Camera dal 27 gennaio). I tre modelli proposti da Renzi sono il modello spagnolo, il Mattarellum rivisitato e il modello del doppio turno di coalizione dei sindaci. YouTrend ha applicato i tre modelli ai risultati delle elezioni di febbraio alla Camera, per verificare se sarebbero in grado di garantire la governabilità, come sostiene Renzi. Con diverse cautele – dovute specialmente al fatto che è chiaro che il comportamento degli elettori dipende anche dalla legge elettorale con cui si vota – YouTrend ha spiegato come solo uno dei tre modelli garantisca la maggioranza assoluta al partito o alla coalizione che vince le elezioni.
Il sistema elettorale spagnolo è un proporzionale con circoscrizioni molto piccole: per questo motivo ha dei forti effetti maggioritari, ossia premia i partiti maggiori. Nella versione proposta da Renzi, esso è arricchito dall’introduzione di un premio di maggioranza (92 seggi, pari al 15%) da assegnare alla lista più votata. La proporzionalità del sistema è ulteriormente ridotta da circoscrizioni di 4 o 5 seggi, che rendono necessario ottenere almeno il 20% circa dei voti per ottenere un seggio. Inoltre, per ottenere seggi bisogna superare una soglia di sbarramento del 5% su scala nazionale. Essa limita il ruolo giocato da partiti fortemente localizzati che potrebbero eleggere deputati in qualche circoscrizione pur rimanendo sotto il 5% dei voti a livello nazionale (ad esempio la Lega).
In verità tale sistema ha ben poco del modello spagnolo, dove la dimensione media delle circoscrizioni è di circa 7 seggi, ma vi sono le notevoli eccezioni di Madrid (36 seggi), Barcellona (31) e altre province popolose. Nelle circoscrizioni più grandi aumenta la proporzionalità del sistema, perché anche i partiti più piccoli possono ottenere seggi. Inoltre, in Spagna la soglia di sbarramento è al 3% e si applica su base circoscrizionale, quindi di fatto incide solo nelle due città maggiori. Questo ha permesso a numerosi partiti regionalisti di entrare nel Parlamento spagnolo.
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