Gaza allagata
Le foto dal nord della Striscia, dove le piogge torrenziali di questi giorni stanno causando evacuazioni e grandi problemi
Almeno 5.000 persone sono state evacuate dalle loro case nel nord della Striscia di Gaza e trasferite in scuole ed edifici pubblici dopo quattro giorni di tempeste e piogge torrenziali. Le Nazioni Unite hanno proclamato lo stato di calamità naturale: il livello dell’acqua, in alcuni punti, ha raggiunto i due metri di altezza. Un centinaio di persone sono rimaste ferite a causa di crolli e altri incidenti causati dal maltempo, mentre tre persone sono morte. I soccorritori sono tuttora al lavoro per raggiungere con barche a remi i residenti intrappolati.
La tempesta invernale, chiamata Alexa, ha colpito l’intera regione. In Cisgiordania sono crollate almeno 45 linee elettriche e circa il 60 per cento della popolazione è isolata. Anche a Gerusalemme, coperta da più di mezzo metro di neve, diversi quartieri sono rimasti senza elettricità. La zona più colpita è però la Striscia di Gaza, dove mancano infrastrutture adeguate e dove, a causa del blocco attuato da Israele ed Egitto, mancano il combustibile per proteggersi dal freddo, qualsiasi tipo di materiale da costruzione e beni di prima necessità.
Le pompe per togliere l’acqua dalle strade senza energia elettrica non possono funzionare, e l’unica centrale elettrica della zona è ferma da settimane per mancanza di carburante: la poca elettricità che viene da Israele e dall’Egitto permette una distribuzione di energia di appena tre ore al giorno. Ci sono stati numerosi danni anche al sistema fognario, per cui la situazione è critica anche dal punto di vista sanitario. Secondo i funzionari dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi le cose vanno male soprattutto nel campo profughi di Jabaliya, quattro chilometri a nord della città di Gaza, ormai ridotto a un lago.