Jelly, l’app per chiedere cose
Biz Stone, il cofondatore di Twitter, ha fatto una nuova applicazione per fare domande e ricevere risposte sfruttando i social network (un campo in cui molti hanno fallito)
Biz Stone, il cofondatore di Twitter, ha rivelato come funziona e a che cosa serve Jelly, la nuova applicazione per smartphone su cui era al lavoro da diversi mesi e di cui si sapevano ancora pochissimi dettagli. Il nuovo servizio serve in sostanza per chiedere cose, e ottenere le relative risposte attraverso Twitter e Facebook grazie all’aiuto dei propri amici e di chi utilizza la stessa applicazione.
Sul blog ufficiale di Jelly, Stone spiega che l’idea è nata partendo dall’assunto che “se hai una domanda, c’è sicuramente qualcuno là fuori che sa la risposta”. Oltre alla pubblicazione delle domande, l’applicazione dovrebbe anche incentivare i suoi utilizzatori a rispondere alle richieste degli altri. Il sistema è studiato per favorire la pubblicazione di domande accompagnate da immagini, sulle quali si possono mettere in evidenza alcuni dettagli pertinenti con la richiesta.
Dopo aver installato l’applicazione, disponibile per iPhone e per gli smartphone che usano Android, si collega il servizio ai propri profili Twitter o Facebook (uno dei due o entrambi). Per inviare una nuova domanda basta cliccare sull’icona in alto a destra della macchina fotografica, scattare una foto, evidenziare un dettaglio, inserire la domanda e se necessario un link per spiegarsi meglio. Poi si attende che qualcuno risponda.
Nel flusso principale, l’applicazione mostra – una per volta – le domande fatte dagli altri ai propri amici o formulate da uno dei loro contatti. Se non si conosce la risposta, o non si vuole rispondere, basta fare scorrere la scheda con la domanda verso il basso per farne comparire una nuova. C’è anche un sistema per accumulare biglietti di ringraziamento per le risposte date, cosa che almeno in teoria dovrebbe disincentivare la pubblicazione di risposte non pertinenti.
Jelly sceglie quali domande mostrare a ogni utente attraverso un algoritmo, che dovrebbe man mano affinarsi per mettere in evidenza le domande più pertinenti con le abitudini e le conoscenze di chi sta utilizzando l’applicazione. Il sistema di domande e risposte funziona solo tra gli utilizzatori di Jelly, ma ci sono comunque possibilità di condividere i contenuti dell’applicazione sui social network.
La nuova applicazione di Stone non è la prima a proporre un sistema per fare domande e ottenere risposte sfruttando le conoscenze, e la disponibilità, degli altri utenti. Finora però questi servizi non hanno dimostrato di funzionare molto, perché gli utenti si stufano presto, le risposte arrivano con tempi lunghi e spesso non sono pertinenti.