La sentenza contro la NSA
Un giudice federale ha detto che la raccolta dei metadati sulle telefonate degli americani è probabilmente incostituzionale, ma per adesso non ci saranno conseguenze (perché?)
Un giudice federale statunitense – Richard J. Leon del District of Columbia – ha affermato in una sentenza che il programma di spionaggio della National Security Agency volto a tracciare le telefonate dei cittadini americani è “con ogni probabilità” incostituzionale. La National Security Agency (NSA) è l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza nazionale: alcuni dei suoi programmi di controllo delle comunicazioni sono stati resi noti negli scorsi mesi grazie ai documenti diffusi da Edward Snowden, un suo ex analista. Un portavoce del dipartimento della Giustizia ha ribadito che il governo statunitense considera quel programma legale e costituzionale, ricordando che 15 altri giudici hanno deciso così in passato.
La sentenza del giudice Leon, nominato dal presidente George W. Bush, arriva dopo un ricorso presentato da un attivista conservatore. Cause simili sono state presentate in questi mesi da gruppi di cittadini e associazioni. Nelle motivazioni scritte dal giudice si legge: «Non potrei immaginare un sistema più indiscriminato e arbitrario di questa sistematica tecnologica raccolta e archiviazione di dati personali su potenzialmente ogni singolo cittadino, allo scopo di analizzarli senza l’autorizzazione di un giudice. Questo programma viola quel “certo grado di privacy” che i padri fondatori scelsero di inserire nel Quarto Emendamento». Il sistema della NSA è definito dal giudice Leon “quasi orwelliano”, in riferimento a George Orwell e al suo famoso romanzo 1984.
La decisione non avrà effetti immediati, è più un giudizio preliminare: il giudice ha ordinato al governo di interrompere la raccolta di metadati sulle telefonate – parliamo di orari, luoghi, durata: non del contenuto – ma in ragione dei “significativi interessi di sicurezza nazionale che sono in gioco” ha dato al governo statunitense almeno sei mesi per fare appello. Se il governo dovesse fare appello la questione finirebbe con ogni probabilità all’esame della Corte Suprema, ma alcuni si aspettano che la sentenza convinca il Congresso ad agire e modificare le norme in vigore: in particolare si tratta del famoso Patriot Act, approvato nel 2001 dopo gli attentati dell’11 settembre, e di una legge del 2006 che conferisce a un tribunale segreto la giurisdizione su queste intercettazioni.
La sentenza in ogni caso fa riferimento esclusivamente allo spionaggio rivolto ai cittadini americani, le cui comunicazioni sono protette dalla Costituzione a meno che l’autorità giudiziaria non sia caso per caso autorizzata a tenerne traccia: lo spionaggio del traffico Internet e delle telefonate dei cittadini stranieri, per cui la NSA è stata molto criticata in questi mesi, non ha a che vedere con la decisione del giudice Leon.
Edward Snowden, la fonte delle inchieste giornalistiche di questi mesi sulla NSA, ha diffuso un comunicato da Mosca, in Russia, dove ha chiesto e ottenuto temporaneamente asilo. «Un programma segreto autorizzato da un tribunale segreto, una volta messo alla luce del Sole, si è dimostrato violare i diritti degli americani: sarà il primo di molti».
foto: AP Photo/Francisco Seco