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  • Sabato 4 gennaio 2014

I dubbi sulla bisessualità

Il New York Times ha ripreso le reazioni che c’erano state dopo il "coming out" di Tom Daley, e raccontato i longevi pregiudizi intorno alla bisessualità maschile e femminile

EDINBURGH, SCOTLAND - APRIL 21: *** during day three of the FINA/Midea Diving World Series 2013 at the Royal Commonwealth Pool on April 21, 2013 in Edinburgh, Scotland. (Photo by Clive Rose/Getty Images)
EDINBURGH, SCOTLAND - APRIL 21: *** during day three of the FINA/Midea Diving World Series 2013 at the Royal Commonwealth Pool on April 21, 2013 in Edinburgh, Scotland. (Photo by Clive Rose/Getty Images)

Lo scorso 2 dicembre il tuffatore inglese diciannovenne Tom Daley ha pubblicato su YouTube un video in cui raccontava di avere una relazione con un uomo dalla scorsa primavera, e di sentirsi molto “felice e al sicuro” con lui. Daley – che non usava né la parola “gay” né la parola “bisessuale” – aggiungeva poi, con grande naturalezza e semplicità, di sentirsi ancora attratto anche dalle ragazze. Il suo “coming out” è stato molto apprezzato e discusso soprattutto su internet, per la leggerezza e la sincerità e anche per il coraggio: e tra i temi dei commenti c’è stato anche il fatto che Daley non avesse dichiarato una sua identità sessuale, ma solo dei sentimenti e pensieri contingenti. In un articolo ricco di spunti, il New York Times ha ripreso venerdì le reazioni che ci sono state dentro e fuori dalla comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale (LGBT) a seguito di quel “coming out” piuttosto insolito e informale di Daley, e ha ricostruito il dibattito sulla bisessualità e sulla sua reale esistenza come attitudine sessuale, che viene spesso messa in discussione.

L’articolo di Michael Schulman sul New York Times rende infatti conto dei pregiudizi che circolano intorno al fenomeno della bisessualità: «Dall’esterno la bisessualità, come la sindrome da stanchezza cronica, viene spesso ritenuta una cosa immaginaria. Gli stereotipi abbondano: i bisessuali sono promiscui, bugiardi o incapaci di ammettere la verità. Sono in realtà gay che non riescono a riconoscere di essere gay, o “lesbiche fino alla laurea” [persone che hanno esperienze omosessuali solo durante gli anni giovanili], che si divertono prima di trovare marito». Simili giudizi arrivano sia da ambienti di pensiero omofobi che diffidano della serietà delle inclinazioni omosessuali, che da commentatori omosessuali che ritengono che una dichiarazione di bisessualità sia un modo per non dichiararsi omosessuali.

Il popolare giornalista e blogger Andrew Sullivan, dichiaratamente gay, aveva commentato il video di Daley definendolo un meccanismo messo in atto per facilitare la transizione verso la sua vera identità sessuale, meccanismo di cui lo stesso Sullivan aveva fatto uso prima di ammettere definitivamente la propria omosessualità. Sullivan – piuttosto convinto che Daley non avrà mai più esperienze sessuali con le donne – ha sostenuto anche che «ci saranno sempre molti meno uomini [che donne] disposti a superare le tradizionali categorie sessuali, perché la sessualità maschile è più rozza, più semplice e più binaria di quella femminile». Queste affermazioni di Sullivan, secondo il New York Times, rispecchiano le difficoltà che molti uomini gay incontrano nel riconoscere l’esistenza della bisessualità, soprattutto quando a manifestarla sono persone molto giovani.

Alcuni studi sulla popolazione – citati dalla ricercatrice Lisa Diamond, studiosa di orientamento sessuale all’Università dello Utah – indicano che la bisessualità sarebbe più diffusa dell’omosessualità, e che la libido femminile è particolarmente aperta e “indefinita”: cosa che spiegherebbe anche perché la bisessualità femminile è più presente che non quella maschile nella cultura popolare e nell’immaginario collettivo (c’entra anche l’attrattiva erotica della bisessualità femminile presso la prevalente cultura maschile, aggiunge Schulman). Di recente, l’attrice americana Maria Bello – quella di Auto Focus, A History of Violence e The Company Men, che ha un figlio di 12 anni – ha rivelato di avere da tempo una storia d’amore con la sua migliore amica e, in un lungo articolo sempre sul NYT, si è definita una “whatever” (“qualsiasi cosa”): «La mia sensazione riguardo ai legami e ai rapporti di coppia è che siano fluidi e sempre in evoluzione».

Chirlane McCray, moglie del sindaco di New York Bill de Blasio, è una poetessa e attivista politica bisessuale, e lo stesso de Blasio durante la campagna elettorale ha puntato molto sulla composizione della sua famiglia per avvicinare un elettorato più eterogeneo e ampio (rischiando necessariamente di alienarsi quello più conservatore). Prima di sposare de Blasio, che incontrò nel 1991 quando lei lavorava insieme all’allora sindaco David Dinkins, McCray si era sempre definita una lesbica e si era molto spesa in nome dei diritti dei gay. Il pregiudizio che grava sulla bisessualità, scrive il New York Times, è rintracciabile anche nel percorso di McCray: molte sue ex colleghe dei movimenti in difesa dei gay rifiutarono di accettare il suo nuovo ruolo politico e la sua identità sessuale. McCray disse: «Ci sono alcuni che identificano le persone in un modo o in un altro, ma per il resto di noi c’è un’ampia zona grigia».

Diversi attivisti e opinionisti hanno definito questo diffuso pregiudizio della comunità gay verso i bisessuali come “bifobia”. Anche il giornalista americano Dan Savage – che tiene una rubrica settimanale pubblicata in tutto il mondo (e in Italia tradotta da Internazionale) – fu accusato di bifobia quando nel 2011 rifiutò di credere che un ragazzo di 19 anni potesse essere bisessuale, credendo più verosimile che quel ragazzo avrebbe riconosciuto la propria piena omosessualità più avanti negli anni. Per difendersi da quelle accuse e dimostrare di aver rivisto la sua posizione, la scorsa estate Savage pubblicò sul blog di Sullivan un video in cui riconosceva in sostanza che la bisessualità esiste, ma insisteva che ritenerla in certi casi una fase transitoria verso il riconoscimento della propria omosessualità non può essere considerato un atteggiamento bifobico, e citò l’esempio del cantante Mika, che si era a lungo detto bisessuale prima del suo “coming out” come gay.

Savage spiegò anche che le sue convinzioni erano supportate da alcuni studi del 2005 della Northwestern University di Chicago, in Illinois (Stati Uniti), che – al termine di alcuni esperimenti condotti su persone di diversa identità sessuale per misurare la loro eccitazione di fronte ad alcune immagini erotiche – lasciavano indimostrata l’esistenza della bisessualità negli uomini. Ma la stessa università ritrattò quelle conclusioni in un nuovo studio del 2011 e riconobbe l’esistenza della bisessualità maschile. La ragione del cambiamento di posizione, spiega il NYT, è da individuare nel fatto che le persone coinvolte negli esperimenti del 2005 erano state scelte tra gruppi eterogenei (gay, eterosessuali, bisessuali) mentre nel 2011 l’università interpellò specificamente i bisessuali, selezionando peraltro soltanto chi avesse una lunga e comprovata esperienza di rapporti sessuali con entrambi i sessi.

Nonostante l’importante contributo al dibattito offerto da queste recenti ricerche scientifiche, oltre ai pregiudizi – scrive il New York Times – continua a circolare anche una certa ritrosia ad utilizzare con fermezza e senza ulteriori specificazioni la parola “bisessuale”, pure all’interno della stessa comunità bisessuale. L’attore scozzese Alan Cumming – quello che faceva Nightcrawler in X-Men 2 – è sposato con l’illustratore Grant Shaffer, e di recente ha detto in un’intervista: «Mi definisco ancora un bisessuale anche se ho scelto di stare con Grant. Sono attratto dal corpo femminile anche se sto con un uomo, e ho solo l’impressione che i bisessuali abbiano una cattiva reputazione». In un’intervista del magazine Essence, in merito alla stessa questione, la moglie del sindaco di New York ha concluso: «Io sono molto più che una semplice etichetta. Perché le persone sono così ossessionate dal dare etichette quando parliamo di sessualità? Le etichette mettono le persone dentro a una scatola, e quelle scatole hanno la forma delle bare».

Ma queste difficoltà di relazionarsi con una propria definizione sessuale tendono a diminuire e scomparire con le generazioni più giovani, conclude il New York Times citando la dottoresa Diamond: queste tendono ad accettare la sessualità come una cosa complessa e varia, e interessarsi poco al nome da dare alle loro relazioni.

Foto: Tom Daley durante le Fina/Midea Diving World Series 2013 a Edimburgo, in Scozia, il 21 aprile 2013.
(Photo by Clive Rose/Getty Images)