Come sta il Sudafrica
I rapporti tra bianchi e neri, la situazione economica, i nuovi partiti: è un paese molto diverso da vent'anni fa, anche grazie a Mandela, ma non ancora quello che lui voleva
Giovedì 5 dicembre Nelson Mandela, storico leader della lotta politica contro la discriminazione della popolazione nera sudafricana, è morto nella sua casa a Johannesburg, in Sudafrica, dopo una lunga malattia. Definito unanimemente uno dei personaggi più importanti del Ventesimo secolo, Mandela ha lasciato un paese emergente e “in via di sviluppo”, che lui stesso ha contribuito a cambiare moltissimo negli ultimi decenni, prima da militante e dirigente dell’African National Congress – il partito oggi al governo, a cui appartiene anche l’attuale presidente Jacob Zuma – e poi da presidente dal 1994 al 1999. Il Sudafrica di oggi è molto diverso da quello che ha conosciuto Mandela prima della fine dell’apartheid, ma è comunque un paese che continua ad avere diversi problemi, sia a livello economico che di convivenza tra bianchi e neri.
Il partito al governo e la libertà di stampa
Dalla fine dell’apartheid, decretata dall’allora presidente sudafricano F. W. de Klerk all’inizio degli anni Novanta, la politica del Sudafrica è stata dominata dall’African National Congress (ANC), movimento politico in cui Mandela militò dall’inizio della sua carriera politica e di cui poi fu il leader indiscusso. Il principale partito che oggi concorre con l’ANC alla guida del paese è la Democratic Alliance, partito liberale per il momento molto lontano dai risultati elettorali dall’ANC.
L’ANC è votato dalla grande maggioranza dei neri, che sono a loro volta la grande maggioranza del paese. La maggior parte dei bianchi, alcuni neri e molti indiani e “coloured” – gruppo etnico con discendenza dall’Europa e da varie tribù Khoisan e Bantu – sostengono la Democratic Alliance, che governa nella provincia del Capo Occidentale e che secondo alcune stime potrebbe ottenere circa il 25 per cento alle elezioni che si terranno il prossimo anno. Il leader della Democratic Alliance è una donna bianca, Helen Zille, che ha annunciato che il suo successore sarà nero.
Poi ci sono altri partiti emergenti, per il momento piuttosto piccoli e ancora poco rilevanti, tra cui l’Economic Freedom Fighters di Julius Malema, che rappresenta una sfida all’ANC a sinistra e da cui provengono alcuni politici usciti dal partito al governo. Malema ha una storia interessante: era il leader populista dei giovani dell’ANC – era considerato il probabile successore di Zuma – ma è stato cacciato dal partito per via delle sue posizioni provocatorie e razziste.
Dalla fine dell’apartheid il Sudafrica ha sviluppato anche una diplomazia molto attiva: ha missioni diplomatiche in molti stati del mondo, fa parte di diverse organizzazioni multilaterali ed è uno dei pochi paesi ad avere riconosciuto diplomaticamente Taiwan. Nella classifica stilata dall’organizzazione non governativa Freedom House relativa alla libertà di stampa, il Sudafrica è al 71esimo posto (poco dietro l’Italia, che si trova al 68esimo, ma con lo stesso status di paese “parzialmente libero”): i giornali locali comunque hanno dimostrato anche recentemente di avere la volontà e le risorse per criticare il governo e sviluppare delle inchieste piuttosto importanti. L’ultima storia del genere riguarda un presunto uso di 20 milioni di dollari di fondi pubblici da parte del presidente Jacob Zuma per ristrutturare la sua residenza di lusso a Nkandla (nel Sudafrica orientale).
I bianchi e i neri in Sudafrica, oggi
Oggi i bianchi sono il 9 per cento della popolazione e gli omicidi per motivi razziali sono meno del 2 per cento di tutti quelli commessi nel paese. Dopo l’iniziale esodo dei bianchi all’estero, negli anni immediatamente seguenti la fine dell’apartheid, la comunità bianca ha iniziato di nuovo a espandersi, anche se si concentra principalmente vicino a Johannesburg e nelle zone a sud-ovest di Città del Capo. I bianchi più istruiti, scrive l’Economist, fanno parte oggi dell’élite culturale del paese. Tra bianchi e neri rimangono comunque parecchie tensioni: molti neri si lamentano per esempio di essere stati esclusi di fatto da Città del Capo, dove i bianchi sono in maggioranza.
Stellenbosh, a circa un’ora di macchina a est di Città del Capo, fa parte della principale zona vinicola del Sudafrica e si trova sulla strada di uno dei percorsi più popolari per il turismo: nell’esclusivo vigneto di Hidden Valley, nei pressi di Stellenbosh, la separazione razziale, benché non ufficiale, è ancora la norma. Una situazione simile si può incontrare nella comunità di Kommetjie, sulla costa sudafricana poco a sud di Città del Capo, dove i residenti, tutti bianchi, parlano eufemisticamente di “sostenibilità” e “protezione del nostro patrimonio culturale”, una specie di difesa nei confronti della presenza di baraccopoli nelle vicinanze. In termini economici, tuttavia, i bianchi stanno perdendo terreno: in generale la povertà tra la popolazione bianca è in crescita e circa il 10 per cento di loro vive al di sotto della soglia di povertà.
Come vanno le cose economicamente
Il Sudafrica fa parte dei cosiddetti “BRICS” – il gruppo delle potenze economiche emergenti – insieme a Brasile, Cina, Russia e India. La sua economia è la più grande di tutta l’Africa, anche se negli ultimi anni è cresciuta meno rapidamente di quella dei suoi paesi vicini. Dal maggio 2009 il Sudafrica è entrato in una fase di recessione economica, a seguito di un forte rallentamento nel settore minerario e in quello manifatturiero. Il settore delle costruzioni invece, grazie all’organizzazione dei Mondiali di calcio nel 2010, ha beneficiato di un vasto programma di investimenti pubblici ed è riuscito a non subire eccessivamente gli effetti della crisi.
La povertà è ancora molto diffusa nel paese e i tassi di disoccupazione sono piuttosto alti: nel secondo trimestre del 2013, 4,7 milioni di persone, circa un quarto della forza lavoro, erano disoccupate. Lo stato fatica a fornire alla popolazione tutti i servizi essenziali, come la casa, l’elettricità, l’acqua, le infrastrutture e la sanità. Recentemente, scrive Reuters, diversi analisti hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Sudafrica, a causa anche della difficoltà del paese ad attrarre gli investimenti esteri e alla debolezza economica dell’Europa, principale partner commerciale del paese.