Moncler si quota in borsa
Perché se ne parla tanto e come sta andando
Lunedì 16 dicembre, l’azienda di abbigliamento italiana Moncler sarà quotata alla borsa di Milano e le sue azioni saranno vendute a un prezzo iniziale di 10,2 euro, il massimo della cosiddetta “forchetta di prezzo” prevista dalle banche che hanno aiutato il collocamento in borsa dell’azienda. Questa settimana l’azienda ha fatto sapere che la domanda di azioni è stata più di trenta volte superiore all’offerta. La grande domanda di investitori interessati all’IPO (l’offerta pubblica iniziale con cui un’azienda si colloca in borsa per la prima volta), ha permesso di tenere il prezzo a cui saranno vendute le azioni lunedì al livello più alto.
In tutto saranno vendute circa 63 milioni di azioni e dopo la quotazione l’azienda dovrebbe avere un valore di mercato di circa 2,5 miliardi di euro. Moncler ha pubblicizzato molto sui giornali la sua quotazione in borsa e la stampa italiana ed estera ha dato molto spazio alla notizia del successo dell’IPO (qui ad esempio gli articoli della Stampa e del Corriere della Sera). Si tratta della quotazione più importante sulla borsa di Milano dal 2010, ha scritto il Financial Times.
Che cos’è Moncler
Moncler è un’azienda d’abbigliamento che produce in particolare capi invernali. Venne fondata da un imprenditore francese nel 1952 ed è stata acquistata nel 2003 dall’imprenditore italiano Remo Ruffini. Dagli anni Ottanta lo stile di Moncler è caratterizzato dai piumini trapuntati e dall’effetto “verniciato”.
Moncler ha prodotto per la gran parte della sua storia capi sportivi. L’azienda sponsorizzò diverse spedizioni alpinistiche (come quella italiana che nel 1954 arrivò per la prima volta sulla cima del K2, al confine tra Cina e Pakistan) e fu per molto tempo il fornitore ufficiale della nazionale francese alle Olimpiadi invernali.
Negli anni Novanta una grossa quota dell’azienda venne acquistata da alcuni investitori italiani. L’azienda attraversò un periodo di crisi, fino a che nel 2003 venne acquistata dall’imprenditore dell’abbigliamento Remo Ruffini. Prima del suo arrivo l’azienda aveva un piccolo mercato, dovuto in gran parte alla lunga tradizione di fornitrice di abbigliamento per sportivi.
Ruffini aumentò il mercato dell’azienda aprendo negozi in tutto il mondo: la nicchia di mercato a cui mirava la società dell’azienda era quella dell’abbigliamento di altissima gamma (molte giacche Moncler costano intorno ai duemila euro). Grazie agli investimenti di gruppi come il fondo di private equity Carlyle Group – che nel 2008 acquistò quasi il 50 per cento della società per 200 milioni di euro – Ruffini trovò le risorse per espandere la rete di negozi. Nel 2008 Moncler aveva negozi soltanto a Milano, mentre oggi vende in tutto il mondo, persino in posti dove il freddo non è un problema nemmeno d’inverno, come Taipei a Taiwan e San Paolo in Brasile.
Cosa significa quotarsi in borsa?
Un’azienda in genere si colloca in borsa per raccogliere capitali con cui fare investimenti ed ingrandire il proprio giro d’affari. In pratica significa vendere una certa parte della società sul mercato (la borsa, appunto): questa parte è determinata dal numero di azioni della società che si decide di mettere in vendita (collocare, in gergo tecnico).
Una delle prime cose da fare prima di quotarsi in borsa è, appunto, stabilire quale percentuale delle azioni mettere sul mercato e, con l’aiuto di banche d’affari specializzate in questo tipo di cose, preparare un’IPO, cioè un’offerta d’acquisto iniziale. Nell’IPO in genere, oltre a una serie di informazioni sullo stato della società, si specifica una “forchetta di prezzo”, cioè un minimo e un massimo di prezzo a cui saranno vendute le azioni nel giorno del collocamento.
Se prima dell’IPO arrivano molte domande, come nel caso di Moncler, si sceglie il valore più alto. In caso contrario si sceglie un valore più basso, per evitare il rischio di restare con azioni invendute (il cosiddetto inoptato). Una volta quotata un’azienda è sottoposta a una regolamentazione più stringente e deve essere molto più trasparente nella pubblicazione dei suoi conti e deif suoi bilanci, in modo che gli azionisti di minoranza siano tutelati.
Di chi è Moncler
Lunedì prossimo, Moncler quoterà una percentuale tra il 27 e il 30 per cento del suo capitale. La quota di controllo rimarrà in mano agli attuali azionisti, che sono principalmente tre: lo stesso Ruffini, che controlla il 31,9 per cento delle azioni, una società d’investimento francese, la Eurazeo, che dopo la quotazione controllerà il 23,3 per cento (attualmente ne controlla il 45 per cento); il terzo azionista è Carlyle Group, che controlla attualmente il 17 per cento delle azioni, dopo aver venduto nel 2011 gran parte delle sue azioni a Eurazeo per 500 milioni di euro. Tra Ruffini ed Eurazeo esiste un cosiddetto “patto parasociale” con il quale viene decisa la gestione della società. Ruffini, oltre ad essere l’azionista di riferimento, è anche amministratore delegato e direttore creativo.
Come va l’azienda
Nei primi 9 mesi del 2013 il fatturato dell’azienda (cioè la somma di tutte le vendite e i ricavi) è stato di 389 milioni: una crescita notevole rispetto ai 330 milioni dei primi nove mesi del 2012. Attualmente gli utili del gruppo (cioè i guadagni finali) sono di circa 52 milioni di euro, ma mancano ancora tre mesi alla fine dell’anno. La società ha un indebitamento netto di 242 milioni e un patrimonio di 245.
Circa l’85 per cento delle vendite deriva dalle giacche, segno che, scrive il Wall Street Journal, la società deve ancora specializzarsi sugli accessori, come guanti, sciarpe e cappelli. Un quarto delle vendite avvengono in Italia, un terzo in Asia e un terzo in Europa, Italia esclusa, mentre gli Stati Uniti rappresentano circa il 10 per cento del mercato della società.