I Paesi Bassi sono nei guai?
Standard & Poor's ha declassato il loro rating, era uno dei pochi in Europa con la tripla A
L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha annunciato il declassamento del rating del debito sovrano dei Paesi Bassi, da AAA a AA+, con “outlook” stabile, motivando la decisione con le prospettive di crescita più deboli di quanto previsto in precedenza. In un comunicato dell’agenzia diffuso venerdì si legge inoltre che «il tasso di crescita reale del PIL pro capite è persistentemente inferiore a quello di paesi con analoghi livelli di sviluppo». I Paesi Bassi, quinta economia dell’eurozona, erano uno dei quattro paesi europei rimasti ancora con la tripla A. Con il declassamento di oggi rimangono in tre: Germania, Finlandia e Lussemburgo.
Standard & Poor’s è la prima agenzia a declassare il rating dei Paesi Bassi e per questo, scrive il Wall Street Journal, non ci sarà un impatto significativo sul costo del debito del paese. Il declassamento ha comunque sottolineato la debolezza dell’economia olandese, che secondo le ultime stime della Commissione europea crescerà solo dello 0,2 per cento nel 2014. Il problema non sono le esportazioni, che continuano a crescere e a garantire un surplus della bilancia commerciale anche superiore rispetto a quello della Germania, ma il calo dei consumi delle famiglie derivante da una grave bolla immobiliare, incentivata in parte da alcune politiche fiscali degli ultimi governi.
La bolla immobiliare olandese ha origine negli anni Novanta, quando le banche hanno iniziato a concedere prestiti con grande generosità – a volte essendo disposte a dare più soldi del minimo richiesto – e quando gli interessi dei mutui potevano essere interamente dedotti dalla dichiarazione fiscale. Di conseguenza, senza doversi preoccupare troppo per gli interessi del mutuo, molti olandesi compravano una casa col progetto di guadagnarci nell’arco di qualche anno, rivendendola a un prezzo più alto. Questo meccanismo ha funzionato per un periodo ma poi ha creato una bolla immobiliare: il valore degli immobili è cresciuto parecchio in tempo molto breve fino a raggiungere livelli insostenibili, e nessuno si è più potuto permettere di comprare. Un processo simile era avvenuto in Spagna e negli Stati Uniti a causa dei mutui sub-prime.
Più volte, negli ultimi dieci anni, la Banca Centrale Olandese ha avvertito dei rischi del sistema del credito e immobiliare, cercando di ridurre gli entusiasmi degli investitori. All’inizio del 2013 il governo olandese aveva provato a frenare la crisi, approvando dei provvedimenti per ridurre il meccanismo di deducibilità fiscale: tuttavia la disoccupazione era già aumentata rapidamente, i consumi erano diminuiti e la crescita si era fermata. Nel terzo trimestre del 2013 l’economia olandese è cresciuta dello 0,1 per cento – lo 0,6 per cento in meno dello stesso periodo nel 2012 – ma la ripresa per ora sembra rimanere molto modesta. Alcuni indici sono leggermente migliorati: la disoccupazione, per esempio, è passata dal 9 per cento dell’inizio del 2013 all’8,3 per cento di ottobre.
Il ministro delle Finanze olandese, Jeroen Dijsselbloem, ha detto che il declassamento da parte di Standard & Poor’s è un incentivo per il governo di andare avanti con le riforme economiche già intraprese negli ultimi mesi, che riguardano il mercato del lavoro, le pensioni e altre questioni strutturali dell’economia. Dijsselbloem ha aggiunto che il mercato immobiliare sta mostrando dei segni di stabilizzazione, e che molte famiglie sono state in grado di pagare parte del loro debito.
Foto: Rotterdam (ROBIN VAN LONKHUIJSEN/AFP/Getty Images)