I giornalisti di Al Jazeera arrestati in Egitto
Con l'accusa di aver diffuso «false notizie», di essere una «minaccia per la sicurezza nazionale» e di essere vicini ai Fratelli Musulmani, dichiarati da poco un gruppo terroristico
Nella tarda notte di domenica 29 dicembre quattro giornalisti del canale televisivo Al Jazeera, di proprietà del Qatar, sono stati arrestati al Cairo con l’accusa di aver diffuso «notizie false» e di essere una «minaccia per la sicurezza nazionale». Il corrispondente australiano Peter Greste, il capo dell’ufficio di Al Jazeera al Cairo Mohamed Fadel Fahmy – che ha nazionalità canadese – e il produttore Baher Mohamed sono stati arrestati in un hotel del centro, mentre il cameraman Mohamed Fawzy è stato arrestato mentre si trovava a casa. L’emittente ha chiesto «l’immediato e incondizionato rilascio» dei giornalisti detenuti, definendo gli arresti «del tutto arbitrari».
Le accuse contro i giornalisti sono state formulate dal ministro degli Interni egiziano, che ha anche detto che il materiale in loro possesso (macchine fotografiche, varie attrezzature e registrazioni) è stato sequestrato: i quattro avrebbero incontrato alcuni esponenti dei Fratelli Musulmani, movimento islamista politico-religioso che la scorsa settimana è stato dichiarato un «gruppo terroristico» dal governo ad interim dell’Egitto presieduto da Adli Mansur. Uno dei giornalisti di Al Jazeera arrestati è accusato di far parte dei Fratelli Musulmani, movimento a cui tra l’altro appartiene anche l’ex presidente Mohamed Morsi, deposto da un colpo di stato guidato dai militari lo scorso 3 luglio.
La definizione di «gruppo terroristico» consente al governo di sanzionare tutti coloro che appartengono all’organizzazione, che la finanziano e che ne promuovono le attività, considerandoli legati o coinvolti in attività terroristiche. Negli ultimi giorni nel paese sono state arrestate oltre 100 persone per questa ragione e anche i recenti arresti dei giornalisti fanno parte di queste operazioni: il governo da tempo accusa Al Jazeera di parteggiare per i Fratelli Musulmani e di essere uno strumento politico dell’emiro del Qatar che, secondo i critici, userebbe il trattamento delle notizie per contrattare vantaggi e favori politici da parte di altri stati del Medio Oriente e degli Stati Uniti. In questo caso, secondo gli oppositori di Morsi, il Qatar avrebbe sostenuto – mai esplicitamente, ma secondo molti evidentemente – le rivolte contro l’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011 e, più tardi, l’elezione del presidente Morsi. La credibilità di Al Jazeera era stata messa in crisi anche lo scorso luglio quando ventidue giornalisti si erano dimessi accusando la rete di raccontare gli eventi in Egitto in maniera parziale e lontana dalla realtà.
Gli arresti dei quattro giornalisti fanno seguito a una serie di intimidazioni, perquisizioni e sequestri contro il personale di Al Jazeera, iniziati proprio dopo la deposizione di Morsi. La Commissione per la protezione dei giornalisti (CPJ), con sede a New York, ha indicato l’Egitto, la Siria e l’Iraq come i luoghi più pericolosi per fare i giornalisti. In particolare l’organizzazione ha sostenuto che le condizioni per i giornalisti in Egitto sono molto peggiorate negli ultimi tempi e ha ricordato che «sei giornalisti sono stati uccisi per il loro lavoro nel 2013».
Foto: la sede di Al Jazeera al Cairo
(MOHAMMED ABED/AFP/Getty Images)