Snowden vuole chiedere asilo al Brasile
Lo ha scritto in una lettera pubblicata su un quotidiano locale, dicendo che solo così potrà collaborare alle indagini del governo contro la NSA
Il quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo ha pubblicato una lettera – qui in inglese – in cui Edward Snowden, l’ex analista dell’intelligence statunitense che ha rivelato i programmi di sorveglianza della National Security Agency, chiede di poter avere asilo politico in Brasile. Snowden al momento si trova in Russia, dove lo scorso agosto ha ottenuto un permesso di asilo di un anno che scadrà nell’estate 2014. La lettera non è ancora una richiesta formale di asilo, naturalmente.
Snowden spiega di voler aiutare i paesi che vogliono indagare sullo spionaggio della NSA, ma che «sfortunatamente il governo americano si sta impegnando a limitare la mia capacità di farlo. Fino a quando un paese non mi garantirà l’asilo politico permanente, il governo americano continuerà a interferire con la mia possibilità di parlare liberamente». Nella lettera Snowden usa esempi ambientati in Brasile per spiegare l’estensione della sorveglianza della NSA:
«Oggi se porti un cellulare a San Paolo, la NSA può tracciare dove sei, e lo fa 5 miliardi di volte al giorno in tutto il mondo. Quando una persona in Florianópolis va su un sito, la NSA traccia quando lo fa e cosa ha fatto su quel sito. Se una madre a Porto Alegre chiama suo figli per augurargli in bocca al lupo per l’esame, la NSA può salvare i dati per cinque anni, o più. L’agenzia può mantenere traccia di chi ha una relazione o visita siti porno, nel caso gli serva per danneggiare la reputazione dei suoi obiettivi. Senatori americani ci dicono che il Brasile non si deve preoccupare, perché non si tratta di “controllo” ma di “raccolta di dati”. Dicono che l’obiettivo è garantire sicurezza alle persone. Ma si sbagliano. Questi programmi non sono mai stati fatti per combattere il terrorismo: sono fatti per lo spionaggio economico, il controllo sociale e la manipolazione diplomatica. Per avere potere».
Snowden aggiunge che molti senatori brasiliani gli hanno chiesto aiuto nelle indagini sullo spionaggio della NSA contro i cittadini brasiliani, e ribadisce che potrà aiutarli pienamente soltanto quando avrà ottenuto asilo permanente e protezione dagli Stati Uniti. Probabilmente la decisione di Snowden di rivolgersi al Brasile è dovuta alla dura reazione del paese – e in particolare del presidente Dilma Rousseff – dopo la scoperta dei programmi di sorveglianza della NSA che, tra le altre cose, controllava il telefono cellulare di Rousseff. A settembre Rousseff aveva tenuto un discorso in proposito all’Assemblea generale della Nazioni Unite, poco prima che parlasse il presidente americano Barack Obama, e a ottobre aveva cancellato una visita a Washington DC. Rousseff ha anche chiesto al suo governo di prendere alcune misure per limitare fattivamente lo spionaggio della NSA, per esempio collegando il Brasile con linee di fibra ottica direttamente all’Europa, anziché agli Stati Uniti. Insieme alla Germania, il Brasile ha anche chiesto all’ONU di adottare una risoluzione di condanna alla sorveglianza «indiscriminata» ed «extra-territoriale». Inoltre proprio in Brasile, a Rio de Janeiro, vivono il giornalista americano Glenn Greenwald – a cui Snowden passò i documenti della NSA pubblicati poi sul Guardian – e il suo fidanzato David Miranda, che lo ha aiutato nell’inchiesta.
La lettera di Snowden è stata pubblicata il giorno dopo che il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha confermato che il governo non intende concedergli l’amnistia, e che se ritornerà negli Stati Uniti sarà sottoposto a processo. Sempre lunedì, il giudice federale statunitense Richard Leon ha affermato in una sentenza che il programma di spionaggio della National Security Agency volto a tracciare le telefonate dei cittadini americani è “con ogni probabilità” incostituzionale.
Una foto di Edward Snowden diffusa da Wikileaks lo scorso ottobre (AP Photo)