Ritorna la tassa francese sui grandi guadagni
Quella che prevede un'imposta del 75% sugli stipendi sopra un milione di euro, e che ha fatto arrabbiare Gerard Depardieu e le squadre di calcio francesi
Domenica 29 dicembre il Consiglio costituzionale francese ha approvato la tassa sui grandi guadagni (in realtà, più precisamente, un’imposta) quella che prevede di tassare al 75 per cento la parte di stipendio che supera un milione di euro e che è contenuta nella legge finanziaria per il 2014. Quasi un anno fa una versione precedente della legge era stata bocciata dal Consiglio perché ritenuta poco equa: doveva infatti essere pagata dai singoli contribuenti – invece che dai nuclei familiari – e permetteva numerose scappatoie. Il governo ha modificato l’imposta, che ora dovrà essere versata direttamente dai datori di lavoro.
L’imposta rimarrà in vigore per due anni, nel 2014 e nel 2015. Alla fine di ottobre i club di calcio francesi avevano annunciato uno “sciopero” dei calciatori contro la tassa: secondo i proprietari delle squadre, la nuova tassa, unita a una difficile situazione finanziaria, avrebbe impedito di pagare ai calciatori stipendi adeguati al mercato, facendo così fuggire dal paese quelli migliori. Qualche settimana dopo lo sciopero è stato rimandato, anche perché la protesta non ha incontrato molta simpatia tra i francesi. Secondo alcuni sondaggi più di tre quarti della popolazione francese è favorevole alla nuova imposta. In tutto, la tassa sui grandi guadagni dovrebbe riguardare circa 30 mila persone in tutto il paese.
Diversi uomini d’affari e altri personaggi pubblici protestarono quando Hollande introdusse la tassa per la prima volta, con la legge finanziaria per il 2013. Tra gli altri l’attore Gerard Depardieu, che pochi mesi fa è diventato cittadino russo dicendo pubblicamente che la tassazione francese era troppo pesante e che la Francia è “un paese che vuole sanzionare il successo, la creatività e il talento”. Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia – proprietario, tra gli altri, del marchio Louis Vuitton – ha invece annunciato nell’aprile 2013 di aver rinunciato alla sua richieste di ottenere la cittadinanza belga, che avevano scatenato grandi polemiche in Francia (tra cui una prima pagina di Libération, diciamo così, piuttosto diretta).
La tassa sui grandi guadagni è stata uno degli elementi più importanti della campagna elettorale con cui Hollande ha vinto le elezioni presidenziali del 2011 e la bocciatura della prima versione della tassa nel dicembre 2012 era stato visto come un grave danno per l’immagine del suo governo. La bocciatura arrivò in un momento di popolarità in declino per Hollande che dura ancora oggi. Tutt’ora il presidente rimane molto criticato e il suo Partito Socialista è in difficoltà nei sondaggi.