Le contestate elezioni in Bangladesh
Ci sono stati almeno 4 morti e 150 seggi sono stati distrutti negli scontri tra polizia e sostenitori dell'opposizione che ha deciso di boicottare le elezioni
Domenica 5 gennaio, dopo una notte di scontri e violenze in cui sono morte almeno 4 persone, in Bangladesh sono stati aperti i seggi per le elezioni parlamentari. Il risultato del voto è abbastanza scontato: quasi certamente il partito di governo, l’Alleanza Popolare Bengalese, otterrà una grande vittoria, anche perché il principale partito di opposizione, il partito nazionalista (BNP), e i suoi alleati hanno chiesto alla popolazione di boicottare le elezioni.
Più di metà dei seggi al parlamento non sono quindi contesi e saranno probabilmente vinti dai candidati del governo. Se ci sarà un’affluenza troppo bassa, però, è possibile che il governo indica in pochi mesi delle nuove elezioni anticipate, come chiedono i sostenitori del BNP che da sabato hanno attaccato e incendiato circa 150 seggi elettorali, oltre ad aver manifestato in molte città e cercato di bloccare chiunque tentasse di votare.
Gli scontri e le manifestazioni dell’opposizione si sono intensificati a dicembre, quando il governo del primo ministro Sheikh Hasina ha rifiutato di dimettersi per far insediare al suo posto un governo tecnico che gestisse le elezioni (una pratica che in Bangladesh dura dal 1996 ed è vista come una garanzia contro le interferenze del governo nel processo elettorale). In seguito al rifiuto di Hasina, l’opposizione ha proclamato uno sciopero generale per il giorno delle elezioni. Negli scontri di queste settimane almeno una decina di persone sono morte e diverse centinaia sono state arrestate.
La crisi in Bangladesh va avanti almeno da settembre, in particolare a causa dello scontro tra il leader dell’opposizione Khaleda Zia e il primo ministro Hasina. Negli ultimi mesi ci sono stati diversi processi contro alcuni esponenti del partito islamista Jamaat-e-Islami, alleato di Zia, accusati e condannati dalla giustizia bengalese per crimini legati alla guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971.
Zia ha accusato Hasina di portare avanti processi politici con il solo scopo di indebolire l’opposizione, mentre Hasina accusa Zia di proteggere dei criminali di guerra che hanno compiuto reati molto gravi durante la guerra del 1971. Da ottobre, negli scontri tra fazioni rivali e polizia, sono morte 150 persone. Zia attualmente si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione nella capitale Dacca.