Le manifestazioni per il sindaco di Bogotà
È stato cacciato da un ispettore del governo, causando le proteste di decine di migliaia di persone (e anche le FARC hanno detto che non sono contente)
Sabato 14 dicembre decine di migliaia di persone hanno manifestato a Bogotà contro le dimissioni imposte al sindaco della città Gustavo Petro. Il sindaco è stato costretto a lasciare l’incarico dall’ispettore generale del governo, Alejandro Ordonez, per un caso di cattiva gestione nel servizio di raccolta dei rifiuti. Petro ha ancora la possibilità di appellarsi contro la decisione, ma nel frattempo deve dimettersi dalla carica.
Petro non è un politico qualunque in Venezuela. È un ex ribelle del gruppo M-19, una formazione nazionalista e di sinistra che nel 1990 firmò un accordo di pace con il governo e si ritirò dalla lotta armata, diventando il partito Alleanza Democratica M-19 (uno dei numerosi partiti di sinistra che partecipano alle elezioni nel paese). Petro è diventato sindaco nel 2012 e il suo mandato avrebbe dovuto finire nel 2016: secondo molti, Petro era un possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali, nel 2018. Dal 2010 il presidente della Colombia è Juan Manuel Santos, leader del Partito della U (come è chiamato solitamente il Partito Sociale di Unità nazionale), una formazione liberale e conservatrice.
In Colombia, l’ufficio dell’ispettore generale, nominato dal governo, ha il potere di rimuovere le cariche elette, come i sindaci, in caso ritenga ci siano state malversazioni nella loro gestione dell’amministrazione pubblica. Petro è accusato di aver agito contro il libero mercato e di aver danneggiato la salute dei cittadini a causa della sua gestione della raccolta dei rifiuti di Bogotà.
Nel 2012, per diversi giorni, l’immondizia non venne raccolta a causa di gravi disfunzioni nel sistema di raccolta. Petro ha definito la decisione dell’ispettore generale «un colpo di stato di destra» e ha dichiarato che su questa questione si deciderà se in Colombia ci può essere pace e democrazia.
Il caso di Petro, infatti, si estende oltre gli immediati risvolti politici: Petro è considerato un simbolo per tutte le forze di sinistra del paese e della possibilità del governo di riconciliarsi con i ribelli. Dopo la notizia della sua cacciata le FARC, il principale gruppo ribelle che tuttora lotta contro il governo, hanno dichiarato che questo episodio “danneggia i colloqui di pace” che sono attualmente in corso.