La notte di protesta a Istanbul
Centinaia di persone hanno manifestato contro il primo ministro turco Erdogan, che ha annunciato un rimpasto di governo e di non volersi dimettere nonostante una grande inchiesta per corruzione
In seguito alle dimissioni di tre ministri del governo turco per uno scandalo che ha coinvolto i loro figli, accusati di corruzione, il primo ministro della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato un consistente rimpasto di governo, con la sostituzione di circa metà dei propri ministri. Con un messaggio televisivo, ha annunciato di avere rimosso, oltre ai tre ministri che si sono dimessi, anche quello che si occupava dei rapporti con l’Unione Europea e di avere effettuato scambi e sostituzioni per quanto riguarda i ministeri della giustizia, dei trasporti, della famiglia, dello sport e dell’industria. Il rimpasto ha anche interessato uno dei suoi vice ed è stato deciso dopo un incontro privato con il presidente turco, Abdullah Gul.
L’annuncio del rimpasto di governo è stato contestato nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 novembre da centinaia di persone, che hanno manifestato per le strade di Istanbul e di altre città del paese, chiedendo le dimissioni di Erdogan. Ci sono stati alcuni scontri con la polizia, che ha reagito lanciando lacrimogeni e utilizzando idranti per disperdere la folla.
Dopo essersi dimesso, il ministro dell’Ambiente Erdogan Bayratkar aveva chiesto al primo ministro di dimettersi per fare chiarezza sullo scandalo per corruzione, che interessa decine di funzionari dello stato. Nel suo messaggio televisivo, Erdogan non ha affrontato l’argomento, facendo intendere di volere continuare il proprio mandato. Nella mattina del 25 dicembre, oltre a Bayratkar si erano dimessi Zafer Caglayan, ministro dell’Economia, e Muamma Guler, ministro degli Interni. I rispettivi figli erano stati arrestati sabato scorso insieme con altre 21 persone (tra cui il direttore della banca di stato Halkbank), causando una delle crisi politiche più gravi per il primo ministro Erdogan secondo numerosi osservatori.
Sia il ministro Guler che il ministro Caglayan – come anche lo stesso Erdogan – hanno parlato di un “complotto” contro il governo e messo in discussione la correttezza delle indagini, che si basano principalmente su alcuni trasferimenti di denaro in Iran nell’ambito di una presunta corruzione relativa agli appalti di alcune opere edilizie. Guler ha detto che i file delle intercettazioni utilizzati dalla polizia nell’inchiesta sarebbero stati manomessi, e che i soldi ritrovati dalla polizia a casa di suo figlio sarebbero il ricavo della vendita di una loro villa.
Erdogan da giorni definisce l’inchiesta per corruzione come un tentativo per screditare il governo messo in atto dai suoi oppositori politici, turchi ed esteri. Ha detto che si tratta di una “banda criminale” che ha organizzato “un complotto dall’estero” in vista delle elezioni amministrative in programma per il prossimo marzo. Erdogan dal 2002 ha vinto per tre volte le elezioni politiche, è a capo di una coalizione di partiti conservatori e nazionalisti. Ha basato le sue campagne elettorali sui temi della crescita economica e della lotta alla corruzione, ma secondo i detrattori ha progressivamente assunto un’impostazione autoritaria e politiche tese a una nuova islamizzazione del paese.