La legge contro la prostituzione in Francia
Se ne discute all'Assemblea nazionale: la proposta prevede multe per i clienti e l'abolizione del reato per le prostitute
Mercoledì 27 novembre è iniziata all’Assemblea nazionale francese la discussione di un progetto di legge «per la lotta contro il sistema di prostituzione» di cui si sta discutendo da tempo nel paese. A favore o contro la sua approvazione sono state organizzate diverse e partecipate manifestazioni di piazza. Gli schieramenti tradizionali, in questo caso, non sono così definiti e scontati. Basti pensare che il progetto di legge è stato presentato da due diversi relatori: Guy Geoffroy, deputato dell’UMP – il partito conservatore di centrodestra all’opposizione – e Maud Olivier, esponente del PS – il partito socialista del presidente Hollande. È stato firmato da 120 parlamentari ed è fortemente sostenuto dal ministro francese per i Diritti delle donne Najat Vallaud-Belkacem che lo ha presentato simbolicamente il 25 novembre, Giornata internazionale ONU per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Come funziona ora
In Francia le persone che si prostituiscono per strada sarebbero tra le 20 mila e le 40 mila, secondo dati della polizia. Di queste, l’85 per cento sono donne, solo il 20 per cento sarebbe francese, mentre l’80 per cento proviene da Nigeria, Romania e Cina. Il numero di prostitute che lavorano esclusivamente attraverso internet è invece sconosciuto.
In Francia prostituirsi non è vietato. Secondo le statistiche, un uomo francese su otto ha avuto rapporti sessuali a pagamento, ma i clienti non sono puniti. A essere punito, dal marzo del 2003, è il cosiddetto “adescamento passivo”, cioè le prostitute che «con qualsiasi mezzo, anche con un atteggiamento passivo» attirino i clienti. Rischiano due mesi di detenzione e fino a 3.750 euro di multa. Il reato è stato istituito nel marzo del 2003 da Nicolas Sarkozy, quando era ministro degli Interni.
Che cosa dice la proposta di legge
La proposta prevede una penalizzazione del cliente, con multe fino a 1.500 euro, che possono raddoppiare in caso di recidiva (inizialmente, per i recidivi il testo prevedeva una pena fino a sei mesi di carcere e una multa di 7.500 euro). I clienti dovrebbero inoltre partecipare a una serie di incontri di sensibilizzazione sul modello di quelli dedicati alla sicurezza stradale e contro l’uso di droga, con l’obiettivo di “renderli più consapevoli delle conseguenze delle loro azioni”.
Il testo prevede l’istituzione di un fondo per proteggere le vittime della prostituzione e una serie di misure per prevenire la diffusione su Internet di annunci con offerte sessuali. Una parte importante della relazione è dedicata al sostegno delle prostitute che vogliono smettere la loro attività. Si propone di concedere loro un permesso di soggiorno temporaneo della durata di sei mesi e un contributo finanziario.
Infine, il disegno di legge chiede di sopprimere il reato di adescamento passivo istituito nel marzo del 2003 da Nicolas Sarkozy. Il principio su cui si basa quest’ultimo punto è che, dato che le prostitute sono soprattutto delle vittime, non possono essere considerate colpevoli dalla legge: per questo motivo, attirare un cliente proponendo una prestazione sessuale a pagamento non può più essere un reato. L’abrogazione era una delle promesse fatte in campagna elettorale da François Hollande.
L’obbiettivo
L’obiettivo dei relatori è «rovesciare lo sguardo, responsabilizzare il cliente e fare della prostituta non più una delinquente ma una vittima che va aiutata». Maud Olivier, relatrice del PS, ha spiegato che alla base della proposta c’è «il rifiuto della mercificazione del corpo femminile» e che la legge si pone in continuità con la direttiva europea del 2011 che impone agli Stati membri di «prendere le misure necessarie per scoraggiare e ridurre la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento» e con le legislazioni altri paesi: la Svezia ha introdotto la penalizzazione del cliente nel 1999, seguita da Islanda e Norvegia. Vi è infine la convinzione che la prostituzione per libera scelta sia un fenomeno «marginale» e che la gran parte delle prostitute siano donne costrette a prostituirsi. La legge è stata definita “abolizionista” perché il ministro per i Diritti delle donne ha paragonato la prostituzione alla schiavitù.
In Francia esistono già delle leggi che puniscono la tratta di esseri umani con 7 anni di carcere – fino all’ergastolo se ci sono aggravanti – e con multe che possono arrivare a 150 mila euro. La nuova legge riguarda però la penalizzazione del cliente e non più quella delle prostitute che, ha precisato il ministro, «dal 18 marzo del 2003 – con l’istituzione del reato di adescamento – sono diventate colpevoli mentre il 90 per cento di loro è vittima della tratta di esseri umani».
Chi appoggia e chi contrasta la legge
Il PS è diviso: alcuni deputati, pur non dimostrandolo apertamente, hanno fatto capire che non si presenteranno in aula per il voto, mentre il Front de Gauche è a favore e i Verdi sono indecisi. L’UMP appoggia la legge nonostante preveda la soppressione del reato di adescamento promosso da uno dei suoi principali esponenti negli ultimi anni, l’ex presidente Nicolas Sarkozy.
Anche la cosiddetta società civile è divisa: secondo un sondaggio pubblicato da Le Monde il 30 ottobre scorso, il 73 per cento degli intervistati pensa che la lotta contro la prostituzione passi attraverso la responsabilizzazione dei clienti, ma all’idea di una multa si è dichiarato favorevole solo il 22 per cento. Le associazioni abolizioniste, discendenti da quelle che già avevano sostenuto la chiusura delle case chiuse nel 1946, e alcune organizzazioni femministe come Osez le féminisme sostengono la proposta: si sono uniti in un gruppo, Abolition 2012, difendendo l’eliminazione «di tutte le misure repressive contro le vittime della prostituzione» e ribadendo «il divieto di poter acquistare una prestazione sessuale».
Un gruppo di medici ha preso una posizione a favore alla proposta spiegando che, grazie a queste nuove misure, «le prostitute potranno più facilmente rifiutare il sesso non protetto o denunciare la violenza subita da un cliente». Dello stesso parere alcune associazioni studentesche di sinistra, tra cui l’Union nationale des lycéens, che si sono unite nel collettivo Les jeunes pour l’abolition. In un articolo pubblicato su Libération lo scorso 23 settembre, dicono di voler essere «la generazione dell’abolizione della prostituzione», come un tempo ci furono le generazioni per l’abolizione della schiavitù e quelle per l’abolizione della pena di morte.
Diverse associazioni e ONG che si occupano di prostituzione e diritti delle donne come Médecins du Monde, Act Up-Paris e Planning familial temono invece che la penalizzazione dei clienti porti a una maggiore clandestinità e a sempre maggiori pericoli per le donne che si prostituiscono:
«Dietro questa nuova misura repressiva si trova una vera e propria regressione sociale. Questo testo rimane per noi, che lavoriamo in questo ambito, falso, pericoloso e inefficace. Se i clienti saranno costretti alla clandestinità, le lavoratrici del sesso lo saranno ancora di più. E questo è il motivo per cui la proposta è pericolosa. Relegate fuori dai centri urbani, lontano dai luoghi di cura e prevenzione saranno più esposte a rischi per la salute, HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili».
Lo Strass, il sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso, ha denunciato l’«approccio ideologico» della proposta ritenendola una «manovra delle élite borghesi […] degna della loro pseudo-carità» spiegando anche che «ciò che i proibizionisti avevano sognato, gli abolizionisti lo hanno fatto». La filosofa Elisabeth Badinter e altre organizzazioni femministe hanno sollevato perplessità su un intervento che legiferi sull’attività sessuale dei singoli, che farebbe tornare indietro su una delle conquiste più importanti del femminismo: quella della gestione libera del proprio corpo. Senza negare i rapporti di forza e violenza che regolano la maggior parte dei rapporti tra clienti e donne che si prostituiscono, non si può negare, dicono, che una parte della prostituzione è fatta di donne adulte, ma anche di uomini, che scelgono di mercificare il loro corpo. Penalizzare il cliente significherebbe inoltre stabilire che esistono una sessualità “buona” e una sessualità “cattiva”.
Altri argomenti contro la legge sono la sua inefficacia, vista la quota crescente della prostituzione via Internet più difficile da colpire, e la questione delle risorse che, in un momento di grave crisi economica come quella che sta attraversando anche la Francia, non sarebbero sufficienti. Una petizione contro la legge è stata firmata anche da alcune celebrità francesi tra cui Catherine Deneuve e Charles Aznavour, mentre un gruppo di intellettuali e artisti vicini alla destra ha lanciato l’appello dei 343 salauds (“sporcaccioni”), piuttosto volgare e discutibile: i firmatari si sono autodenunciati come “clienti”, facendo il verso a un famoso appello di femministe degli anni Settanta a favore dell’aborto, dichiarando di essere, in materia di prostituzione, «credenti, praticanti o agnostici» e proclamando lo slogan (che ha fatto molta notizia in Francia e non solo) “Non toccare la mia puttana”.