La cometa ISON si è disintegrata?
Era stata dichiarata morta, ma nuove osservazioni mostrano che qualcosa è sopravvissuto al caldissimo passaggio ravvicinato intorno al Sole
Gli astronomi stanno cercando di capire che cosa è rimasto della cometa ISON dopo il suo passaggio ravvicinato intorno al Sole delle ultime ore. Nella notte tra il 28 e il 29 novembre diversi enti e osservatori, compresa l’Agenzia Spaziale Europea, avevano annunciato che la cometa si era disintegrata avvicinandosi al Sole, ma ulteriori osservazioni condotte nelle ore seguenti hanno reso meno certa la dichiarazione della fine di ISON.
Almeno una parte della cometa, pare, è sopravvissuta al calore solare ed è visibile in una delle immagini diffuse dalle agenzie spaziali. Non è chiaro se si tratti dell’intero nucleo del corpo celeste o di una sola porzione e saranno necessarie nuove osservazioni per avere qualche dato più certo. È già accaduto in passato che le notizie della morte di alcune comete fossero smentite poche ore dopo, grazie a nuove rilevazioni e dati ottenuti dall’osservazione del Sole.
Saranno probabilmente necessari un paio di giorni prima di determinare con certezza che cosa sia successo a ISON. La cometa è una delle più grandi osservate in cielo nei tempi recenti e il suo studio è importante per gli astronomi, alla ricerca di nuovi dettagli e informazioni sul comportamento di questi corpi celesti. ISON è stata scoperta nel settembre del 2012 e il suo nome completo è “C/2012 S1”: la “C” indica che la cometa non è periodica, quindi che non è certo un suo ritorno in futuro nel nostro cielo; 2012 indica l’anno della scoperta e “S1” che si è trattato della prima cometa scoperta nella seconda metà del mese di settembre.
Le comete sono corpi celesti generalmente di piccole dimensioni, con caratteristiche simili a quelle degli asteroidi, ma costituite quasi totalmente da ghiaccio. Secondo le teorie più accreditate si tratta di residui derivati dalla condensazione della grande nebulosa (l’ammasso di polvere, idrogeno e plasma) da cui ha avuto origine il nostro sistema solare. Le sue aree periferiche erano molto fredde e portarono alla formazione di grandi blocchi di acqua allo stadio solito (ghiaccio) da cui originarono le comete.
Ogni cometa segue una particolare orbita intorno al Sole e quando vi si avvicina, come sta accadendo in questi giorni a ISON, il calore fa sublimare gli strati di ghiaccio più esterni (passano dallo stadio solido a quello gassoso senza prima raggiungere quello liquido intermedio). Si forma una nuvola di vapore intorno al nucleo della cometa chiamata “chioma”, mentre la lunga scia generata dalle emissioni solari che spingono in direzione opposta rispetto al corpo celeste si chiama “coda”. La chioma di ISON ha raggiunto i 120mila chilometri di diametro, mentre la sua coda ha raggiunto gli 8 milioni di chilometri di lunghezza.
Buona parte della cometa sembra non abbia resistito al passaggio ravvicinato intorno al Sole a circa 1,1 milioni di chilometri di distanza dalla stella. Per le misure terrestri sembra una distanza enorme, ma bisogna considerare che il Sole da solo ha un diametro di 1,4 milioni di chilometri e che produce emissioni intorno a sé per diversi milioni di chilometri.
Quello che resta della cometa ISON dopo il suo passaggio ravvicinato intorno al Sole
(l’immagine si ingrandisce con un clic)