La prima intervista di Snowden dalla Russia
«Per me, in termini di soddisfazione personale, la missione è già compiuta. Ho già vinto.
Il Washington Post ha pubblicato oggi una lunga intervista a Edward Snowden, l’ex analista dell’intelligence statunitense che ha rivelato i programmi di sorveglianza della National Security Agency. L’intervista è stata realizzata a Mosca, dove Snowden si trova da circa quattro mesi, da uno dei giornalisti che aveva collaborato con Snowden per la pubblicazione dei primi documenti, Barton Gellman.
«Per me, in termini di soddisfazione personale, la missione è già compiuta. Ho già vinto. Non appena i giornalisti sono stati in grado di lavorare sui documenti, tutto ciò che stavo provando a fare ha ricevuto un riconoscimento. Questo perché io non voglio cambiare la società. Voglio dare alla società la possibilità di capire e scegliere se cambiarsi da sola»
Snowden inoltre risponde così a una riflessione di Gellman, riguardo al fatto che molti lo accusino di essere stato sleale: «Non sto cercando di distruggere la NSA, sto lavorando per migliorarla. Sto ancora lavorando per l’agenzia, di fatto; solo che loro sono gli unici a non averlo capito». Alla domanda sul perché abbia ritenuto di agire “unilateralmente”, superando le regole e le procedure della democrazia elettiva e rappresentativa, Snowden ha risposto così:
«Per tutta questa faccenda – chi ti ha dato la legittimità di farlo? – bisogna invertire il modello. Sono stati loro, i miei supervisori. La senatrice Dianne Fenstein (il capo della commissione del Senato di controllo sull’intelligence) mi ha dato il permesso di farlo quando ha fatto domande troppo facili ai capi dell’intelligence. Il deputato Mike Rogers (il capo della stessa commissione della Camera) mi ha dato il permesso quando ha tenuto nascosti i programmi dell’intelligence. La Corte Federale per l’intelligence mi ha dato il permesso quando hanno deciso di legiferare ben oltre le sue competenze. Il sistema ha fallito a livello strutturale, in ogni suo organismo di controllo che avrebbe dovuto occuparsene»
«Non è che questo “compito” toccasse a me perché io fossi bravo e qualificato come nessun altro, perché fossi un angelo caduto dal paradiso per salvarvi: questo compito poteva toccare a chiunque, dovunque. Chiunque aveva la possibilità di farlo: a un certo punto mi resi conto che chiunque attorno a me aveva la possibilità di farlo ma non lo faceva. Quindi qualcuno doveva essere il primo».
E riguardo ai suoi rapporti con il paese che lo sta ospitando:
«Non esiste nessuna prova per l’accusa che ho stretto accordi con la Russia, o con la Cina, o con qualsiasi altro paese che non siano gli Stati Uniti. Non ho nessun rapporto con il governo russo. Non ho fatto alcun accordo con questi governi.» «Se mai avessi tradito il mio paese, l’ho fatto ai danni del governo e in favore delle persone»