L’intervista di Davide Vannoni a Repubblica
«Siamo certamente vittime della lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica», ha detto il fondatore di Stamina Foundation
Venerdì 27 dicembre, Repubblica ha pubblicato una lunga intervista con Davide Vannoni, il presidente di Stamina Foundation e tra i principali promotori del “metodo” Stamina, il controverso trattamento che – secondo i suoi promotori – è a base di cellule staminali e che sarebbe in grado di curare malattie gravi e invalidanti come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Su Stamina negli ultimi mesi si sono espressi numerosi scienziati: una commissione di esperti ha portato alla bocciatura della sperimentazione da parte del ministero della Salute (giudicata poi non imparziale dal TAR del Lazio), prima che alcune sentenze consentissero ad alcuni pazienti di continuare le trasfusioni. Ci sono state anche critiche da parte della comunità scientifica, con dure accuse – anche di plagio – da parte della rivista Nature che è tornata più volte ad occuparsi del tema.
Nell’intervista Vannoni dice di avere “dalla nostra parte” due direttori sanitari e “venti medici”.
Cos’è allora? Un complotto?
Siamo certamente vittime della lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica. Tutto sulla pelle di chi sta morendo.
La risposta sulle cosiddette lobby del farmaco sembra però essere in contraddizione con un’affermazione precedente nell’intervista, dove si parla dei finanziamenti ricevuti da Stamina Foundation proprio da una azienda farmaceutica, la svizzera Medestea.
Da loro dovevamo ricevere due milioni di euro per la ricerca, ne sono arrivati solo 400mila. Il presidente Gian Franco Merizzi è una persona seria.
Vannoni dice di essere “oggetto di un attacco a fronte unico” e che secondo lui il procuratore Guariniello, che a Torino sta indagando sulla vicenda, “avrebbe archiviato tutto senza le pressioni del ministero della Salute”. Se la prende con il ministro Beatrice Lorenzin, che seguendo il parere della commissione su Stamina e della comunità scientifica ha fermato la sperimentazione.
Lorenzin ha detto che lei macchia l’immagine dell’Italia.
La macchia di più questa signora: su 150 malati in lista d’attesa, ne sono morti già otto dopo lo stop della sperimentazione imposto da Roma, e tre erano bambini.
Nell’intervista, Vannoni afferma anche che i rischi per i suoi pazienti sono “solo quelli legati all’improvvisa interruzione delle cure” e che “nessuno ha mai sofferto per effetti collaterali”. Dalle carte circolate fino a ora sulle indagini dei NAS dei Carabinieri e della commissione incaricata dal ministero sono emersi invece forti dubbi sia sulla sicurezza del trattamento, sia sulla possibilità di contaminazioni che potrebbero portare a infezioni anche gravi.
Stamina Foundation si è sempre rifiutata di rendere pubblico il presunto protocollo di cura del proprio trattamento, cosa che fino a ora ha reso impossibile fare del tutto chiarezza sul sistema. A Repubblica, Vannoni dà in tema la risposta che ha sempre dato in passato:
Perché non è brevettato, e per evitare che in Israele oppure a Hong Kong qualcuno lo metta in pratica copiandolo e chiedendo 30mila euro a iniezione.
In precedenza, sempre nell’intervista, Vannoni ammette che che venivano richiesti circa 27mila euro per cinque infusioni quando era attivo il suo laboratorio a San Marino, aggiungendo che comunque pagava solo “chi poteva”.
foto: LaPresse