Le spedizioni polari al tempo dei social network
La nave di una spedizione internazionale al Polo Sud è rimasta incagliata: altre tre navi stanno andando a soccorrerla, mentre l'equipaggio condivide immagini e versi di foche leopardo
Martedì 24 dicembre la nave russa “Akademik Shokalskiy” con a bordo 74 persone – partita il 7 dicembre dalla Nuova Zelanda per un’importante spedizione scientifica internazionale al Polo Sud – si è incagliata al largo delle coste dell’Antartide, quando si trovava a circa 160 chilometri dalla base permanente francese “Dumont d’Urville”, nella parte orientale dell’Antartide, ed è ora ferma da quattro giorni.
Tre navi rompighiaccio – la cinese “Snow Dragon”, la francese “Astrolabe” e l’australiana “Aurora Australis” – sono andate in soccorso della nave russa, ma alcune stanno incontrando difficoltà simili: la “Snow Dragon” si trova ora a circa 11 chilometri dalla “Akademik Shokalskiy” ma non riesce a proseguire e ha temporaneamente sospeso la missione, mentre la rompighiaccio francese al momento non è più coinvolta nella missione di soccorso, in attesa dell’arrivo della nave australiana. Un membro della spedizione a bordo della “Akademik Shokalskiy” ha da poco pubblicato un video per rassicurare la sua famiglia: appare piuttosto rilassato e assicura che a bordo stanno tutti bene.
La “Akademik Shokalskiy” è rimasta incagliata in un tratto di mare solitamente navigabile, in questo periodo dell’anno, ma che si è rapidamente ghiacciato a causa di un’improvvisa bufera di neve e venti gelidi che ha attraversato tutta l’area. A bordo ci sono anche due giornalisti del Guardian, Alok Jha e Lawrence Topham (qui la sezione del Guardian dedicata alla spedizione, con aggiornamenti quotidiani), e un professore dell’Università del New South Wales (Australia), Chris Turney, a capo della spedizione scientifica: fin dall’inizio del viaggio stanno utilizzando diversi strumenti per documentare via satellite la spedizione e le difficoltà degli ultimi giorni, anche sui social network.
Nonostante l’imprevisto, il morale dell’equipaggio rimane molto alto, dicono, e al momento nessuno di loro ha intenzione di abbandonare la spedizione, in attesa dei soccorsi della nave australiana o di un miglioramento delle condizioni atmosferiche che consenta alla “Akademik Shokalskiy” di disincagliarsi e riprendere il viaggio (le scorte di cibo a bordo sono sufficienti per coprire ancora alcuni giorni).
Mal che vada, a bordo della “Snow Dragon” – che rimane lì, in attesa dell’arrivo dell’altra nave di soccorso, l'”Aurora Australis”, previsto per domenica sera – c’è un elicottero che potrà essere utilizzato per andare a recuperare i membri dell’equipaggio della “Akademik Shokalskiy”, che a quel punto dovrebbe però abbandonare la spedizione.
Venerdì 27 dicembre, tramite il suo account Twitter, Turney ha comunicato l’avvistamento della “Snow Dragon” pubblicando una fotografia della nave all’orizzonte, prima di scoprire che la “Snow Dragon” non può andare avanti e ha sospeso la missione di soccorso. Alcune ore fa Turney ha utilizzato anche Soundcloud, una piattaforma che permette di condividere file audio, per pubblicare i versi di alcune foche leopardo registrati durante la spedizione.
Great news. Icebreaker Snow Dragon on horizon with penguins! Everyone very happy! #spiritofmawson pic.twitter.com/IsMEKOCOwp
— Chris Turney (@ProfChrisTurney) December 27, 2013
Adelie penguins come to check out what's going on! #spiritofmawson pic.twitter.com/4qI6hldS28
— Chris Turney (@ProfChrisTurney) December 27, 2013
La spedizione scientifica Australiasian Antarctic Expedition 2013-2014, condotta da un gruppo di ricerca asiatico e australiano, ripercorre lo stesso tragitto di una storica spedizione antartica australiana con lo stesso nome – anche nota come spedizione “Aurora” – avvenuta tra il 1911 e il 1914 nell’area della baia del Commonwealth, guidata dall’esploratore australiano Douglas Mawson. La spedizione – che pure fornì importanti rilevazioni geologiche e meteorologiche – costò la vita ad alcuni membri dell’equipaggio ed è oggi considerata, tra le spedizioni al Polo Sud, come una delle meno fortunate della storia.