La legge elettorale spostata alla Camera
Perché l'esame della riforma è stato trasferito dal Senato? Cosa cambia, chi ci guadagna
I presidenti delle due camere del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno annunciato che sarà la Camera a occuparsi e discutere per prima la nuova legge elettorale e non il Senato, come era stato inizialmente previsto. La decisione è stata assunta dopo il voto espresso dai senatori della Commissione affari costituzionali del Senato, che hanno dato a maggioranza il loro consenso al trasferimento della legge alla Camera, dopo mesi in cui si era rivelato impossibile trovare un accordo per far procedere velocemente la riforma.
Il trasferimento alla Camera è stato votato da una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo di Enrico Letta. Hanno votato a favore il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà. Di questi, solo il primo fa parte della maggioranza di governo. Hanno votato contro i partiti più piccoli: Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Lega Nord, Gal, Autonomie, Per l’Italia e Scelta Civica.
Chi ha votato contro lo spostamento dell’esame della riforma teme che alla Camera il Partito Democratico possa condizionare indisturbato la discussione e l’approvazione della nuova legge elettorale, considerata la grande quantità di deputati di cui dispone grazie al premio di maggioranza attribuitogli dall’attuale legge, cioè il “Porcellum” prima che fosse dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale (qui più dettagli sulla sentenza e le sue conseguenze). Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore perché confida di andare presto alle elezioni, come del resto chiede da tempo stando all’opposizione, e ha quindi bisogno di una nuova legge elettorale chiara e affidabile, diversa dal “Porcellum” mutilato dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Almeno sulla carta, il Partito Democratico ha ottenuto un importante risultato con il trasferimento della discussione della legge: in Senato, dove la situazione tra maggioranza e opposizione è sempre stata più equilibrata e dove lo è ancora di più da quando Forza Italia è uscita dal governo, le commissioni lavorano molto a rilento e faticano a far procedere le leggi. Alla Camera le cose vanno più speditamente, grazie ai 293 seggi di cui dispone il PD. L’auspicio del PD è che un disegno di legge già approvato dalla Camera sia più facile da far passare al Senato, invece che aspettare che sia il Senato a elaborare e approvare per primo una riforma così delicata. Il trasferimento è considerato un buon risultato per il nuovo segretario del partito, Matteo Renzi, che mira alla rapida approvazione di una legge elettorale sul modello di quella usata per eleggere i sindaci alle amministrative.
Nuovo Centrodestra, il partito nato dalla scissione del Popolo della Libertà, ha criticato il PD per avere trovato un accordo con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo. Il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello (NCD), ha detto che la maggioranza ha al massimo tempo “fino all’Epifania” per concordare le sue proposte in termini di legge elettorale e di modifica del bicameralismo perfetto. Quagliariello ha detto anche che “ognuno si assumerà le proprie responsabilità” se le riforme saranno approvate da maggioranze diverse da quella che sostiene il governo, alludendo alla possibilità che il Nuovo Centrodestra possa far cadere il governo se il PD trovasse prima un accordo con partiti diversi dal suo. Quagliariello e il resto di NCD si sono comunque tranquillizzati dopo una nota del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini (PD), in cui si dice che “ovviamente” la prima proposta su legge elettorale e riforme sarà formulata dalla maggioranza di governo, con successive aperture agli altri partiti.
L’ “ovviamente” di @dariofrance chiude ogni polemica. Ora accordo a partire dalla maggioranza e avanti tutta su riforme e legge elettorale!
— GaetanoQuagliariello (@QuagliarielloG) 12 Dicembre 2013