I colloqui di pace tra Israele e Palestina
Sono a un buon punto, dice il segretario di Stato americano John Kerry dopo aver passato quattro giorni in Medio Oriente, ma non tutti sono così ottimisti
Domenica 5 gennaio il segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato da Gerusalemme che i colloqui di pace tra Israele e Palestina «stanno facendo progressi». Kerry è arrivato in Medio Oriente giovedì 2 gennaio e per i quattro giorni successivi ha incontrato i leader israeliani e palestinesi. Domenica è partito per la Giordania e l’Arabia Saudita e dovrebbe ritornare a Gerusalemme nella tarda serata per ricominciare i colloqui.
Uno dei punti che Kerry ha sottolineato con più energia durante la conferenza stampa a Gerusalemme è che l’obiettivo dei colloqui in corso non è un accordo “temporaneo”. «Tutti i problemi chiave sono sul tavolo», ha dichiarato Kerry: quelli della sicurezza di Israele, della questione dei confini, quella dello status dei rifugiati palestinesi e infine il problema della situazione di Gerusalemme (che attualmente è occupata dagli israeliani, anche se i palestinesi ne rivendicano la sovranità sulla parte orientale). In altre parole le “questioni sul tavolo” sono tutte quelle più delicate su cui i precedenti tentativi di accordo sono falliti.
Quello avvenuto in questi giorni è il nono viaggio che Kerry ha compiuto in Medio Oriente da quando un anno fa è stato nominato segretario di Stato. I colloqui di pace tra Israele e Palestina sono ripresi l’estate scorsa e le proposte che Kerry ha iniziato a discutere in questi giorni sono il frutto degli ultimi cinque mesi di incontri che lui e il suo staff hanno avuto con i leader israeliani e palestinesi.
Kerry ha dichiarato che ha già in mente una “tabella di marcia” per far procedere gli accordi di pace, ma non ha voluto rivelarla ai giornalisti: ha preferito non precisare i dettagli degli accordi anche se ha sottolineato che il loro scopo è risolvere tutte le “questioni più importanti”. Kerry ha chiesto anche ai leader israeliani e palestinesi di non rivelare i dettagli dei colloqui fino al termine degli incontri.
L’ottimismo di Kerry, però, non sembra essere condiviso da tutti. Ad esempio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha fatto delle dichiarazioni molto dure nei confronti dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Netanyahu ha dichiarato che l’ANP non è davvero intenzionata a portare avanti le trattative di pace e che alcuni dei suoi uomini sono responsabili di almeno uno dei recenti attacchi che hanno colpito Israele.
Per quanto Netanyahu abbia già fatto dichiarazioni simili, alcuni commentatori scrivono che in questo caso hanno un peso ben diverso, perché sono state fatte proprio durante la visita di Kerry in Israele e durante i colloqui di pace di questi giorni. Il New York Times scrive che israeliani e palestinesi «sembra si stiano già preparando a scaricare la colpa sull’altra parte per l’eventuale fallimento delle trattative».