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  • Mercoledì 11 dicembre 2013

L’Uruguay ha legalizzato la marijuana

Ne ha regolato la produzione e la vendita: lo Stato la offrirà di qualità migliore, e a costo più basso, di quella del mercato illegale

People take part in a demo for the legalization of marijuana in front of the Legislative Palace in Montevideo, on December 10, 2013, as the Senate discuss a law on the legalization of marijuana's cultivation and consumption. Uruguays parliament is to vote Tuesday a project that would make the country the first to legalize marijuana, an experiment that seeks to confront drug trafficking. The initiative launched by 78-year-old Uruguayan President Jose Mujica, a former revolutionary leader, would enable the production, distribution and sale of cannabis, self-cultivation and consumer clubs, all under state control. AFP PHOTO/ Pablo PORCIUNCULA (Photo credit should read PABLO PORCIUNCULA/AFP/Getty Images)
People take part in a demo for the legalization of marijuana in front of the Legislative Palace in Montevideo, on December 10, 2013, as the Senate discuss a law on the legalization of marijuana's cultivation and consumption. Uruguays parliament is to vote Tuesday a project that would make the country the first to legalize marijuana, an experiment that seeks to confront drug trafficking. The initiative launched by 78-year-old Uruguayan President Jose Mujica, a former revolutionary leader, would enable the production, distribution and sale of cannabis, self-cultivation and consumer clubs, all under state control. AFP PHOTO/ Pablo PORCIUNCULA (Photo credit should read PABLO PORCIUNCULA/AFP/Getty Images)

Aggiornamento ore 21 – L’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB dall’inglese International Narcotics Control Board) – ente indipendente di esperti istituito dalle Nazioni Unite per monitorare il rispetto dei trattati internazionali relativi alla droga – ha detto che la decisione dell’Uruguay di regolamentare la produzione, vendita e consumo della marijuana è una violazione del diritto internazionale. Il presidente dell’INCB, Raymond Yans, ha aggiunto di essersi “sorpreso” che il governo uruguaiano abbia «consapevolmente deciso di rompere i trattati universalmente accettati e sostenuti dalla comunità internazionale» sulla droga. Secondo Yans la convinzione che la nuova legge possa contribuire a combattere i reati legati alla droga si baserebbe su “assunti precari e privi di fondamento”.

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Nella sera di martedì 10 dicembre (in Italia era notte) il Senato dell’Uruguay ha approvato una legge che regola la produzione, la distribuzione e la vendita della marijuana, confermando il voto favorevole della Camera dello scorso 31 luglio. L’Uruguay è diventato il primo paese di tutto il mondo ad approvare una norma di questo tipo. Centinaia di persone che si trovavano fuori dall’edificio del parlamento a Montevideo, la capitale uruguaiana, hanno festeggiato con striscioni e bandiere l’approvazione della legge. Le prime licenze per la vendita della marijuana dovrebbero essere concesse dal governo a partire dalla seconda metà del 2014.

Come era già successo alla Camera diversi mesi fa, anche la discussione al Senato è stata molto accesa e la votazione finale è arrivata solo dopo 12 ore di dibattito (i voti favorevoli sono stati 16, quelli contrari 13). La legge permette a tutti i maggiorenni di coltivare la marijuana in casa con il limite massimo di sei piante di canapa e una produzione annuale di marijuana che non può superare i 480 grammi. È permessa anche la coltivazione promossa da associazioni con un numero di soci compreso tra i 15 e i 45: in questo caso il limite del numero di piante di canapa consentito è di 99. Le farmacie autorizzate potranno vendere fino a un massimo di 40 grammi al mese per ciascun acquirente, che dovrà però annotarsi preventivamente in un registro obbligatorio. Il governo dovrebbe offrire una marijuana più economica e di migliore qualità rispetto a quella che si può ottenere sul mercato illegale: la Junta Nacional de Drogas dell’Uruguay ha detto che la marijuana potrebbe essere venduta a un dollaro al grammo (la decisione definitiva spetta al governo).

La legge è stata sostenuta dal governo del presidente José Mujica come parte di un grande sforzo legislativo per cercare di ridurre il consumo delle droghe e combattere i profitti illeciti della criminalità organizzata. Il partito di centrosinistra al governo, il Frente Amplio, ha spiegato alla Camera che la legge vuole minimizzare i rischi e ridurre i danni dell’uso di cannabis, sostanza che rappresenta l’80 per cento del totale delle droghe diffuse in Uruguay e il cui uso – stima il governo – riguarda 120mila persone (secondo alcune associazioni uruguaiane i consumatori sarebbero molti di più, circa 200mila).

In Uruguay fino a questo momento era permesso il consumo di marijuana, ma non la sua produzione e vendita. Secondo i sostenitori della legge, questa situazione aveva fatto sì che molti consumatori si rivolgessero al mercato illegale per rifornirsi della sostanza. Roberto Conde, senatore del Frente Amplio, ha detto che la legge vuole trovare un equilibrio tra la libertà dell’individuo e la sua integrità fisica e ha aggiunto: «Non si tratta di creare un mercato della marijuana, ma di regolare quello che ora è in mano ai narcotrafficanti». La legge è anche l’ultima di una serie di leggi molto liberali approvate dal parlamento uruguaiano nel corso dell’ultimo anno, come quella della depenalizzazione dell’aborto e della legalizzazione dei matrimoni gay.

La legge è stata molto criticata dall’opposizione, che ha sottolineato i “pericoli” della marijuana e i suoi “effetti irreversibili nel lungo periodo”. Uno dei rischi più grandi di questa legge, hanno detto diversi parlamentari delle opposizioni, è l’impossibilità di governare la vendita illegale di marijuana legale. In pratica, ha detto il senatore Jorge Larrañaga del Partido Nacional, quei consumatori che supereranno il limite mensile per l’acquisto della marijuana si potrebbe rivolgere a rivenditori che hanno acquistato la marijuana legalmente, ma che poi la rivendono fuori dai circuiti controllati dallo stato. Mujica comunque ha spiegato che la legge è un “esperimento” e di essere pronto a rivederla nel caso in cui non dia i risultati sperati.