Gli inconvenienti della torcia olimpica
La Russia ha organizzato la più lunga staffetta di sempre per le Olimpiadi invernali di Sochi, ma finora ci sono stati incendi, spegnimenti e polemiche
Pochi giorni fa il New York Times ha messo in fila i molti problemi che hanno complicato il percorso della torcia olimpica diretta verso Sochi, in Russia, per le Olimpiadi Invernali.
La staffetta organizzata dalla Russia, con i suoi 65 mila chilometri, è la più lunga nella storia delle Olimpiadi, coinvolge circa quattordicimila persone e viaggia da settimane per i quattro angoli della Terra – e oltre – utilizzando ogni mezzo di trasporto possibile, inclusa la slitta e il cammello. Dopo essere stata accesa a Olimpia in Grecia il 29 settembre, è stata trasportata a Mosca con un volo speciale e sta attraversando tutte le 83 regioni che costituiscono la Russia.
All’interno del percorso sono inclusi il Monte Elbrus, il più alto del Caucaso, e il lago Bajkal, il più profondo del mondo, oltre a vulcani, porti naturali e alla celebre tenuta di Jasnaja Poljana, dove Lev Tolstoj scrisse Anna Karenina e Guerra e pace. Ma una delle tappe è stato anche il Polo Nord e a novembre la torcia olimpica è stata mandata nello spazio, partendo dalla base di Baikonur in Kazakistan in un razzo con a bordo tre astronauti e facendo una tappa nella stazione spaziale internazionale prima di rientrare a terra.
Per ragioni di sicurezza, la torcia è dovuta rimanere spenta durante tutta la durata del viaggio spaziale. Ma mentre questa deroga è comprensibile, ci sono stati molti altri casi di eccezioni più problematiche. Secondo le ultime notizie, la torcia si sarebbe spenta circa 44 volte durante il percorso. Tra queste, il 6 ottobre, dopo essere arrivata di fronte al Palazzo del Cremlino, per riaccendere la fiamma una guardia è dovuta intervenire usando il suo accendino.
Le autorità russe, che sperano di trovare nei Giochi un’occasione per mostrare la varietà dei paesaggi del loro paese e le loro superiori qualità organizzative, stanno cercando di contenere ogni notizia di questo genere, spiega il New York Times. C’è quindi una certa differenza tra quello che accade e quanto riportano le informazioni ufficiali: queste ultime affermano infatti che finora la torcia si è spenta solo tre volte, e che solo in un caso è stata riaccesa da qualcuno e non da un’altra fiaccola, come dovrebbe avvenire in tutti i casi secondo il cerimoniale. Nel caso del Cremlino, il portavoce della staffetta Roman Osin ha spiegato: «È stata solo una folata di vento, il tedoforo che stava correndo era completamente sconvolto e, non sapendo come agire, ha chiesto aiuto alla guardia, che lo ha aiutato con l’unico strumento che aveva».
Ma gli incidenti non si limitano alle difficoltà di mantenere la torcia accesa: a fine novembre la giacca di un tedoforo membro della squadra nazionale di bob, Piotr Makarciuk, ha preso fuoco mentre trasportava la fiaccola tra la folla della città siberiana di Abakan. Un video pubblicato su YouTube dal sito russo Lifenews mostra come la fiamma appare d’improvviso sulla spalla sinistra della giacca. Fortunatamente, il fuoco è stato subito spento e Makarciuk non ha riportato ferite gravi.
Un altro tragico inconveniente è stata la morte di un tedoforo di 73 anni per attacco cardiaco, dopo aver trasportato la torcia olimpica a Kurgan, una città della Siberia occidentale. Vadim Gorbenko, allenatore di lotta greco-romana, si è sentito male subito dopo aver percorso la distanza assegnatagli, circa 150 metri. “È tornato nel punto di raduno ed è stato fotografato, poi ha detto che si sentiva male ed è stato subito trasportato in ospedale, ma i dottori non sono stati capaci di salvarlo” ha detto il portavoce Roman Osin, che viaggia con i membri della staffetta.
La difficoltà dei tedofori nel trasporto della fiaccola non è una novità delle Olimpiadi russe. Dice J. J. Fetter, medaglia olimpica di vela e per due volte tedofora: “non è possibile correre facendo andare le tue braccia avanti e indietro perché così faresti ondeggiare troppo la fiamma, e c’è il rischio di dare fuoco ai tuoi capelli o a quelli di qualcun altro”.
La fiamma olimpica è teoricamente sempre la stessa, accesa nel tempio di Era a Olimpia, in Grecia, qualche mese prima delle Olimpiadi, mentre le torce sono invece numerose. Al di là dei rischi inevitabili di una fiamma accesa, l’oggetto è anche molto costoso: sono state prodotte 16 mila torce e messe in vendita al prezzo di circa 530 euro. L’azienda che le ha costruite si chiama KrasMash e si occupa solitamente di missili per sottomarini. Ognuno dei 14 mila tedofori ha potuto decidere se comprare quella che ha utilizzato nel suo percorso, ma la cifra per l’acquisto si è rivelata fuori portata per molti, che hanno chiesto di poterla comprare a credito (gli è stato risposto di no).
Il 29 novembre il Moscow Times ha riportato un commento di Mikhail Starshinov, deputato alla Duma, il parlamento russo: “Ogni persona normale avrà almeno un paio di domande. Perché sono state prodotte 16 mila torce? Quanto costa la produzione di ogni torcia e il prezzo di vendita è appropriato? E infine, perché non funzionano?”. A ottobre, il partito “Russia Unita” del presidente Putin ha annunciato un’iniziativa per protestare contro i difetti delle torce olimpiche e chiedere il motivo per cui la produzione delle torce è costata così tanto: un totale di circa 8 milioni di euro, secondo una stima del giornale russo Vedomosti.