Monumenti comunisti in rovina
Catalogo fotografico delle opere fatte costruire da Tito nell'ex-Jugoslavia: furono simboli della forza del regime, oggi sono i simboli della sua fine
Il fotografo di Anversa Jan Kempenaers dedica parte dei suoi lavori allo studio e alla registrazione del paesaggio, in particolare alla relazione tra architettura e natura. Nella serie Spomenik – “monumento”, in serbocroato – Kempenaers cataloga esempi di monumenti fatti costruire da Tito tra gli anni Sessanta e Settanta nell’ex Jugoslavia, dedicati alla Seconda guerra mondiale. Tito volle costruire diversi memoriali per segnare i luoghi in cui avvennero le battaglie più importanti, da Tjentiste, a Kozara e Kadinjača, o dove furono eretti campi di concentramento, come Jasenovac e Niš. Le grosse strutture furono progettate dagli scultori dell’epoca, come Dušan Džamonja, Vojin Bakic, Miodrag Živković, e da architetti tra cui Bogdan Bogdanovic e Gradimir Medakovic.
I monumenti dovevano celebrare la fiducia e la forza del paese ma con la dissoluzione della repubblica negli anni Novanta caddero in rovina e furono completamente abbandonati, perdendo di conseguenza il loro significato simbolico (e acquistandone uno nuovo). Le foto di Jan Kempenaers mostrano solo alcuni delle centinaia di questi monumenti, alcuni molto grossi e collocati in luoghi isolati, altri piccoli e magari installati in città. I grossi memoriali, costruiti secondo un’estetica fortemente modernista, sembrano piccole porzioni di città futuriste nel bel mezzo di paesaggi naturali. Kempenaers sceglie quelli che reputa più interessanti anche in ottica “pittoresca”: lo scopo del progetto non è documentare in maniera scientifica i monumenti ma selezionare e mostrare i più forti e particolari. Il progetto, concluso nel 2009, è diventato un libro.