Le divisioni tra i “forconi”
Dopo le proteste della settimana scorsa ora i promotori litigano sulla manifestazione di mercoledì prossimo a Roma
Dopo una settimana di proteste in diverse regioni e città d’Italia, all’interno del movimento dei “forconi” – già molto eterogeneo e difficile da definire con precisione – sono emerse delle differenze e divisioni. Sul sito del “Comitato 9 dicembre”, promotore delle proteste di questi giorni, è stato pubblicato un comunicato che prende le distanze dalla manifestazione organizzata a Roma per mercoledì 18 dicembre e da tutte le iniziative di Danilo Calvani e Gabriele Baldarelli, due leader del movimento nel Lazio, di fatto esautorandoli (Calvani è quello del video con la Jaguar, circolato moltissimo online in questi giorni).
I firmatari del comunicato dicono di temere possibili problemi di ordine pubblico collegati alla manifestazione di mercoledì, motivo per cui non parteciperanno. È possibile che questi timori siano legati anche al ruolo nelle proteste di alcune organizzazioni di estrema destra: già sabato 14 dicembre Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound Italia, aveva sostituito la bandiera dell’Unione Europea esposta sul balcone della sede UE a Roma con quella italiana e per questo è stato condannato per direttissima a tre mesi di reclusione e cento euro di multa.
Nel comunicato si fa anche riferimento ad «alcune dichiarazioni farneticanti che lasciano grande spazio ad interpretazioni che nulla hanno a che fare con i motivi della protesta» – alludendo apparentemente alle parole di Andrea Zunino nell’intervista sui “banchieri ebrei” – e si dice di non riconoscere «la struttura web creata sul social network Facebook da persone da noi non autorizzate e i siti non ufficiali. Si disconosce altresì tutte le iniziative prese e dichiarazioni fatte dai responsabili dei presidi gestiti direttamente o indirettamente dai sopra descritti ed altre persone a loro riconducibili».
Il “comitato 9 dicembre” scrive di voler organizzare un’altra manifestazione, alternativa a quella di Calvani e Baldarelli: in sostanza sembra che il movimento si sia diviso tra un’ala più “morbida”, guidata tra gli altri dal veneto Lucio Amedeo Chiavegato e dal siciliano Mariano Ferro, e una più “dura”, che fa capo a Calvani e Baldarelli. La distinzione non ha a che fare solo con la protesta di mercoledì ma anche con le posizioni verso il governo. Nei giorni scorsi Ferro si era detto possibilista riguardo un dialogo con il governo Letta, dichiarandosi disponibile ad ascoltare le sue soluzioni (che però dubita esistano). Calvani invece ritiene che l’obiettivo principale della protesta sia far cadere il governo e ha risposto al comunicato del “comitato 9 dicembre” dicendo che mercoledì non ci saranno disordini.
La manifestazione di mercoledì 18 dicembre a Roma, quindi, avrà luogo senza la partecipazione di molti dei comitati locali che avevano inizialmente animato le proteste e i presìdi. La questura di Roma ha autorizzato soltanto dei sit-in: niente corteo e niente tende. Intanto vanno avanti i presìdi in alcune città italiane: a Roma in piazza dei Partigiani si è arrivati al settimo giorno consecutivo, anche a Vicenza negli ultimi giorni ci sono stati disagi e rallentamenti del traffico.