Come sta il Venezuela
Piuttosto male, e domani ci sono le elezioni amministrative: il presidente Maduro ha annunciato per lo stesso giorno una festa nazionale in onore di Chavez
Domenica 8 dicembre si voterà in Venezuela per le elezioni amministrative. Saranno rinnovati i sindaci di 337 comuni e, secondo gli ultimi sondaggi, l’attuale maggioranza di governo guidata dal presidente Nicolas Maduro – erede politico di Hugo Chavez – dovrebbe riuscire a vincere nella maggior parte di questi. È meno chiaro, però, se il governo riuscirà a conquistare le due città più importanti del paese: Caracas e Maracaibo.
Avvalendosi dei suoi nuovi poteri, approvati dal parlamento meno di un mese fa, Nicolas Maduro ha proclamato l’8 dicembre “Día de la Lealtad y el Amor al Comandante Supremo Hugo Chávez y a la Patria”, ossia: “Giorno della lealtà e dell’amore verso il comandante supremo Hugo Chavez e la patria”. L’opposizione ha accusato il governo di voler tentare di utilizzare una ricorrenza per raccogliere voti.
Una prova importante
Quelle di domani sono elezioni che, almeno all’apparenza, contano poco: quelle per il rinnovo del parlamento saranno soltanto nel 2015. Qualunque cosa accada, quindi, Maduro conserverà la sua attuale maggioranza. Il 20 novembre, inoltre, Maduro ha ottenuto dal parlamento i poteri speciali che gli permetteranno per un anno di governare per decreto, senza bisogno dell’approvazione del parlamento.
La maggior parte dei commentatori, però, concorda sull’importanza di queste elezioni: si tratta della prima prova elettorale a cui il governo si sottopone da quando Maduro ha vinto le elezioni nell’aprile 2013, battendo con il ridotto margine dell’1,5 per cento il suo avversario Henrique Capriles. Secondo il Financial Times le elezioni di domani saranno una specie di plebiscito sui primi sette mesi di governo Maduro.
E di cose da giudicare i venezuelani ne hanno parecchie. Soprattutto negli ultimi mesi, Maduro e il suo governo hanno fatto davvero molte cose: hanno imposto controlli sui prezzi, denunciato cospirazioni internazionali, arrestato centinaia di “parassiti capitalisti”, creato organi statali per la “difesa dell’economia” e sequestrato fabbriche di carta igienica.
La crisi economica
L’iperattivismo del governo è giustificato da quella che lo stesso Maduro ha chiamato una “guerra economica”, uno scontro sotterraneo in cui gli Stati Uniti si sarebbero alleati alle élite economiche del paese per distruggerne l’economia.
Che sia a causa di un complotto o meno, il Venezuela sta davvero attraversando un momento molto difficile. In tutto il paese mancano moltissimi beni di prima necessità o di largo consumo: dallo zucchero al caffé, passando per l’olio e arrivando fino alla carta igienica (che è diventata una specie di simbolo dell’attuale crisi). L’inflazione ha oramai raggiunto il 54 per cento, mentre ci sono continui blackout che lasciano al buio per ore intere aree del paese.
I “parassiti borghesi”
Il governo ha reagito con estrema durezza a questa situazione. Uno dei gesti più eclatanti compiuti da Maduro nelle ultime settimane è stato l’arresto di oltre cento “borghesi”, annunciato il 15 novembre scorso. Si tratta di negozianti e imprenditori che al momento si trovano in prigione con l’accusa di aver alzato i prezzi in maniera ingiustificata.
Quella contro i “parassiti capitalisti” è una delle battaglie che il governo sta portando avanti con maggiore decisione. L’ondata di repressione è cominciata nei primi giorni di novembre, quando l’esercito venezuelano ha sequestrato i negozi della catena di elettronica Daka e imposto prezzi contigentati. Almeno in un caso la folla che si era riunita per acquistare i beni al prezzo governativo ha rotto i cordoni dei militari e saccheggiato il negozio.
Sequestri e saccheggi si sono moltiplicati nelle ultime settimane. L’esercito e gli ispettori del governo hanno visitato almeno 1.400 esercizi, sequestrato una fabbrica di batterie e minacciato di fare lo stesso con l’impianto della Goodyear, l’azienda statunitense che produce pneumatici, se i suoi dirigenti non abbasseranno i prezzi del 15 per cento. Secondo fonti ufficiali, soltanto pochi negozi tra quelli controllati hanno dimostrato di avere “prezzi equi”.
Secondo l’Osservatorio venezuelano sui conflitti sociali, nelle ultime settimane prima delle elezioni ci sono stati più di 39 saccheggi o tentativi di saccheggio in diversi negozi. Quelli più bersagliati vendevano beni di prima necessità, come carta igienica o latte, quasi introvabili in tutto il paese, e completamente assenti dai negozi di proprietà dello stato, gli unici a praticare i prezzi governativi.
Negli altri negozi, anche quando questi beni riescono ad arrivare, i prezzi sono altissimi, si formano immediatamente lunghissime code e i prodotti scompaiono rapidamente dagli scaffali. Il governo non ha soltanto cercato di controllare i prezzi, ma ha anche provato ad agire direttamente alla fonte, intervenendo sulla produzione. Nell’estate del 2013 è stata molto ripresa in tutto il mondo la notizia del sequestro e della nazionalizzazione di una fabbrica di carta igienica.
A volte i sequestri sono necessari, perché le fabbriche hanno semplicemente smesso di produrre. Molti imprenditori infatti hanno chiuso aziende e negozi dato che con i prezzi imposti dal governo non risulta più economicamente conveniente produrre. Questa situazione potrebbe disperdere molti dei consensi di cui ha goduto Maduro fino ad ora.
D’altro canto, la sua azione di queste settimane, la crescente durezza della sua retorica nei confronti dei “parassiti borghesi”, i continui accenni a un complotto internazionale contro il Venezuela, insieme all’atteggiamento non proprio severo nei confronti di chi decide di saccheggiare i negozi e portarsi a casa un televisore al plasma, potrebbe aiutarlo a riguadagnare i consensi.
Cosa c’è dietro
In Venezuela l’inflazione è superiore al 50 per cento e questo è un grave problema in un paese che deve importate quasi tutto (dallo zucchero alla carta igienica, appunto). Secondo molti commentatori, una delle principali cause di questa situazione dipende dal fatto che il governo venezuelano non si decide a svalutare la moneta locale, il bolivar, continuando a imporre un cambio con il dollaro troppo alto: 6,3 bolivar per un dollaro.
Soltanto i negozi ufficiali dello stato riescono ad approvvigionarsi di dollari con questo cambio. Con quei dollari comprano all’estero i prodotti e possono permettersi di venderli al prezzo imposto dal governo. I privati, invece, sono costretti ad acquistare dollari sul mercato nero, dove il cambio è più di 60 bolivar per un dollaro. In questo modo sono costretti a mantenere i prezzi molto più elevati.
Il governo ha stabilito per legge che i negozianti e gli industriali possono fare un profitto soltanto tra il 15 e il 30 per cento, ma questo profitto è calcolato come se tutti comprassero dollari al tasso di cambio ufficiale. In questo modo per quasi tutti gli imprenditori del paese è diventato impossibile non solo guadagnare, ma anche andare in pari senza violare la legge.
I poteri speciali e la campagna elettorale
Il 19 novembre il parlamento ha approvato la cosiddetta “legge abilitante”, che concede al presidente Maduro poteri speciali consentendogli di governare per decreto. In sostanza, per i prossimi 12 mesi, Maduro potrà governare tramite decreti legge approvati dal governo, senza bisogno di passare per il parlamento. Secondo alcuni sondaggi il consenso nei confronti di Maduro, in calo da diversi mesi, è migliorato dopo l’approvazione dei poteri speciali.
Maduro ha annunciato che la legge è necessaria per dargli i poteri necessari a combattere la povertà, la corruzione e il complotto contro il paese. L’opposizione invece sostiene che l’unico scopo della legge è permettere al presidente di attaccare gli oppositori politici e le organizzazioni non governative, in attesa delle elezioni amministrative dell’8 dicembre.
L’Osservatorio Elettorale Venezuelano, una ONG che è stata spesso critica nei confronti del governo, ha affermato che la campagna elettorale non è stata equa e corretta. Tra i casi più eclatanti c’è stata la proclamazione della festa nazionale per commemorare Hugo Chavez proprio il giorno delle elezioni.
Il Consiglio nazionale delle elezioni, che dovrebbe vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni ed è composto da quattro membri del governo e uno dell’opposizione, ha dichiarato che nella scelta del giorno in cui celebrare il Comandante Supremo non c’è alcuna violazione delle regole elettorali.