Lo spettacolo degli scacchi
Un uomo sta cercando di rendere interessante per il grande pubblico uno degli sport più lenti del mondo: se guardano in tv il cricket o il golf, dice, perché non gli scacchi?
Gli scacchi non sono un evento sportivo noto per il successo di pubblico televisivo, e d’altra parte anche chi va ad assistere ai grandi tornei dal vivo – raramente più di poche centinaia di persone – deve rimanere assolutamente in silenzio durante i lunghi minuti in cui i giocatori decidono le proprie mosse. Negli ultimi anni però, racconta il New York Times, un uomo ha investito molte energie e molti soldi nel tentativo di rendere gli scacchi uno spettacolo per il grande pubblico. L’uomo si chiama Andrew Paulson, ha 55 anni ed è un americano che ha vissuto a lungo in Russia, prima di trasferirsi a Londra quattro anni fa.
Durante i suoi molti anni a Mosca, tra il 1993 e il 2009, Paulson è stato tra i fondatori di SUP Media, una società informatica proprietaria della piattaforma di blogging LiveJournal, popolarissima in Russia. Dopo aver lasciato il posto di amministratore delegato di SUP, ha deciso di acquistare i diritti di trasmissione e di marketing degli scacchi dalla FIDE, la federazione internazionale dello sport, e di provare a renderli “il prossimo spettacolo sportivo per il mercato di massa”.
Nell’idea di Paulson – un uomo dalla vita avventurosa, che ha lavorato come fotografo della moda in Francia e che non è un giocatore professionista di scacchi – gli elementi per farlo sono la trasmissione degli eventi in diretta televisiva e in streaming, la sponsorizzazione da parte di grandi società, una serie di app e di gadget per comprendere meglio il gioco e la creazione dello scacchista come “personaggio”. In quest’ultimo aspetto la storia non sembra venire molto in aiuto di Paulson, dato che i pochi scacchisti famosi degli ultimi decenni, come il ritroso Bobby Fischer, si sarebbero prestati molto difficilmente a sponsorizzazioni o a eventi pubblicitari.
L’ultima sfida per il titolo di campione del mondo, pochi giorni fa, è andata meglio: il vincitore è stato Magnus Carlsen, un ragazzo norvegese di 22 anni che ha persino posato come modello per la marca di abbigliamento olandese G-Star RAW. Nei mesi precedenti all’incontro per il titolo, che si è tenuto nella città indiana di Chennai, Paulson ha cercato di convincere uomini d’affari e pubblicitari a sponsorizzare gli scacchi. Il New York Times scrive però che finora i suoi tentativi hanno dato pochi risultati e che la scelta di investire sull’India è stata motivata “in parte dal fatto che i suoi sforzi iniziali in Europa per ottenere sponsorizzazioni non hanno avuto successo”.
Paulson ricorda che negli Stati Uniti ci sono più persone che giocano a scacchi rispetto a quelle che giocano a tennis e a golf messe insieme, e che in televisione vengono già trasmessi sport lenti e “noiosi”. Con un certo entusiasmo, Paulson ha detto al New York Times: «Chi avrebbe mai pensato che la gente avrebbe guardato il golf in televisione, e invece lo fanno. E tutta l’India guarda il cricket in tv. L’unica cosa più noiosa del cricket è il golf!».
Gli scacchi mettono altri ostacoli ai progetti di Paulson. La federazione internazionale degli scacchi FIDE, per esempio, è nota per le sue stranezze e meriterebbe una storia a parte: il suo presidente da quasi vent’anni è Kirsan Ilyumzhinov, un milionario a lungo presidente della repubblica della Calmucchia (nella federazione russa) che nella capitale Elista ha fatto costruire un quartiere intero chiamato “Città degli Scacchi“. Ilyumzhonov, nel 2012, si è incontrato in Siria con Bashar al-Assad, una scelta che fa il paio con quella di giocare una partita sulla televisione di stato libica con Muammar Gheddafi un anno prima (sulla televisione russa, invece, ha descritto il suo rapimento da parte degli alieni). Un curriculum che non sembra fatto per attirare i grandi sponsor.
Allo stesso tempo, i litigi e le divisioni nella FIDE sono leggendari e anche Paulson lo ha imparato a sue spese: il suo primo evento importante dopo l’acquisto dei diritti, nel settembre 2012, venne spostato dalla Russia a Londra all’ultimo minuto, causandogli perdite per centinaia di migliaia di dollari.
L’idea centrale nel progetto di Paulson è quello che lui chiama chess casting, che il New York Times descrive così:
Consiste nella tecnologia per trasmettere immagini multiple, tra cui anche video della partita in corso, dati che mostrano in termini semplici chi è avanti e un’altra telecamera sul gioco controllata dai commentatori che intervengono durante l’azione e mostrano le possibili mosse. Paulson prevede di dare agli spettatori dati sul battito cardiaco e sui movimenti oculari dei giocatori, per mostrare come reagiscono al gioco.
Il chess casting è stato sperimentato a marzo 2013 a un evento a Londra, in cui gli spettatori dal vivo hanno ricevuto un tablet donato da Samsung su cui visualizzare le informazioni aggiuntive. Finora però non sono arrivati grandi sponsor e Paulson ha dovuto mettere da parte i suoi progetti, dopo aver speso circa un milione di dollari del suo patrimonio personale.
Foto: Andrew Paulson (a sinistra) osserva i grandi maestri Boris Gelfand (a destra) e Veselin Topalov (al centro) analizzare la partita tra loro dopo la conclusione di un torneo a Londra, 22 settembre 2012.
(Oli Scarff/Getty Images)