Cosa succede nella Repubblica Centrafricana
Negli scontri tra fazioni rivali sono morte 105 persone, mentre l'ONU ha autorizzato i soldati francesi e africani a usare la forza per riportare la pace
Giovedì 5 dicembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che permette ai soldati della Francia e di diversi stati africani di usare la forza nella Repubblica Centrafricana: l’obiettivo è quello di difendere i civili dalle violenze settarie particolarmente diffuse nel paese da marzo 2013, quando i ribelli prevalentemente musulmani, assistiti da mercenari provenienti dal Ciad e dal Sudan, hanno preso il potere con un colpo di stato, destituendo il presidente François Bozizé. La risoluzione prevede anche un embargo sulla vendita di armi verso la Repubblica Centrafricana e la richiesta alle Nazioni Unite di prepararsi per una possibile missione di peacekeeping nel paese.
La risoluzione è stata votata all’unanimità da tutti e 15 i membri del Consiglio di Sicurezza, che hanno chiesto al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, di avviare un’indagine per stabilire le estese violazioni dei diritti umani che si sono diffuse negli ultimi mesi in tutto il paese. Solo tra mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre, scrive Reuters, gli scontri tra i ribelli ora al potere e alcune milizie locali fedeli al deposto presidente Bozizé hanno provocato la morte di 105 persone a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana. In una moschea del centro città sono stati trovati i corpi di 53 persone, messi uno di fianco all’altro, molti dei quali con segni evidenti di violenza. Dopo il voto dell’ONU il presidente francese François Hollande ha detto che, data la gravità della situazione nel paese, il governo potrebbe inviare i primi soldati già nelle prossime ore.
La storia recente della Repubblica Centrafricana è stata particolarmente tumultuosa. Il deposto presidente François Bozizé prese il potere nel 2003 con un colpo di stato contro Ange-Félix Patassé. Bozizé fu poi eletto due volte alla guida del paese, nel 2005 e nel 2011, ma contro di lui si formò praticamente da subito una coalizione di varie forze ribelli in prevalenza musulmane (almeno 4 principali, tutte note con le loro sigle in francese: UFDR, CPJP, FDPC e CPSK): l’alleanza Seleka, che con fasi più e meno cruente si è opposta al suo governo.
L’ultima grande offensiva militare dei ribelli è cominciata nel dicembre del 2012, dopo la rottura dell’ennesima tregua stabilita a gennaio con il governo accusato di non aver onorato degli accordi di pace. A marzo i ribelli entrarono nella capitale Bangui assaltando il palazzo presidenziale e deponendo Bozizé (che intanto era scappato). Proclamarono come nuovo presidente il loro leader, Michel Djotodia, divenuto il primo capo di stato di religione islamica in un paese dove i musulmani sono una minoranza. Da allora i combattimenti tra i fedeli dell’ex presidente Bozizé e i ribelli Seleka (alleanza che nel frattempo è stata formalmente sciolta da Djotodia nella speranza di avviare il paese verso la normalizzazione) non si sono fermati con continui saccheggi, attentati, stupri e una situazione umanitaria sempre più disastrosa.
La Francia aveva già annunciato l’invio nella Repubblica Centrafricana di quasi mille soldati il 25 novembre scorso: questi andranno ad aggiungersi ai circa 400 militari francesi già presenti nel paese. I soldati francesi hanno il mandato di intervenire a sostegno della missione internazionale MISCA (Missione Internazionale di Sostegno al Centrafrica), già presente nella Repubblica Centrafricana ma con risorse finora giudicate insufficienti per riuscire a mettere fine agli scontri tra fazioni rivali.