Il referendum contro i matrimoni gay in Croazia
Domenica si vota per definire il matrimonio come "un'unione tra uomo e donna" nella costituzione: pare che vincerà il "sì"
Domenica 1 dicembre si voterà in Croazia un referendum per introdurre nella costituzione del paese la definizione di matrimonio come “un’unione tra uomo e donna”. Il referendum è stato promosso da un’associazione cattolica e approvato dal principale partito conservatore Unione Democratica Croata (HDZ), che al momento si trova all’opposizione. Numerosi ministri del governo di centrosinistra e attivisti per i diritti civili hanno definito il referendum discriminatorio nei confronti degli omosessuali.
Il gruppo che ha promosso il referendum si chiama U ime obitelji, “in nome della famiglia”, e in poche settimane è riuscito a raccogliere più di 700 mila firme per il referendum. In parlamento, il referendum è stato appoggiato da due terzi dei 150 deputati. La Croazia è un paese di circa 4,4 milioni di abitanti, dove quasi il 90 per cento della popolazione dichiara di essere cattolico. Dal luglio 2013 il paese è membro dell’Unione Europea.
Per il referendum non è previsto un quorum di validità. Secondo gli ultimi sondaggi, il 68 per cento di coloro che parteciperanno al referendum ha dichiarato che voterà “sì”, cioè voterà per inserire nella costituzione una norma che di fatto vieta i matrimoni gay. Il portavoce dell’associazione che ha promosso il referendum ha dichiarato che il loro obbiettivo è cambiare la costituzione in modo da rendere impossibile per un governo introdurre il matrimonio gay tramite una legge ordinaria.
L’idea di un referendum per cambiare la costituzione è cominciata l’anno scorso in opposizione a una serie di politiche intraprese dal governo di Zoran Milanović, il primo ministro socialdemocratico in carica dal dicembre 2011. L’anno scorso il governo ha introdotto l’educazione sessuale a scuola, nonostante la forte opposizione delle organizzazioni cattoliche. Milanović sembrava inoltre intenzionato a introdurre un riconoscimento per le coppie di fatto, anche dello stesso sesso: ma negli ultimi mesi la destra sembra aver dato colpi molto forti alla stabilità politica del suo governo, mettendone a rischio i piani sui diritti civili e delle minoranze nazionali, come ha spiegato Drago Hedl sul sito Osservatorio Balcani e Caucaso.
L’opposizione conservatrice si è schierata contro queste aperture del governo e a favore del referendum. Il leader del principale partito di opposizione HDZ, Tomislav Karamarko, ha dichiarato di appoggiare il referendum e che domenica andrà a votare sì. Il primo ministro Milanović ha dichiarato che voterà no al referendum insieme a gran parte del suo governo di centrosinistra, formato da socialdemocratici e liberali. Proprio in questi giorni, sei ministri del governo hanno girato un video di 40 secondi in cui invitano a votare no.