Una notte a Kiev
Le foto delle migliaia di manifestanti che hanno protestato stanotte, prima che il Parlamento respingesse la mozione di sfiducia contro il governo
Martedì il Parlamento dell’Ucraina ha respinto la mozione di sfiducia contro il governo di Mykola Azarov consegnata al Parlamento da Arsenij Jacenjuk – leader del partito di opposizione di Yulia Tymoshenko. La mozione, che ha raccolto solo 186 voti dei 226 richiesti per l’approvazione, era stata sostenuta da diversi esponenti delle opposizioni, e in un primo momento sembrava poter contare su un numero di voti sufficienti per passare.
Intanto nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 dicembre migliaia di manifestanti hanno protestato contro il governo ucraino e il presidente Viktor Yanukovych ascoltando canzoni e discorsi nel centro di Kiev, in piazza Maidan, il luogo simbolo della “Rivoluzione arancione” del 2004. Dalle prime ore del mattino hanno iniziato a spostarsi davanti alla sede della Verkhovna Rada, il Parlamento, dove sempre nella notte è stato rapidamente costruito un palco e dove sono stati schierati centinaia di poliziotti appartenenti alle forze speciali “Berkut” a difesa dell’ingresso. Proteste e raduni si sono svolti anche a Odessa, Lvov e nelle altre principali città del paese, ma senza scontri e incidenti. Il primo ministro Mykola Azarov ha definito le manifestazioni «un colpo di stato più che una rivoluzione».
I manifestanti chiedono da giorni al partito di Yanukovych – il Partito delle Regioni, la forza politica maggioritaria del paese – di ripensare la sua posizione nei confronti dell’accordo di libero scambio che l’Ucraina avrebbe dovuto firmare a fine novembre con l’Unione Europea. Il 21 novembre scorso, dopo mesi di discussione, il governo ucraino aveva deciso di sospendere il processo di preparazione per la firma dell’accordo, che sarebbe dovuta arrivare il 28-29 novembre durante la riunione in programma tra Ucraina e paesi dell’UE a Vilnius, in Lituania privilegiando dunque i suoi rapporti con la Russia da cui l’Ucraina dipende per le importazioni di gas.
La Russia – contraria all’accordo – spinge invece per includere il governo in una propria unione doganale (cui finora si sono detti favorevoli Bielorussia e Kazakistan), i cui vantaggi economici sarebbero comunque molto inferiori a quelli di cui potrebbe beneficiare l’Ucraina collaborando con l’Europa. C’è poi la questione legata alla scarcerazione di Yulia Tymoshenko: l’UE aveva infatti vincolato la sua disponibilità a concludere l’accordo con l’Ucraina alla sua liberazione, ma il 21 novembre il parlamento aveva bocciato una legge, con la decisiva astensione del Partito delle Regioni di Yanukovych, che avrebbe dovuto permettere la sua liberazione per andare all’estero a farsi curare un problema serio alla colonna vertebrale.