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  • Mercoledì 18 dicembre 2013

Ronald Biggs e la “grande rapina al treno”

Partecipò a uno dei furti più celebri dell'ultimo secolo, cantò con i Sex Pistols, evase dal carcere e visse da latitante per più di 40 anni: è morto martedì a 84 anni

Here are the two coaches of the Glasgow-London mail train which a gang of masked men robbed of more than 100 bags of registered mail near Cheddington, England on August 8, 1963. One official said the haul could total as high as 2.6 million pounds -- estimated worth of $3.7 million dollars. The bandits stopped the train at a rural crossing 40 miles northwest of London, uncoupled these two coaches, drove them a mile further and unloaded the bags to a waiting truck. (AP Photo)
Here are the two coaches of the Glasgow-London mail train which a gang of masked men robbed of more than 100 bags of registered mail near Cheddington, England on August 8, 1963. One official said the haul could total as high as 2.6 million pounds -- estimated worth of $3.7 million dollars. The bandits stopped the train at a rural crossing 40 miles northwest of London, uncoupled these two coaches, drove them a mile further and unloaded the bags to a waiting truck. (AP Photo)

Mercoledì 18 dicembre è morto a Londra Ronnie Biggs: aveva 84 anni, era malato da tempo ed era il criminale britannico che l’8 agosto del 1963 partecipò alla cosiddetta “Grande rapina al treno”, uno dei più memorabili furti dell’ultimo secolo, quello in cui venne rubata la somma di denaro più consistente nella storia della Gran Bretagna. L’account ufficiale su Twitter di Biggs – che pubblicizza il suo sito e i suoi libri – ha dato questa mattina l’annuncio:

Durante la sua ultima apparizione in pubblico, avvenuta due anni fa a Londra in occasione della presentazione della sua autobiografia, Biggs disse che in futuro sarebbe stato ricordato come «un amabile furfante». C’è chi lo definisce un «violento criminale» e chi lo descrive come un «mito» (cantò anche con i Sex Pistols). Quel che è sicuro è che ebbe una vita molto avventurosa.

Ronald Arthur Biggs, soprannominato “Ronnie”, nacque nella periferia di Londra l’8 agosto del 1929 in una famiglia di operai, il più giovane di cinque figli. Da ragazzo si guadagnò da vivere facendo il falegname e nel 1947, a 18 anni, si arruolò nella Royal Air Force, l’aeronautica militare del Regno Unito, ma fu congedato con disonore per diserzione dopo soli due anni di servizio. Negli anni seguenti fu condannato nove volte per piccoli furti e fu in quel periodo che incontrò Bruce Reynolds, l’ideatore della grande rapina al treno. Si era rivolto a lui per chiedere un piccolo prestito ma ricevette invece la proposta di «partecipare a un lavoro». Si prese un giorno per pensarci e alla fine accettò.

Il furto fu pianificato nei minimi dettagli: alle prime ore del mattino dell’8 agosto 1963 – giorno del trentaquattresimo compleanno di Biggs – il treno postale Glasgow-Londra (che trasportava grandi quantità di denaro contante tra le filiali di periferia e le sedi centrali delle banche di Londra) fu fatto fermare in piena campagna mentre attraversava il Buckinghamshire vicino a Cheddington, a nordovest di Londra, grazie alla manomissione del segnale luminoso sui binari.

Quando il macchinista Jack Mills uscì dalla cabina, uno dei componenti della banda lo colpì alla testa con una spranga di ferro. La banda – composta da Biggs e da altre 14 persone – sganciò gli ultimi dieci vagoni e fece portare la locomotiva e i primi due vagoni in un binario isolato: il macchinista della banda non era stato in grado di togliere i freni al treno e per farlo venne riportato a bordo Mills, che sanguinava parecchio. La banda rubò dal secondo vagone circa 2,6 milioni di sterline contenuti in sacchi postali. Il tutto durò circa 15 minuti. Come è stato ampiamente riportato durante il processo, Biggs trascorse la maggior parte del tempo seduto in una Land Rover vicino al terrapieno della ferrovia.

Il bottino fu portato in una casa abbandonata a Letherslade, per essere spartito, ma furono commessi degli errori che portarono presto la polizia a individuare la maggior parte dei membri della banda (alcuni, invece, non furono mai rintracciati). Di Biggs furono scoperte le impronte digitali. Fu arrestato, e il 15 aprile del 1964 venne condannato a 30 anni di prigione, una pena molto alta che, come scrisse l’ex commissario di polizia Robert Mark, doveva funzionare come deterrente per crimini simili, ma che contribuì a fare di quei ladri dei veri e propri miti che attirarono l’attenzione e la simpatia dell’opinione pubblica.

Dopo un anno e tre mesi di prigione, l’8 luglio del 1965, Biggs riuscì a evadere dal carcere di Wandsworth a Londra. Mentre alcuni prigionieri creavano un diversivo nel cortile, Biggs si arrampicò sul muro con una scala di corda e cadde su un furgone parcheggiato all’esterno. Inizialmente fuggì a Bruxelles via mare, poi si spostò a Parigi con la moglie Charmian e i figli, dove si sottopose a un intervento di chirurgia plastica e ottenne dei documenti d’identità falsi. Nel 1966 si trasferì in Australia e venne raggiunto qualche mese dopo dalla famiglia. Visse ad Adelaide, dove gestì una piccola pensione, e lavorò come falegname sotto falso nome a Melbourne. L’Interpol lo cercava. Nel 1970 Biggs fuggì da solo a Rio de Janeiro, in Brasile.

Nel 1974 fu rintracciato dal giornalista del Daily Express Colin MacKenzie e raggiunto dall’ispettore Jack Slipper di Scotland Yard: che non poté però ottenere l’estradizione per Biggs, poiché la donna con cui questi aveva una relazione (la ballerina brasiliana Raimunda de Castro) era incinta. La legge, a quel tempo, non prevedeva che un genitore o un futuro genitore di un bambino con cittadinanza brasiliana potesse essere estradato. Ci furono altri tentativi – ufficiali e meno ufficiali – di riportarlo nel Regno Unito: Biggs a un certo punto fu rapito da tre ex soldati britannici e portato alle Barbados, ma venne rimandato in Brasile perché era stato sequestrato illegalmente.

Continuò a mantenersi grazie alla sua notorietà, posando per delle foto con i turisti in cambio di denaro, vendendo souvenir e magliette che celebravano le sue fughe, offrendo per soldi delle cene a casa sua. Nel 1978 registrò No One Is Innocent con i Sex Pistols, scrisse un libro di memorie, collaborò a un musical sulla sua vita, incise delle canzoni con una band tedesca e un gruppo punk argentino. Nel frattempo, i suoi ex compagni si erano trasferiti lontano da Londra o erano morti: Buster Edwards si era impiccato, Charlie Wilson fu ucciso in Spagna, altri ancora erano morti per cause naturali come Reynolds nel febbraio del 2012 (Biggs partecipò al suo funerale).

Anche le condizioni di salute di Biggs si fecero sempre più critiche. Nel 1998 ebbe un primo ictus, poi un secondo e un terzo. Nel 2001, sperando di ricevere un trattamento sanitario adeguato e di favore, decise di tornare volontariamente nel Regno Unito. Subito dopo il suo arrivo (indossava una maglietta ed era su una sedia a rotelle) fu arrestato e tornò in carcere. L’allora ministro degli Interni, Jack Straw, gli rifiutò la liberazione soprattutto perché Biggs, disse, non aveva mostrato «alcun rimorso per i suoi crimini, né rispetto per le punizioni che gli vennero date». Quando nel 2009 Biggs fu trasferito in ospedale per una grave polmonite e senza alcuna speranza di sopravvivenza, Straw decise che poteva essere rilasciato.

Biggs era appena in grado di parlare e di muoversi. Riapparve nel novembre del 2011 un’ultima volta in pubblico per il lancio del suo libro. In quell’occasione disse: «Non ho nessuna pretesa di essere stato un uomo perfetto, che ha condotto una vita impeccabile, ma sono ora un uomo migliore per le esperienze che ho vissuto negli ultimi cinquant’anni, periodo in cui ho cercato di mantenere onestamente la mia famiglia e me stesso come meglio potevo. […] Da chi non mi conosce e che non mi ha mai incontrato è stato detto che io non ho rimpianti. Questo semplicemente non è vero: ho sempre rimpianto il dolore che ho causato con le mie azioni, soprattutto quello della mia famiglia e dei miei amici».