La Romania che non si vede
Un bellissimo racconto fotografico sui paesaggi rumeni fra tradizione e abbandono
Il regime di Nicolae Ceausescu dal 1965 al 1989 fu uno dei totalitarismi più repressivi d’Europa. Tra le molte altre cose, per la Romania quello fu un periodo di forte urbanizzazione e industrializzazione in un grosso programma chiamato sistematizzazione. Vennero ampliate diverse città, ne furono costruite di nuove e molte persone che fino ad allora avevano vissuto in campagna furono ricollocate allo scopo di farle lavorare in grosse fabbriche. Il programma, oltre che modificare profondamente la società, ebbe inevitabilmente un grande impatto sul paesaggio: furono costruiti grossi impianti industriali e molti piccoli comuni e fattorie vennero abbandonati.
Tamas Dezso, fotografo ungherese, ha documentato questi cambiamenti fotografando porzioni di terra apparentemente incontaminata e altre distrutte dai numerosi interventi umani, facendo attenzione al rapporto tra uomo e ambiente e a quello tra modernità e tradizione. Il reportage, che Dezso porta avanti da quattro anni, si intitola Notes for an Epilogue ed è stato realizzato in collaborazione con lo scrittore Eszter Szablyar.
Dezso ha 35 anni, è nato a Budapest e ha studiato per diventare ingegnere. Ha lavorato per alcune riviste prima di ricevere incarichi da testate tedesche e statunitensi per seguire storie e vicende che accadevano in Romania. Nel 2008 ha deciso di dedicarsi completamente alla sua ricerca personale.