I piranha non sbranano le persone
Certo, raramente mordono: ma non con la ferocia e la pericolosità con cui li abbiamo dipinti, spiega un esperto sul New York Times
Negli ultimi giorni di dicembre si sono lette nuove storie di piranha, il pesce d’acqua dolce onnivoro diffuso in Sudamerica e reso famoso da moltissimi film horror e da un’immagine spaventosa nella cultura popolare e nei modi di dire. Il 26 dicembre, un banco di piranha ha attaccato decine di persone che si stavano facendo il bagno nel fiume Paranà, nella città di Rosario, in Argentina. Circa 70 persone hanno riportato morsi ai piedi e alla gambe, mentre una bambina ha perso una parte di un dito.
Della notizia si è parlato molto, anche in Italia, e spesso nel raccontarla i giornali hanno utilizzato i toni drammatici di un film di serie B. Da questo spunto, l’esperto del comportamento animale Richard Corniff, ha cercato di rendere un po’ di giustizia ai piranha, in un documentato articolo sul New York Times. Secondo Corniff, fin dal 1913, quando il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt dopo un viaggio in Amazzonia li descrisse come “i più feroci pesci del mondo”, i piranha sono diventati uno dei bersagli preferiti del nostro «blaterare pure e semplici assurdità».
Per cominciare, Corniff elenca una serie di episodi in cui si è trovato faccia a faccia con i piranha e loro si sono comportati in modo opposto a rispetto all’idea comune. Una volta Corniff si calò dentro una vasca piena di piranha nell’acquario di Dallas: appena si immerse i pesci corsero a nascondersi tutti nell’angolo opposto. Un’altra volta si mise a pescare piranha immerso fino alla vita nelle acque del Rio Napo, un fiume nell’Amazzonia peruviana. Un’altra volta ancora gettò in acqua la carcassa di un pollo, per vedere quanto tempo avrebbero impiegato i piranha a spolparla. Alla fine delle giornata, racconta, c’era ancora abbastanza carne da sfamare una famiglia.
Ovviamente questo non significa che il piranha sia un animale pacifico ed innocuo: può essere pericoloso per l’uomo, ma, come molti altri animali, lo è soltanto in particolari condizioni. Ad esempio, la leggenda dei banchi di piranha che si lanciano furiosamente contro il cibo, sbranandolo in un’orgia di morsi che fa tremare e ribollire l’acqua non è del tutto inventata. I piranha, però, si fanno prendere dalla frenesia raramente, in genere quando è disponibile un’improvvisa e abbondante fonte di cibo – ad esempio quando i pescatori ripuliscono il pescato gettandone in acqua le interiora.
C’è anche un’altra leggenda che è vera almeno in parte. Quando è stata data la notizia degli attacchi di Rosario, molti giornali hanno sottolineato un recente studio secondo il quale i piranha hanno un morso più potente di quello di uno squalo, di un’orca e persino di un tirannosauro. È vero, spiega Corniff, ma bisogna precisare che il loro morso è più potente in proporzione, a parità di peso (come si dice della forza delle formiche, ma nessun umano pensa di poter essere trasportato da una formica). In altre parole, il morso di un normale piranha non è più forte di quello di un tirannosauro: lo sarebbe quello di un piranha che pesa tanto quanto un tirannosauro. Inoltre, anche se hanno un morso molto potente, i piranha non lo usano quasi mai per sbranare vive le loro prede. Di solito si nutrono di carcasse, oppure utilizzando i loro denti per strappare squame o pinne ai pesci di passaggio, piuttosto che pezzi di carne dal corpo).
Bisogna anche sottolineare quanto siano poco frequenti gli attacchi di piranha agli essere umani. Tornando al caso dell’attacco di Rosario, Corniff nota che anche i più esperti avrebbero dei problemi a ricordare molti altri attacchi simili. Corniff ne cita un paio: uno avvenuto negli anni ’50 e l’altro nei primi anni 2000, entrambi in Suriname, uno stato nel nord-est del Sudamerica. Fatto abbastanza interessante, tutti questi attacchi avevano parecchio in comune con quello avvenuto a Rosario.
Tanto per cominciare, in tutti questi attacchi non ci sono stati “sciami di piranha inferociti che strappavano brandelli di carne”, come alcune descrizioni sui giornali sembravano suggerire. A quanto pare, tutte le vittime hanno subito una ferita, o al massimo due, e sono riuscite a tornare a riva sulle proprie gambe. Le cause del comportamento dei piranha a Rosario, e anche negli altri casi, possono essere due. La prima: i piranha sono stati attirati da grandi quantità di cibo che si trovava vicino alla spiaggia (interiora di pesci gettate in acqua da pescatori, o rifiuti di cibo lasciati in acqua dai bagnanti). In questo caso i piranha avrebbero morso le persone per “assaggiarle”, preferendo poi passare alle altre fonti di cibo, più piccole e meno rischiose da mangiare.
Secondo Corniff, però, la spiegazione, almeno dell’attacco di Rosario, è un’altra: si è trattato di un attacco difensivo. A dicembre, in quell’area dell’Argentina, per i piranha è la stagione degli accoppiamenti. I bagnanti, probabilmente, sono entrati nel territorio di riproduzione dei maschi, e questi ultimi, spaventanti, hanno cercato di allontanare le persone mordendole a scopo intimidatorio, per poi battere in ritirata. Certo, dice Corniff, nonostante tutti questi pensieri tranquillizzanti è difficile mettere a tacere la natura umana e farsi un bagno tranquillamente nelle acque dolci dei grandi fiumi sudamericani. Corniff stesso, dice un po’ scherzando e un po’ no, non riesce a trattenersi durante le sue nuotate: ogni tanto si ferma e prova a contarsi le dita dei piedi per essere sicuro che siano ancora tutte al loro posto.