I grandi di Internet e la riforma dell’NSA
Twitter, Facebook, Google, Apple, LinkedIn, AOL, Yahoo e Microsoft si sono unite per chiedere al governo USA di cambiare le norme sul controllo delle comunicazioni online
Otto delle più grandi società al mondo attive su Internet si sono unite in un progetto per proporre al governo degli Stati Uniti nuove regole e tutele per i loro clienti, dopo le rivelazioni degli ultimi mesi sulle operazioni di sorveglianza delle comunicazioni online da parte dei servizi segreti. Twitter, Facebook, Google, Apple, LinkedIn, AOL, Yahoo e Microsoft hanno pubblicato una lettera aperta indirizzata al presidente Barack Obama e ai membri del Congresso, pubblicata lunedì con pagine a pagamento acquistate sui principali giornali nazionali statunitensi. Per fare conoscere l’iniziativa è stato anche attivato il sito “ReformGovernmentSurveillance.com” (da poco online, potreste non riuscire ancora a collegarvi).
Si tratta dell’iniziativa più grande e coordinata fino a ora messa insieme dopo lo scandalo sulla sorveglianza delle comunicazioni da parte della National Security Agency (NSA), resa possibile dalle informazioni fornite dall’ex collaboratore dell’intelligence Edward Snowden. Le società partecipanti vogliono nuove regole, ma soprattutto garanzie sul fatto che i loro dati siano utilizzati dalle autorità solo in particolari circostanze e con più tutele per i loro clienti, che sono poi i miliardi di persone che ogni giorno condividono cose sui social network, ne cercano altre sui motori di ricerca e si scambiano messaggi di posta elettronica e in chat su Skype (che è controllata da Microsoft).
Quasi tutti i fondatori e amministratori delegati delle otto società sono importanti finanziatori delle attività politiche a Washington: hanno da tempo organizzazioni e gruppi per fare valere i loro interessi, come del resto fanno centinaia di altre società nei settori più disparati. Dopo lo scandalo della NSA e la reazione degli utenti, sanno di dovere ottenere nuove regole per tranquillizzare i loro clienti, grazie ai quali ricavano miliardi di dollari ogni anno, soprattutto grazie alla pubblicità online.
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Microsoft, Google e gli altri hanno ammesso di avere collaborato con l’intelligence statunitense, fornendo dati e informazioni sulle comunicazioni degli utenti, come previsto dalla legge. Ignoravano però che i servizi segreti avessero attivato altri canali per spiare le loro reti e ottenere, di fatto, informazioni sui loro clienti senza inviare specifiche richieste alle società coinvolte. Per questo chiedono più trasparenza e regole più chiare su chi e come possa accedere ai dati nel caso di indagini.
Negli ultimi mesi il governo degli Stati Uniti ha lavorato a un piano per rivedere almeno in parte le procedure seguite dalla NSA. Le nuove regole potrebbero essere annunciate entro la fine dell’anno, come anticipato la scorsa settimana da Obama.
Le otto aziende propongono una serie di riforme per: limitare l’accesso diretto del governo alle informazioni sui loro utenti; istituire nuovi organismi di controllo sulle attività svolte dall’intelligence; consentire alle società coinvolte di dare più informazioni sui dati rivelati alle autorità; istituire un sistema internazionale con regole condivise per l’accesso ai dati nelle fasi di indagini.
Il cofondatore e amministratore delegato di Google, Larry Page, ha commentato l’iniziativa ricordando che “è arrivato il momento per una riforma e chiediamo al governo degli Stati Uniti di muoversi in questo senso”. Nella lettera aperta firmata dalle otto società si legge che il primo obiettivo resta quello di “tenere al sicuro i dati degli utenti”, sviluppando e migliorando i sistemi per codificare le informazioni in modo da renderle inaccessibili, se non dietro richiesta motivata da parte degli organismi competenti.