Perché si dice “repubblica delle banane”?
L'Economist spiega l'origine dell'espressione resa famosa da Woody Allen mentre si vota in Honduras (il primo paese ad essere chiamato così)
Domenica 24 novembre si voterà in Honduras per le elezioni presidenziali, quattro anni dopo il colpo di stato militare in cui il presidente venne arrestato, caricato su un aereo militare mentre era ancora in pigiama e spedito in Costa Rica. L’Honduras è il paese con il più alto tasso di omicidi al mondo, ha una storia di continue guerre e colpi di stato, un’ammnistrazione corrotta e inefficiente e si trova sulla principale rotta che porta la cocaina dal Sudamerica agli Stati Uniti. In altre parole corrisponde molto bene all’espressione “repubblica delle banane”, che ha avuto molta fortuna anche in Italia. Questa settimana, l’Economist ha raccontato l’origine dell’espressione e cosa significa.
La prima repubblica delle banane
La prima volta che venne utilizzata l’espressione “repubblica delle banane” fu in un racconto dell’americano O. Henry (il nome d’arte di Williams Sydney Porter), uno scrittore nato nel 1862 che ebbe una vita molto avventurosa. Nel 1904 pubblicò una raccolta di racconti brevi dal titolo Kings and Cabbages (“Re e cavoli”).
Uno dei racconti, “L’ammiraglio”, era ambientato in una stato di fantasia, la repubblica di Anchuria. Porter aveva inventato l’Anchuria sulla base della sua esperienza in Honduras tra il 1896 e il 1897: ci si trovava per sfuggire a una condanna per appropriazione indebita che lo aveva colpito negli Stati Uniti.
Porter descriveva Anchuria come un piccolo stato indipendente la cui economia era completamente basata sulle esportazioni di banane. Nel racconto questa situazione attira sul piccolo paese l’interesse di alcune grandi società americane interessate a coltivare le banane e a venderle negli Stati Uniti. Nel racconto queste società ottengono un monopolio delle banane, corrompono la classe politica, finanziano colpi di stato e, in poche parole, fanno il bello e il cattivo tempo.
La situazione di Anchuria descriveva in maniera piuttosto precisa la situazione di paesi come l’Honduras e il Guatemala alla fine dell’Ottocento. Questi paesi, come molti altri dell’America Latina, avevano visto le proprie economie cambiare improvvisamente quando nel 1870 la banana era stata introdotta per la prima volta negli Stati Uniti. Il frutto ebbe immediatamente un grosso successo tra la borghesia americana in espansione, che poteva permettersi di acquistare il frutto esotico e lo trovava di suo gusto.
Per motivi climatici, però, coltivare banane negli Stati Uniti era molto meno conveniente che importarle dai piccoli staterelli tropicali dell’America Latina. Alla fine del secolo e nei primi anni del Novecento alcune multinazionali americane come United Fruit Company (un’antenata della moderna Chiquita), Standard Fruit Company e Cuyamel Fruit Company controllavano di fatto Honduras e Guatemala.
Queste società possedevano i porti e le ferrovie, che aveva costruito in cambio di concessioni sulla terra, controllavano immense piantagioni e, di fatto, gestivano l’economia del paese che a quel punto era tutta basata sulla monocultura della banana. Interferirono più volte nel governo di quei paesi, favorendo quelle fazioni e quei gruppi che si dimostravano più pronti ad assecondare i loro interessi. Ad esempio, nel 1911 la Cuyamel Fruit Company arrivò ad ingaggiare un generale mercenario americano, Christmas Lee, e ad allearsi con l’ex presidente del paese per mettere in atto un colpo di stato contro il governo.
Il successo delle repubbliche delle banane
Il termine “repubbliche delle banane” in origine descriveva molto bene un fenomeno diffuso in particolare nel Centro e Sudamerica, una delle poche aree del mondo che alla fine dell’Ottocento non erano controllate direttamente dalle potenze coloniali europee. Questo però non significava che i paesi, in particolare quelli più piccoli nel nord del continente sudamericano e nel Centro America, non fossero controllati in altri modi. Erano spesso stati fantoccio, dove gli interessi del paese erano subordinati a quelli delle multinazionali che esportavano la monocultura locale (banane, caffé, canna da zucchero) e alle élite locali che guadagnavano da questa situazione.
Con il passare degli anni e l’inizio della decolonizzazione in Africa, il termine si è ampliato ed è iniziato ad apparire anche nei manuali di dottrine politiche e di storia. La definizione di repubblica delle banane oggi è quella di un paese largamente dipendente dall’esportazione di un unico prodotto o materia prima (banane o caffè, ma anche risorse naturali come petrolio, oro o diamanti). L’estrazione o produzione di queste materie prima è nelle mani di una ristretta élite, che affiancata dai militari gode dei profitti, mentre la gran parte della popolazione rimane in condizioni di povertà.
Molti “stati falliti” dell’Africa rispondono abbastanza bene a questa definizione. In Sudamerica, e in Honduras in particolare, le cose sono abbastanza cambiate. Le monoculture di banane sono quasi sparite e gli affaristi che appoggiano o fanno cadere i governi oggi commerciano in un’altra materia prima “agricola”: la cocaina. L’Honduras si trova sulla rotta prinicipale del traffico di coca e si calcola che più del 50 per cento della droga che arriva dagli Stati Uniti passi attraverso i suoi confini.
La fortuna di un termine
Il termine “repubblica delle banane” nell’ultimo secolo ha avuto una grande fortuna, tanto da essere adottato in ambito scientifico, e ha avuto anche la sua diffusione letteraria. Nel 1950 venne utilizzato nel poema Canto General di Pablo Neruda. Nel romanzo Cent’anni di solitudine, la città immaginaria di Macondo diventa ad un certo punto dominata dai grandi coltivatori di banane.
Il termine è diventato probabilmente di uso comune grazie una commedia. Nel 1971 uscì al cinema Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen. Nel film si racconta la storia di un immaginario paese dell’America Latina che attraversa tutte le varie fasi tipiche delle “repubbliche delle banane”: assassini politici, colpo di stato militare sponsorizzato da gruppi economici e dalla CIA e una rivolta armata di ispirazione socialista.