I rabbini dance di Tel Aviv
La storia – e i video, soprattutto – di una particolare e popolare comunità di giovani ebrei ultra-ortodossi
Ogni giovedì sera a Tel Aviv e nelle principali città di Israele si tiene una curiosa e non convenzionale forma di preghiera: quella dei nanach, una comunità di giovani ebrei ultra-ortodossi che viaggia a bordo di furgoni colorati, con le casse di un potente stereo montate sul tetto per incontrare altri giovani ebrei laici e incoraggiarli a unirsi al loro movimento. Il canto, il ballo e la musica techno sono i loro strumenti di conversione: sulle note di una vecchia canzone da discoteca (“Dragostea din tei”) la voce di uno di loro ripete, come un mantra, la frase: “Na Nach Nachma, Nachman Me’Uman”, dal nome del loro fondatore (il rabbino Nachman) e del posto dov’è stato sepolto (Uman, in Ucraina). Ma il repertorio è piuttosto vasto e include, per esempio, anche “Gangnam Style” di Psy (dove il ritornello diventa: “Oppa Nanach style”).
I nanach si fermano per le strade ma anche davanti alle sinagoghe, partecipano alle feste private, ai festival di musica elettronica, si trovano anche in altri paesi e nelle grandi capitali: Stati Uniti, Canada, Ucraina, Parigi. I passanti si fermano attorno al furgone, li guardano, ridono, alcuni ballano con loro: «Li adorano tutti», ha detto una ragazza intervistata da Le Monde, «e a differenza di tutti gli altri ultra-ortodossi, che rifiutano la compagnia dei laici, i nanach non hanno paura di venire da noi… ballano anche con le donne!».
I nanach hanno costruito la loro comunità attorno a una specie di marchio, la frase “Na Nach Nachma, Nachman Me’Uman” ripetuta nei poster e negli adesivi, negli opuscoli e nelle spillette, nei CD e nei DVD. Lungo le strade israeliane non è raro vedere le loro scritte o trovare adesivi sui vetri degli autobus. Sono anche molto attivi sui social network, hanno più di un canale su Youtube, riproducono il loro logo sulle lattine di Coca-Cola, sulle magliette, sulle tazze o sulle cover dei telefoni. La loro popolarità è tale che in Israele una celebre serie televisiva, Eretz Nehederet (“Un paese meraviglioso”), ne fa spesso la parodia.
A differenza degli altri ortodossi, i nanach vestono con camicie o magliette bianche, portano jeans neri, quasi tutti hanno la barba, alcuni hanno i tradizionali payot lunghi (boccoli), altri hanno la testa rasata. Il loro stile di vita segue comunque la tradizione ultra-ortodossa: gli uomini non lavorano, si dedicano alla preghiera e allo studio della Torah, mentre la famiglia vive grazie al lavoro delle donne, di alcune organizzazioni di beneficenza o di sussidi governativi. Dicono, in generale, di avere poca familiarità con la cultura secolare: Simcha Hochman, un nanach di Gerusalemme, confessa ad esempio che per lungo tempo ha pensato che la canzone “I am sexy and I know it” di LMFAO fosse in realtà ispirata alla loro “I am Nanach and I know it”.
I nanach sono un’evoluzione del chassidismo breslev (o breslov), una delle correnti del chassidismo classico nato in Europa orientale nel diciottesimo secolo grazie al rabbino Nachman di Breslov. Il chassidismo unisce due principi fondamentali: quello della libertà, in base al quale gli ebrei non devono subire la storia come qualcosa di inevitabile, ma essere protagonisti della redenzione del mondo; e quello della guida, per cui alcuni uomini giusti hanno il compito di guidare gli altri uomini verso la venuta del Messia. Il chassidismo, molto simile alla mistica, afferma che Dio è presente in ogni manifestazione del creato e che oltre allo studio, al rigore e alla rinuncia ci si possa avvicinare a lui, con la semplicità, la gioia, le danze e i canti. Simcha Hochman spiega: «Gli uomini sono bloccati nel mondo, non possono muoversi, il terreno è pesante. Che cosa permette al corpo di uscire dalla schiavitù? Cosa ispira leggerezza al movimento? Lo spirito divino. La danza è espressione di Dio».
Il fondatore dei nanach è il rabbino Israel Dov Odesser (soprannominato Sabba, letteralmente “nonno”), seguace della dottrina breslev e del rabbino Nachman, che negli anni Ottanta quando aveva circa novant’anni decise di rivelare per la prima volta al mondo una pergamena che conservava da più di sessant’anni e che aveva ricevuto dal rabbino Nachman di Breslov. La lettera conteneva la frase “Na Nach Nachma Nachman Me’Umane”, arriverebbe direttamente dal Paradiso, ossia sarebbe giunta in un modo ultraterreno, e se ripetuta sarebbe in grado di donare la felicità e salvare il mondo: per loro, unire gli ebrei intorno a questo insegnamento significa accelerare la venuta del Messia. Odesser disse che i nanach si dovevano fermare agli “incroci”, dove si fermano le altre persone, con delle macchine e degli altoparlanti: «Scasseremo il mondo». Così ebbe inizio quello che i nanach chiamano “rivoluzione”.