I tre sistemi elettorali di Renzi
Chi ci guadagna e chi ci perde con ognuno, spiegato sullo Huffington Post
Lo Huffington Post italiano ha preso i tre sistemi elettorali proposti il 2 gennaio da Matteo Renzi ai partiti politici per cambiare rapidamente la legge elettorale esistente, e ha spiegato come funzionano e chi si avvantaggerebbe dell’introduzione di uno o dell’altro.
Il sistema ‘ispanico’. Come dice la parola stessa, ‘vige’ in Spagna. Si basa su collegi provinciali (mediamente ‘piccoli’ per numero di elettori ivi compresi) e liste bloccate (la media è di sei candidati). E’ un sistema proporzionale corretto che produce effetti maggioritari. Come spiega il professor Stefano Ceccanti (Università La Sapienza), che ne è tra i maggiori conoscitori e cultori, “premia i partiti grandi (come potrebbero essere il Pd da un lato, Forza Italia dall’altro, ndr.) e quelli che hanno un consenso concentrato in certe aree geografiche come sono, in Spagna, il partito basco e i partiti catalani in Catalogna (in Italia, in teoria, la Lega, ndr.). Penalizza, invece, i partiti piccoli e i partiti di medio peso, soprattutto se privi di radicamento territoriale (in Italia, NCD di Alfano, SC di Monti, forse M5S di Grillo, ndr.). “Importante sapere – nota ancora Ceccanti – se la Consulta boccerà in toto o solo in parte la possibilità di mettere, nel sistema elettorale, le cd. liste ‘bloccate’, tipiche del sistema spagnolo, divieto che potrebbe essere aggirato introducendo la preferenza unica o doppia di genere”. Il sistema ‘ispanico’ piace, e molto, a Forza Italia (Denis Verdini) come al suo ex omologo nel Pd di Bersani (Migliavacca) e alla Lega, non piace affatto a NCD, SC, Popolari (Casini-Mauro), M5S, SEL.
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